Era una sera d'inverno, di uno di quegli inverni
freddi e umidi. Ero in macchina fermo al
semaforo rosso dell'incrocio del cimitero di San
Salvatore Telesino. C'era la nebbia. Scatta il
verde e parto, in direzione Faicchio. La nebbia
si fa più fitta. Un passo oltre il distributore
di metano, l'auto si spegne e non vuol più
saperne di ripartire. Sfruttando la forza
d'inerzia, accosto a destra e scendo, diretto
all'officina che ho da poco superato.
Non appena metto il naso fuori dall'abitacolo,
mi accorgo che quella che credevo nebbia non è
affatto nebbia, ma fumo denso e untuoso. Smog.
Tossisco: «Ma che diavolo è!?»
Abbagliato dalle luci del distributore di metano
che adesso ho di fronte a due passi, non
riconosco l'uomo che mi si pianta davanti con
una ristata satanica.
«Ah ah, poveri illusi!! Ah ah ah !!»
«Ué ma chi sei!?», ma lui continua a ridere.
Mentre il fumo si fa ancora più denso, nero... e
l'aria diventa irrespirabile.
«Sono Archimede Pitagorico, illustre inventore
di Paperopoli...»
Intanto dietro di lui, ben illuminati dai
neon, vedo comparire una schiera di zombie,
ognuno dei quali ricorda vagamente l'uno o
l'altro personaggio politico che in
passato s'era battuto in nostra difesa.
Sono tutti vestiti uguali, tutti ugualmente
grassi e con la stessa calvizie.
Ne riconosco uno che un tempo pensavo fosse un
amico: «Ehi, mi riconosci?». Mi risponde con un
mezzo grugnito.
«Che cos'è 'sto fumo che rende irrespirabile
l'aria?», gli chiedo.
A questo punto, sembra rianimarsi, si schiarisce
la voce e mi risponde a menadito: «No, non è
fumo. Questa è solo nebbiolina invernale, ma
l'aria si respira benissimo. Se tu tossisci,
forse vuol dire che hai bisogno di un dottore.
Conosco un ottimo pneumologo che fa studio
proprio qui a San Salvatore. Se vuoi ti ci
accompagno...»
«Ma laggiù stanno bruciando qualcosa che puzza
di morte!», gli faccio io allarmato indicando un
bagliore che si vede di lontano.
«Ma che dici? Laggiù è tutto normale, è tutto
sotto controllo. La qualità dell'aria è tenuta
costantemente sotto osservazione ed è analizzata
in tempo reale. Puoi leggere i valori dei tassi
di inquinamento su quel pannello.»
Mi giro e vedo un pannello coi display che
segnano tutti 8.
«Ma è fuori servizio!», osservo.
«Sì va be'. Come la fai difficile, come la
storia delle analisi dell'acqua che non ci sono
nel sito GESESA ma sai benissimo che le fanno
ogni giorno... Non ti preoccupare, è tutto a
posto. Fidati di me,
ho appena provveduto ad avvertire i tecnici
circa il problema che hai segnalato. Ho parlato
con il Sindaco che è stato molto disponibile a
cercare di risolvere la situazione. Spero
davvero che il cammino sia quello giusto, ma
sono del resto consapevole che il giudizio
spetterà ai fatti. Solo tra qualche settimana ci
sarà materiale su cui incominciare a
ragionare. Per il resto, i temi ambientali sono
terreno di coltura di continue emergenze:
rifiuti, inquinamento delle varie matrici,
dissesto idrogeologico. Lo sforzo che sto
cercando di fare è questo: coniugare le risposte
alle continue emergenze con la visuale
programmatica, senza perdere il senno. E' uno
sforzo immane...»
Continuerebbe all'infinito, ma io lo interrompo:
«Sì, va bene... però l'aria puzza di strano, non
lo senti? Sembra plastica bruciata, solvente
e non so che altro...»
«Be', se a te piace fare solo polemiche come al
solito, io no ho altro da dirti. Credi forse che
il tuo comportamento qualunquista, disfattista e
populista serva a qualcosa? Noi facciamo il
massimo per il benessere dei cittadini, ma certo
non disponiamo della bacchetta magica!»
Mi sveglio avvilito.
Fulvio Del Deo
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