20 luglio 2009
Inceneritore, il dovere di sporcarsi… con la terra
Gianni Giletta

 

 

Lettera aperta di Gianni Giletta all’ on. Luca Colasanto,

Consigliere Regionale della Campania.    

Anche questa sera, mentre sfoglio alcuni appunti di psicologia relazionale, mi sono accorto che la mia vocazione è quella per la “ricerca” ed è trasversale a tutte le altre molteplici –forse troppe- attività che svolgo.

Se dovessi mettere sulla mia carta d’ identità un mestiere, non scriverei né traduttore, né docente, né psicologo, ma ricercatore, perché è la dimensione che mi si adatta meglio e che in qualche modo meglio accomuna tutte queste professioni. Ho imparato che la ricerca è creativa e che essa è un’ approccio all’ ascolto;  solo in seguito essa può dar vita all’ elaborazione e alla scrittura.

Ritengo che la parola sia fondamentale: essa può produrre cose positive, ma anche provocare molti danni ( anche se non tanti quanti ne ha provocati negli ultimi tempi il silenzio ). Ritengo che sia il momento per me, da cittadino e da cattolico, di non rimanere più in silenzio.

  Mi rivolgo a Lei on. Luca Colasanto, non solo come Consigliere Regionale della Campania e politico, ma come persona onesta e affidabile, in coerenza con le sue scelte di campo che a volte lo hanno visto contrastato, umiliato e non capito. Mi rivolgo a lei onorevole, quale semplice uomo di fede e componente del Comitato Regionale ‘Pace e Diritti umani’: che il Signore ci doni ad entrambi la grazia dell’ indignazione per ciò che andrò scrivendo; indignazione quale grande leva e marcia in più che spezza le gambe all’indifferenza; un grido di sdegno, talmente forte da confondere le trame dell’ infamia che si stanno perpetrando sul nostro territorio.   

  In questi giorni, se non per dire in questi mesi, sono rimasto in ascolto delle molteplici voci, che facevano eco sul web e non, riguardo la costruzione di una centrale per la produzione di energia con termoutilizzazione di biomasse (inceneritore) in località san Mennitto in San Salvatore Telesino (da 10 Mwatt!).  

Senza sconti credo fermamente che questa sia l’ ennesima storia inerente la resistenza, affiancata da qualche valutazione, che ormai da anni è in atto per la difesa della terra. Senza sconti le dirò che siamo all’ ennesimo tentativo di aggressione del territorio.  Non lontano da noi il termovalorizzatore di Acerra rappresenta solo l’ultimo atto di una scellerata e bieca politica asservita esclusivamente ai suoi interessi economici: l’ informazione è ridotta al minimo, stralci di comunicati televisivi ne annunciano solo scarne fasi di messa in opera; la voce di consistenti fasce di popolazione è del tutto ignorata, tutto è ridotto al silenzio.

Intanto si propongono nuovi progetti simili e uno degli ultimi è sicuramente quello che vede protagonista la mia terra: la Valle Telesina, dove da ormai tre anni si intende realizzare un progetto del tutto simile a quello di Acerra. Solo che qui ‘la fabbrica di nanoparticelle’ la chiamano centrale a biomasse e  non bisogna essere un luminare della fisica per capire che in esso si possono bruciare anche rifiuti urbani.

  Ieri mattina nella cassetta della posta mi è arrivata una brochure. Sulle prime, ho pensato all’ ennesima pubblicità porta a porta di qualche centro commerciale, o per lo più alla proposta di qualche compravendita magari interessante. No, questa volta volevano vendermi un termovalorizzatore, da costruirsi proprio a due passi da casa mia.

  I promotori della centrale -con il consenso di parte della politica, ritenendosi i David Copperfield della modernità, della promozione di una new economy del territorio- acclamano di  smaltire solo legna da ardere, come in un caminetto di famiglia; di utilizzare, per il raffreddamento, un pozzo d’ acqua simile a quello scavato ( a mano e con il sudore dei miei nonni ) dietro casa mia; di offrire posti di lavoro e contributi energetici.  Niente di più falso. Anche perché l’ energia prodotta andrebbe a tutto vantaggio della provincia di Bergamo.

Incenerire spreca energie, e questo è un dato di fatto inconfutabile, tanto che persino la Banca Mondiale ha manifestato seri dubbi a riguardo, sia perché occorrono notevoli quantità di materiale da combustione ed acqua, sia perché le ceneri prodotte -poiché altamente tossiche!- prevedono un costoso processo di smaltimento.

