Pubblicato da icoraggiosi
lunedì 23 marzo 2009
Bisogna assolutamente chiarire le questioni poste
dal recente manifesto UDEUR.
Non perché ci sia una sorta di disagio nel vedere
impiegata tanto maldestramente una ironia da
persone a tanto non qualificate, ma perché c’è
“una questione politica di fondo”. Un manifesto
impegnato per dar risposta ad un cittadino che
probabilmente, stufo di passare per un
contafrottole, peraltro da parte di chi
contafrottole lo è per davvero, ha ritenuto di
esprimere il suo punto di vista, come persona
che ha partecipato a tutte le tarantelle che si
sono volute ballare per redigere i cosiddetti
documenti, mi sembra francamente sprecato. Il
fatto è che non si è voluta perdere l’occasione
anche per gettare quel tanto di fango su di me
(sport praticato ormai a destra e a manca) che
consentisse di ritirare rapidamente una mano
vigliacca. Andiamo per ordine.
Intanto nessuno giochi d’azzardo pensando che il
“famoso documento” non esista o che chi lo
detiene non lo tiri fuori. Esiste ed è stato
firmato, alla presenza del segretario
dell’Udeur, del presidente della Margherita, del
rappresentante di Liberi di Cambiare, del
rappresentante del Nuovo PSI e del sindaco
uscente, dal candidato sindaco, dal segretario
DS, da Vincenzo Falato e da Giuseppe Falato in
qualità di garante delle verbalizzazioni. Una
osservazione: ma con quale cinismo si è messa
una persona, il candidato sindaco, in una tale
trappola se i presenti già avevano in mente di
non riconoscere questo impegno? Perché non dirlo
in quel momento? La risposta è semplicissima:
tutto sarebbe dipeso dall’esito delle elezioni.
E’ dalla verifica a posteriori, quella comoda,
che scaturiscono le corpose richieste
dell’Udeur. Né io ho impedito che fossero per
loro esaudite.
Tanto è vero che su invito del sindaco e richiesta
del mio partito, ho accettato la delega al
bilancio, personale e altro. Il mio partito,
dimostrando un grande senso di responsabilità,
ha rinunciato alla condizione posta per la
partecipazione alla competizione elettorale.
Storia vecchia e chiusa. In secondo luogo
nessuno faccia il furbo. Le domande poste in
ordine di tempo sono due, anche se il loro
ordine per importanza si è invertito o,
addirittura, si sono fuse. Se il segretario
nazionale dell’Udeur ha fatto una scelta che
contraddice il quadro politico locale, c’è
bisogno di un chiarimento o no?
Se c’è una riorganizzazione delle deleghe, da me
sollecitata in uno scritto pubblico del giugno
2008 che aveva come incipit “l’azione
dell’Amministrazione è pigra”, c’è bisogno di
darne una spiegazione politica o no? Si deve
redigere un documento, questa volta pubblico, in
cui si danno le ragioni politiche di una
ripartenza, si individuano gli obiettivi da
raggiungere e i metodi che si intendono
adottare, o no? Sia chiaro che queste sono
richieste ineludibili e nessuno si illuda di
annacquarle con delegazioni, comitati o
sedicenti rappresentanti.
La questione si risolve all’interno della
Amministrazione o non si risolve. Impegni
fasulli per altri non ne assume più nessuno:
questo è l’insegnamento che viene dal “famoso
documento”. Non, quindi, come io ho proposto di
gestire i lavori pubblici quando ne ero
assessore. Non sono “custode della trasparenza e
della legalità” come ironicamente si esprime
l’estensore del detto manifesto. Sono solo uno
che definisce ladro chi ruba e colluso
l’amministratore che gozzoviglia con l’impresa ,
secondo il buon senso comune nazionale. La mia
azione era tutta rivolta a preservare tutti da
simili, possibili eventualità in funzione della
salvaguardia della risorse della comunità.
Anche nelle nuove funzioni che sono stato chiamato a
svolgere ho applicato la stessa metodologia. Che
è innanzi tutto di proposte da realizzare previa
discussione e condivisione come l’anagrafe
scolastica, per la delega alla edilizia
scolastica; il progetto per la gestione del
verde approvato dal consiglio, per la delega al
verde pubblico; la aerofotogrammetria,
disponibile, ed il WebGis, operativo a giorni,
per la delega all’urbanistica; la proposta per
la redistribuzione degli spazi ed il riassetto
del personale, in corso di faticosa attuazione,
per la delega al personale; la redazione critica
del bilancio con l’indicazione degli obiettivi
per i diversi servizi, che dovrebbero stimolare
e motivare il personale, insieme con il progetto
per la valutazione oggettiva del patrimonio
comunale, per la delega al bilancio.
Non sarebbe male se, invece di passare il tempo a
chiedere sempre e sempre di più in omaggio ad
una sconsiderata visibilità e una improbabile
pari dignità, abiti che a volte nascondono solo
voglia di potere per il potere, si lavorasse in
favore di questa nostra comunità. Al mio
presidente,Mario Plenzik, rivolgo una
esortazione: continua il buon lavoro della
nostra associazione e leggi in questo scritto
tutte le ragioni che ci impongono di restare ad
onta di ogni avverso parere. La mia solidarietà,
naturalmente, a Carlo Falato.
Raffaele Garofano
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