fonte:
http://www.asca.it/news-RIFIUTI__FORUM_AMBIENTALISTA__FALLIMENTARE_POLITICA_IN_CAMPANIA-835403-ORA-.html
(ASCA) - Roma, 3 giu - ''Le inchieste della
magistratura danno ragione alle proteste dei
comitati locali. In Campania e' stata sbagliata
tutta quella politica dei rifiuti basata sui
inceneritori, rigassificatori e discariche''.
Cosi' Ciro Pesacane, presidente del Forum
Ambientalista, commenta la raffica di arresti in
Campania nell'ambito dell'inchiesta sui rifiuti.
Ai domiciliari sono finite quindici persone, tra
le quali il presidente della provincia di
Benevento, Aniello Cimitile del Pd, professori
universitari e funzionari della Regione
Campania.
''Invece di investire sul superamento di ogni
sistema di combustione, dannoso alla salute e
all'atmosfera, magari attraverso le pratiche
della biostabilizzazione e della raccolta
differenziata - spiega Pesacane - si e'
preferito arricchire chi gestisce questi
progetti, a scapito ovviamente dei cittadini e
dell'ambiente. La magistratura faccia piena luce
sui fatti''.
''Inoltre - conclude l'ambientalista - auspico
che a Palermo, dove e' in atto una vera e
propria emergenza, il governo Berlusconi non
ripeta la stessa politica dei rifiuti adottata
in Campania''.
res-mpd/cam/alf
I rifiuti in Campania incubo del cavaliere
Anna Pacilli
[3 Giugno 2009]
fonte:
http://www.carta.org/campagne/ambiente/rifiuti/17645
I quindici da ieri agli
arresti domiciliari dopo l’operazione Green si
aggiungono ai venticinque indagati nel processo
Rompiballe. Forse, siamo solo all’inizio.
L’operazione «Green» della guardia di finanza e
della direzione investigativa antimafia di
Napoli ha portato quindici persone agli arresti
domiciliari. Si tratta di amministratori
regionali campani, docenti universitari ed
esponenti politici locali, fra i quali spicca il
nome di Aniello Cimitile, attuale presidente
della Provincia di Benevento, ex rettore
dell’università del Sannio e indagato in quanto
collaudatore. Sono tutti accusati di falso
ideologico per aver dichiarato l’idoneità degli
impianti di trattamento dei rifiuti quando erano
già sequestrati [perché difformi dai progetti]
nonché la loro capacità di produrre cdr
[combustibile derivato da rifiuti] e fos
[frazione organica stabilizzata] a norma.
A realizzare gli impianti, sulla base di appalti
banditi dal commissariato di governo per
l’emergenza rifiuti in Campania nel 1999, è
stato il consorzio Fibe [capofila Impregilo], al
quale è stato anche affidato lo smaltimento dei
rifiuti in regione dal 1998 al 2005. Secondo
l’inchiesta napoletana, le commissioni di
collaudo avrebbero dichiarato il falso
attestando l’ottemperanza degli impegni previsti
dal contratto sottoscritto dalla Regione
Campania con Fibe. Dunque, gli impianti di
trattamento dei rifiuti in Campania non hanno
prodotto cdr in regola per essere bruciato negli
inceneritori né fos a norma di legge per i
ripristini ambientali, ma solo le già note «ecoballe»,
a suo tempo respinte persino dagli impianti di
incenerimento tedeschi.
E una delle cose curiose che stanno emergendo
dall’inchiesta è che, fra i «professionisti»
delle commissioni di collaudo utilizzate dalle
strutture commissariali, ufficialmente formate
da «tutti docenti universitari e professionalità
riconosciute», ci sarebbero anche persone con
solo la licenza di terza media.
Cosa esca attualmente da questi impianti, per
l’appunto classificati come ex cdr e oggi
riconvertiti per la tritovagliatura, è materia
dell’inchiesta collegata all’inceneritore di
Acerra, alimentato dai prodotti di quegli
impianti e acceso in virtù dell’ordinanza del
presidente del consiglio, Silvio Berlusconi.
Un’autorizzazione firmata lo scorso 5 marzo
perché «di somma urgenza», pur dovendo
mantenersi «l’obbligo di provvedere, entro il
termine di completamento delle operazioni di
collaudo, e ai fini dell’esercizio a regime del
termovalorizzatore, all’integrazione del sistema
di controllo delle emissioni dell’impianto
mediante l’installazione di un sistema di
monitoraggio in continuo del mercurio, di un
sistema di prelievo in continuo di
microinquinanti organici e di un ulteriore
sistema di monitoraggio delle emissioni al
camino». Ma proprio nelle ultime settimane la
guardia di finanza ha acquisito, presso gli
uffici del sottosegretario Guido Bertolaso e
della Fibe, gli atti della commissione di
collaudo dell’impianto di Acerra insieme a
quelli degli impianti cosiddetti ex cdr di
Caivano, Tufino e Giugliano [Napoli], Santa
Maria Capua Vetere [Caserta], Avellino,
Battipaglia [Salerno] e Casalduni [Benevento].
E’ questo il filone di inchiesta sui rifiuti
campani che fa tremare il cavaliere, e mentre
Bertolaso dice che l’inceneritore di Acerra è
solo in fase di rodaggio e non ancora in
funzione, Berlusconi continuava a ripetere che
il termovalorizzatore funziona benissimo e che
l’inquinamento è vicino allo zero. Ma c’è
un’altra grossa spina nel fianco: il cosiddetto
processo «Rompiballe» per smaltimento illecito
di rifiuti, che a gennaio ha portato al rinvio a
giudizio di 25 persone, fra cui il braccio
destro di Bertolaso Marta di Gennaro.
Nell’ambito di questo processo, la cui prima
udienza è stata rimandata al 15 luglio, il
pubblico ministero Maurizio De Marco ha
convocato il 21 aprile scorso il sottosegretario
Bertolaso, uno degli indagati la cui posizione
era stata stralciata dal procuratore
Giovandomenico Lepore. Davanti al pm, Bertolaso
avrebbe ammesso di sapere che gli impianti non
erano in grado di produrre né cdr né fos.
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