Anche se non è da
escludere che, a dispetto delle apparenze, le
cose possano prendere una piega diversa. Che nel
momento peggiore si trovi il modo di uscire
dall’impasse. A leggere le cronache odierne, non
c’è più nessuno disposto a scommettere un euro
sul futuro dell’amministrazione comunale di
Guardia. Tutti vivono nell’attesa della sua
imminente liquefazione o implosione. E sono
d'accordo. Figuriamoci: sono mesi che vado
dicendo che in questa comunità la politica,
quella vera, si deve dare un senso declinando la
propria azione con gli interessi personali di
pochi a scapito del “bene comune”. Ed è proprio
per il “bene comune” di questa comunità che,
alla luce della mozione di sfiducia presentata
da dieci consiglieri comunali, chiedo al sindaco
Ciarleglio di fare un passo indietro – dando
seguito a quanto da lui stesso dichiarato in
consiglio comunale -, di rassegnare anzitempo le
proprie dimissioni. Per il bene comune, appunto.
Restituendo così ai cittadini guardiesi, il 28 e
29 marzo 2010, la possibilità di decidere del
proprio destino.
Certo, prima di
allora occorrerà una confessione e una
conversione collettiva: ecco quel che servirà a
questa comunità. Non basterà più la solita
retorica, non basterà più parlar di amore per la
propria comunità per essere innamorati. Sarebbe
troppo facile. Bisognerà dimostrarlo. Con
l'impegno e la condivisione. Facendo di tutto
affinché non sia una semplice opera di
restyling, ma una convinzione consolidata, un
cambio di passo, una svolta vera. Sul serio. E
chi deve, rinneghi quel che è stato detto e
fatto: la bava alla bocca e le urla smodate, il
disprezzo, la distruzione di ogni possibilità di
dialogo. Altrimenti il nuovo corso - se
effettivamente di questo si tratta - sarà solo
una bella facciata senza senso. Senza costrutto.
Senza futuro.
Certo, per far ciò, occorrerà,
prima di tutto, un nuovo modo di intendere la
politica. Occorrerà una politica del tutto
nuova, che non tragga spunto dal passato, che,
all’occorrenza, sia capace di escludere in
quest’opera di rigenerazione i partiti
tradizionali. E di certo non basterà cambiare
qualche figura, qualche personaggio. Quelli di
sempre. Un modo nuovo di stare vicino al
cittadino non con le parole, ma con i fatti. Una
politica nuova veramente capace di guardare alla
sostanza prima che all’apparenza, un’esortazione
a recuperare quella dimensione pragmatica del
governare che troppo spesso in questi anni è
stata messa in coda a priorità che non collimano
con quelle del cittadino, un monito a non
dimenticare che tutto, in realtà, parte dai
bisogni spiccioli della
gente “normale”. Di certo non servirà
sermoneggiare, latineggiare; non servirà
Platone, Omero, Salvemini, Dostoevskij. Servirà
semplicemente un nuovo modo
di intendere la politica. Che incominci dai
bisogni più elementari.
Siano essi
la lampadina fulminata nel centro storico, il
sacco di immondizia abbandonato lungo la strada,
la buca sul manto stradale, ecc…
Certamente ci
sono questioni dal peso specifico maggiore, ma
resto convinto che se davvero si vogliono fare
funzionare le cose, bisogna partire proprio da
qui. Dalla politica che dà valore ai bisogni
spiccioli della gente “normale”, appunto. Perché
è proprio da queste all’apparenza pochezze che
comincia il benessere dei cittadini e da lì che
prende il via la catena virtuosa che fa
funzionare la macchina politica, anche nei suoi
ingranaggi più complessi. E non è soltanto uno
slogan, uno dei buoni propositi che si fanno
all’inizio del nuovo anno per affrontare meglio
la vita, una di quelle sagge norme di massima,
ragionevoli e condivisibili, ma che alla fine si
riducono praticamente sempre a mero consiglio
astratto. No. Perché se si vuol riportare
Guardia fuori dalla palude bisogna partire
proprio da qui, dalle piccole cose.
Cominciando da una politica
per “il bene comune”. Il bene comune, da
qualunque “sponda” proviene, va sempre
approvato, sottoscritto, appoggiato e
rilanciato. Senza se e senza ma. Senza dubbi.
Senza contraddizioni e schizofrenie. Oltre le
barricate.
Allora,
nell’augurare buon anno alla comunità guardiese,
chiudiamo l’anno brindando con il bicchiere
mezzo pieno. E speriamo, in fondo, che il calice
dell’anno prossimo sia un po’ più generoso.
Raffaele Pengue
Presidente del
Circolo della Libertà “A. Parente”
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