Inoltre la Comunità Europea ha diffidato l’Italia dall’ usare parole diverse da quella corretta di ‘inceneritore’. Quindi, come diceva Oscar Wilde, ‘chiamiamo le cose con il loro nome e sarà tutto più facile’.  

Dunque gli inceneritori  -che da circa trent’anni sono disincentivati in Europa- in Italia sembrano essere una novità, l’ultimo grido alla moda, che piace, fa bene ed è risolutivo di tutti i problemi, nonostante l’Organizzazione Mondiale della Sanità lo consideri uno tra maggiori fattori di inquinamento ambientale.

Moltissimi medici ed oncologi non fanno che ribadire all’ unanimità l’alta tossicità delle nanoparticelle prodotte dagli impianti; a questo va aggiunto che non esistono filtri che possano trattenere queste polveri, cosa tra l’altro ammessa anche da  chi li produce. Naturalmente tutto ciò è ampiamente trattato in ricorsi e denunce alla magistratura e/o ad organi competenti della giustizia, che sono stati interpellati più volte per concludere la vicenda con strumenti legali.

E last but not least, due parole sugli ipotetici quaranta posti di lavoro, promessi dalla ditta costruttrice Vo.Cem. (Vozza Cementi) che presenta nel simbolo una  caratteristica quanto mai provocatoria ‘fogliolina verde’.

La sfida della rivoluzione energetica passa per la creazione di posti verdi. I cosiddetti ‘green jobs’, stanno diventando non solo il simbolo di una nuova economia sostenibile, ma anche di una società più giusta. Secondo uno studio diffuso a febbraio dall’ Unep, il programma per l’ ambiente delle Nazioni Unite, “nei prossimi venti anni le energie pulite da vento e sole potranno creare più di otto milioni di posti di lavoro a livello mondiale. Germania e Spagna sono state le più attendibili a cogliere le potenzialità delle rinnovabili: già nel 2006 la Germania contava 82mila lavoratori verdi e la Spagna 35mila. Un recente studio dell’ Università Bocconi di Milano, mostra che l’ Italia, rispettando gli obiettivi del pacchetto Energia e Clima Europeo, può arrivare a 250mila nuovi posti di lavoro entro il 2020 nel solo settore elettrico. Un occasione da non perdere per il nostro paese”(LEPORE A., Arrivano i lavori verdi in Rapporto Greenpeace, 2009, n. 93).

  Tuttavia resta da chiedersi perché il contadino che protesta viene visto solo come una nota di colore campestre, il cui senso civico è del tutto insignificante; perché egli debba assistere alla mortificazione della sua terra, che diventa inerte, inutilizzabile dal punto di vista agricolo e dannoso per le popolazioni che da sempre lo abitano.

Il nostro territorio continua ad attrarre visitatori desiderosi di scoprire luoghi di pace, tra paesaggi e sapori ancora autentici –degli agriturismi locali- e gente sempre ospitale. E tra valli e colline con uliveti, punteggiate di rocche medievali ed eremi, si incrociano i boschi della Via Francigena del Sud e i vigneti del Guardiolo d.o.c. e Solopaca d.o.c. –che si ha il dovere di proteggere, anche con delibere regionali-. Olio e vino, tra l’ altro, stanno conquistando i mercati mondiali e spingendo la bilancia commerciale della Regione. E questo termovalorizzatore dove dovrebbe sorgere? Tra vigneti e uliveti, ovvio.  

Non vorrei si dovesse tornare a tempi non lontani –ricordo ancora indelebile dei nostri genitori-, in cui nel sannio – beneventano era vivo il fenomeno della povertà e dell’ emigrazione; non vorrei che le ricchezze della terra, nate dalle mani degli imprenditori agricoli del nostro territorio, tornassero al completo abbandono.

   Sin dalle origini, l’uomo ha sempre avuto un legame diretto, indissolubile e insostituibile con la ‘terra’. La terra è ‘madre’, cioè creatrice; non a caso l’Adamo biblico, con cui ci si riferisce al primo uomo, significa proprio “tratto dalla terra”.

La terra è da sempre considerata l’elemento preponderante, essenziale per definire l’appartenenza antropologica dell’uomo. Ma tale concetto è spesso frainteso.

