Ad un anno dai riti settennali 2010
continua la discussione
sul futuro del centro storico
di Guardia Sanframondi
Pensiamo a cosa
doveva essere questo centro storico trecento
anni fa, la storia della nostra comunità era
racchiusa tra le sue mura e tra le sue pietre.
In questo luogo si svolgeva la vita civile, la
vita religiosa e quella amministrativa. Pensiamo
alle sue chiese, importanti, maestose e
ricche... pensiamo ai cittadini di questa
brulicante comunità che animavano, riempivano il
centro storico con le loro attività, i lavori
degli artigiani e con i rumori e le voci della
vita quotidiana. La loro vitalità si fermava
impotente, a quel tempo, solo verso i
misteriosi e tremendi eventi naturali.
Questi ultimi
segnarono in modo profondo l’intero territorio.
Ricordiamo quelli più decisivi come la peste
del 1656, l’epidemia di tifo nel 1764 e le due
violentissime scosse telluriche che rasero al
suolo tutte le abitazioni e decimarono la
popolazione: il sisma del 5 dicembre 1456 e
quello, tristemente famoso, del 5 giugno 1688.
Da queste avversità le comunità interessate
riuscirono a venire fuori e a ricostruire
interamente i centri abitati. Gli storici
citano a riguardo l’impressionante
riedificazione dei monumentali edifici sacri
di Guardia Sanframondi.
Mettiamola così:
oggi ci troviamo di fronte all'ennesimo evento
naturale, che non mette a repentaglio le nostre
vite, ma sicuramente annienta la nostra storia,
sgretola il filo della nostra memoria... una
distruzione ancora più insidiosa ed
inesorabile... essere lentamente non
ricordati... dimenticati. Non si chiamerà
terremoto, epidemia o peste ma è meglio
conosciuta come incuria, abbandono ...
inerzia.
I nostri
predecessori hanno saputo riedificare, con
impressionante velocità e determinazione,
edifici, chiese e tutto quello che era stato
distrutto. Hanno saputo ricominciare!
Oggi, questa nostra
comunità, in generale, chi la governa, in
particolare, sono paralizzati dal 'terremoto'
dell'inefficienza, inebetiti dall'inutile
esercizio del burocratico intercettare 'fondi',
'misure', 'filiere' che finiscono sempre per
produrre e creare il nulla ...
Qui si tratta di
fare una scelta nemmeno troppo difficile e
rispondere a questa unica domanda: vogliamo
continuare ad esistere come comunità o vogliamo,
in alternativa, far perdere le nostre tracce, la
nostra storia, le nostre tradizioni? Se
rispondiamo alla seconda, evidentemente, non
dobbiamo far nulla! Meglio, continuare a fare
quello che stiamo facendo.
Se, al contrario,
immaginiamo di identificarci nella prima, allora
dobbiamo reagire e capire anche che il recupero
della nostra storia, della memoria e delle
nostre tradizioni proprio perché uniche,
originali ed importati devono necessariamente
passare attraverso l'aiuto e le strategie
operative d’organismi internazionali come L’UNESCO (United
Nations Educational, Scientific and Cultural
Organization) che ha costituito,
all’interno della sua Divisione del Patrimonio
Culturale, una sezione dedicata al Patrimonio
Immateriale ed ha intrapreso
una serie d’azioni, in questo settore, che
riguardano l’individuazione dei patrimoni
immateriali d’interesse mondiale meritevoli di
essere considerati come 'capolavori del
patrimonio immateriale dell’umanità'.
Che c'entra il
nostro centro storico? Ritorniamo al tema del
recupero della nostra storia, delle nostre
tradizioni. Il centro antico di Guardia e
i riti settennali sono in strettissima
relazione; infatti, lo
spazio urbanistico del centro antico è la vita
per questa particolarissima manifestazione. Non
possiamo pensare ai riti senza il nostro centro
storico e viceversa. Ma il recupero del solo
centro antico di Guardia Sanframondi non è cosa
da poco, investe energie e risorse assolutamente
importanti e sovra comunali. Ci vuole un
progetto d’ampio respiro, un progetto che
recuperi e tuteli nel tempo sia il centro antico
di Guardia, le sue chiese, il suo percorso, sia
i riti settennali di penitenza come
manifestazione di fede profonda, da consegnare
alle future generazioni.
Infine, con un
accenno, voglio rispondere al suggestivo
intervento di
Flaviano
Di Santo su Vivitelese, che
allarga l'area di interesse e di studio alla
Valle telesina. Studi storici ed indagini
archeologiche potranno essere promossi solo ed
unicamente da organismi internazionali che con
professionalità, strumenti e mezzi potranno
delineare e studiare antichi scenari del nostro
territorio.
(L'UNESCO
Promuovere, tra l'altro, studi scientifici,
tecnici e artistici, come pure i metodi di
ricerca, previsti nella Convenzione
per la salvaguardia del patrimonio culturale
immateriale conclusa a Parigi il 17 ottobre 2003)
Senza indugi, se
siamo d'accordo con questa valutazione, da
cittadini, alimentiamo la proposta che si trova
chiaramente descritta in Questa
pagina (http://ritisettennalidipenitenza.blogspot.com/)
Giovanni
Lombardi
autore dal 2006
del sito
www.ritisettennali.info
lombgio@gmail.com
Approfondimenti: www.ritisettennali.info - il
blog di ritisettennali - UNESCO - Intangible
Cultural Heritage- ICH
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