31 dicembre 2009
Guardia, la politica per “il bene comune”
Raffaele Pengue

 

 

 

Anche se non è da escludere che, a dispetto delle apparenze, le cose possano prendere una piega diversa. Che nel momento peggiore si trovi il modo di uscire dall’impasse. A leggere le cronache odierne, non c’è più nessuno disposto a scommettere un euro sul futuro dell’amministrazione comunale di Guardia. Tutti vivono nell’attesa della sua imminente liquefazione o implosione. E sono d'accordo. Figuriamoci: sono mesi che vado dicendo che in questa comunità la politica, quella vera, si deve dare un senso declinando la propria azione con gli interessi personali di pochi a scapito del “bene comune”. Ed è proprio per il “bene comune” di questa comunità che, alla luce della mozione di sfiducia presentata da dieci consiglieri comunali, chiedo al sindaco Ciarleglio di fare un passo indietro – dando seguito a quanto da lui stesso dichiarato in consiglio comunale -, di rassegnare anzitempo le proprie dimissioni. Per il bene comune, appunto. Restituendo così ai cittadini guardiesi, il 28 e 29 marzo 2010, la possibilità di decidere del proprio destino.

Certo, prima di allora occorrerà una confessione e una conversione collettiva: ecco quel che servirà a questa comunità. Non basterà più la solita retorica, non basterà più parlar di amore per la propria comunità per essere innamorati. Sarebbe troppo facile. Bisognerà dimostrarlo. Con l'impegno e la condivisione. Facendo di tutto affinché non sia una semplice opera di restyling, ma una convinzione consolidata, un cambio di passo, una svolta vera. Sul serio. E chi deve, rinneghi quel che è stato detto e fatto: la bava alla bocca e le urla smodate, il disprezzo, la distruzione di ogni possibilità di dialogo. Altrimenti il nuovo corso - se effettivamente di questo si tratta - sarà solo una bella facciata senza senso. Senza costrutto. Senza futuro.

Certo, per far ciò, occorrerà, prima di tutto, un nuovo modo di intendere la politica. Occorrerà una politica del tutto nuova, che non tragga spunto dal passato, che, all’occorrenza, sia capace di escludere in quest’opera di rigenerazione i partiti tradizionali. E di certo non basterà cambiare qualche figura, qualche personaggio. Quelli di sempre. Un modo nuovo di stare vicino al cittadino non con le parole, ma con i fatti. Una politica nuova veramente capace di guardare alla sostanza prima che all’apparenza, un’esortazione a recuperare quella dimensione pragmatica del governare che troppo spesso in questi anni è stata messa in coda a priorità che non collimano con quelle del cittadino, un monito a non dimenticare che tutto, in realtà, parte dai bisogni spiccioli della gente “normale”. Di certo non servirà sermoneggiare, latineggiare; non servirà Platone, Omero, Salvemini, Dostoevskij. Servirà semplicemente un nuovo modo di intendere la politica. Che incominci dai bisogni più elementari. Siano essi la lampadina fulminata nel centro storico, il sacco di immondizia abbandonato lungo la strada, la buca sul manto stradale, ecc…

Certamente ci sono questioni dal peso specifico maggiore, ma resto convinto che se davvero si vogliono fare funzionare le cose, bisogna partire proprio da qui. Dalla politica che dà valore ai bisogni spiccioli della gente “normale”, appunto. Perché è proprio da queste all’apparenza pochezze che comincia il benessere dei cittadini e da lì che prende il via la catena virtuosa che fa funzionare la macchina politica, anche nei suoi ingranaggi più complessi. E non è soltanto uno slogan, uno dei buoni propositi che si fanno all’inizio del nuovo anno per affrontare meglio la vita, una di quelle sagge norme di massima, ragionevoli e condivisibili, ma che alla fine si riducono praticamente sempre a mero consiglio astratto. No. Perché se si vuol riportare Guardia fuori dalla palude bisogna partire proprio da qui, dalle piccole cose. Cominciando da una politica per “il bene comune”. Il bene comune, da qualunque “sponda” proviene, va sempre approvato, sottoscritto, appoggiato e rilanciato. Senza se e senza ma. Senza dubbi. Senza contraddizioni e schizofrenie. Oltre le barricate.

Allora, nell’augurare buon anno alla comunità guardiese, chiudiamo l’anno brindando con il bicchiere mezzo pieno. E speriamo, in fondo, che il calice dell’anno prossimo sia un po’ più generoso.

 

Raffaele Pengue

Presidente del Circolo della Libertà “A. Parente”

 

 

 

     

 Valle Telesina


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