Mi piace riprendere qui un testo del Padre Vescovo mons. Nogaro: “C’ è una visione materialistica del creato che considera la terra solo come materia, come un insieme di oggetti il cui valore è misurato in termini di utilità, e quindi di sfruttamento. E’ un mondo quasi in competizione con l’ uomo, e di esso si può abusare a piacimento. Gli elementi di questa visione cosmologica soggiacciono al modello industriale della società. C’ è una visione radicalmente antropocentrica che dà valore a ciò che è umano e a ciò che immediatamente serve agli uomini. Si ritiene che solo l’ umanità è a immagine e somiglianza di Dio. L’ umanità viene considerata al di sopra del resto della creazione e adopera la stessa in modo incondizionato.

Ma c’ è anche una visione biocentrica, che contempla la persona umana parte integrante della creazione. E’ l’ uomo in relazione con tutte le altre creature, che ha un rapporto di rispetto e di responsabilità verso tutti. Ci si rende conto che l’ umanità non può salvarsi isolatamente rispetto alla comunità degli esseri animati e inanimati. La terra non è più lo sfondo ma il contesto. Con essa si vive, con essa si cresce, con essa si ci salva. In questa prospettiva, ciascuno di noi è responsabile dei propri comportamenti nei confronti dell’ambiente” (NOGARO R., La salvaguardia del creato, in Lettera alla diocesi, 2007).

  Prendendo atto di ciò, da figlio dell’ Opus Dei e da terziario francescano, affermo che appare quanto mai attuale l’insegnamento del Santo  Francesco che ne Il cantico delle Creature prorompe a un tributo perenne di amore e di lode verso tutti gli elementi del creato, ivi compresa la terra.

In primo luogo i passi dell’ utilizzo dei beni rispetto al bene della persona e della comunità. Sono i passi della destinazione universale dei doni che Dio ci elargisce, che chiede l’ uscita da ogni forma di mercato e di spreco quotidiano dei beni essenziali - l’acqua, la terra, l’ energia- e relazionali -la pace, l’istruzione, l’ informazione, la salute- per arrivare a una condivisione diffusa nel rispetto dell’ ambiente, nella moderazione e sobrietà nell’ uso delle risorse naturali, e nell’ attenzione alla qualità della vita contro uno sviluppo disordinato. Proviamo a individuare nei nostri consumi e stili di vita, anche se apparentemente innocui, abitudini da superare perché sia possibile una giustizia vera, equa per tutti. Ricerchiamo comportamenti e scelte coerenti, che non si accontentano della denuncia, né del singolo gesto benefico; aderiamo a proposte quali ‘il commercio equo e solidale’, il ‘consumo critico’, l’operazione ‘bilanci di giustizia’, le varie forme di ‘finanza etica’.

Inoltre i passi della costruzione di nuovo ‘territorio’, chiamato a favorire incontri, relazioni, confronto, tutela dei diritti. Un territorio aperto che sa gestire il passare delle persone in una logica di prossimità più che di invisibilità. Un territorio che rende accessibili i suoi beni più che farli diventare strumento di differenza.   Come si può accettare tale attentato che vuole essere perpetrato? Si tratta di un errore di una politica cieca del passato, che potrà avere ulteriori gravissime conseguenze, per tutta la nostra popolazione. Un errore, che è l’ ulteriore ‘fendente al costato’ al nostro territorio.

E’ mio dovere, allora, richiamarLa –come persona onesta quale lei è- ad un intervento immediato presso le sedi preposte (Conferenza dei Servizi del 23 c.m.) perché il mandato popolare che le è stato affidato lo impone, nell’ agire per il bene di tutti. Ma non solo. E’ la vita di tutti noi ad essere in pericolo, soprattutto quella dei bambini destinati ad accumulare, nel tempo, sostanze altamente nocive. E’ a nome loro, e a nome dei tanti cittadini già ammalati di cancro che mi appello alla sua coscienza di uomo impegnato nell’amministrazione del bene comune, oltre qualsiasi calcolo elettorale, personale, di gruppo. Nessuno può delegare ad altri (segretari di partito, capigruppo o capicorrente) la personale responsabilità, di fronte al male sia esso compiuto con deliberata coscienza, sia esso realizzato per ignoranza o provocato dall’ inganno.  

Quanto a me e alla mia gente –ridotti ad essere simili all’ Africa più povera- possiamo solo chiedere, e chiedere non costa nulla.  

  Amorosi, 19.luglio ’09                                                                   

 Gianni Giletta

 

 

 

     

 Valle Telesina


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