Comitati Civici di San Salvatore Telesino e
Guardia Sanframondi
contro la costruzione
di
un Inceneritore a San Salvatore Telesino
Non ci provate !
03. agosto. 2009
Il rigetto
dell’inceneritore di San Salvatore Telesino , in
Conferenza dei servizi, è stato seguito da una
serie di articoli imprecisi e approssimativi
sulle possibili conseguenze che ricadranno sul
territorio e sui cittadini.
In un primo
momento abbiamo assistito, ad una vivacissima
“fiera delle vanità” in cui sono state esibite
rivendicazioni inappropriate della vittoria,
richieste di risarcimento danni, precisazioni in
merito ai presunti coinvolgimenti di
amministratori locali…, “per rispetto della
verità dei fatti.”
Adesso, invece,
tutta l’attenzione è puntata sulla sanguinosa
vendetta bergamasca costituita dal possibile
risarcimento economico che la Vocem
pretenderebbe dalla Regione e dal Comune di S.
Salvatore T.
Ma di quale
risarcimento economico si parla, e perché mai
San Salvatore T. dovrebbe essere coinvolto?
Ricordiamo a tutti, soprattutto al presidente
della provincia di Bergamo Pirovano, ed all’ex
presidente della provincia di Benevento Nardone
che le “promesse” fatte consistono nella lettera
dell’ex sindaco di San Salvatore a Vozza di
poter fare un impianto a ‘biomasse’, non un
inceneritore di rifiuti speciali e in un
protocollo d’intesa tra le due province e i
protocolli d’intesa sono solo degli atti
preliminari.
Il rigetto del
progetto non è nemmeno stato ratificato e già
gli sciacalli mettono in atto un meticoloso
terrorismo politico a livello mediatico per
spaventare e per indurre i cittadini a pensare
che pagheranno di propria tasca ciò che tanto
faticosamente è stato ottenuto.
Anche
l’onnipresente Visalli ha fatto la sua parte,
mentendo ancora una volta.
Il Genio Civile
infatti, insieme all’Arpac e all’ASL, è stato
molto preciso sia nel delineare il possibile
scenario delle conseguenze sul territorio in
seguito alla costruzione dell’inceneritore sia
nell’evidenziare le nette incongruenze con gli
strumenti di pianificazione di cui si è dotato
il territorio stesso e non a caso.
Pertanto, le
“paure” non erano basate unicamente
sull’immaginazione di pochi sparuti cittadini
appartenenti ai comitati (i nimby!),
ossessionati da immotivate preoccupazioni
ambientali. Le presunte “paure” erano fondate
sul concreto destino di un intero territorio che
ne sarebbe stato irrimediabilmente devastato,
come, del resto, tutta la Campania.
Il rigetto del
progetto è avvenuto perché è stata smascherata
la grande falsità, perpetrata per ben cinque
anni, di un fantomatico impianto a biomasse,
(che comunque non vogliamo, perché è un
inceneritore anch’esso e non avrebbe senso in
questo territorio!), con una filiera inesistente
e di quella grandezza. Il rigetto è stato
ottenuto per le carenze e le ‘assenze’ tecniche
all’interno del SIA, soprattutto su ciò che un
inceneritore pericolosamente produce.
Tuttora la Vocem
deve risponderci sulle modalità di smaltimento e
relativi siti di stoccaggio di ceneri e scorie e
sulla presentazione di uno studio approssimativo
sulle emissioni inquinanti. Mancate risposte che
hanno determinato anche esse l’esito della
C.d.S.
In pratica, ciò
che i comitati hanno denunciato durante questi
lunghi anni è stato provato dal rigetto in
C.d.S. e riconosciuto da tutti, anche dai meno
ostili ad un impianto a biomasse.
Dopotutto
l’inceneritore rappresenta un progetto
imprenditoriale finito male: fa parte del
rischio d’impresa essere bocciati dopo le dovute
valutazioni degli Enti competenti.
Ma ecco spuntare
ancora una volta Nardone…
Pensavamo si
stesse amorevolmente trastullando con il nuovo
giocattolino del MAGNEGAS e avesse dimenticato
la delusione dell’ultimo anno politico a
Benevento e, con esso, l’inceneritore di San
Salvatore Telesino, quello di Reino, il
dissociatore molecolare (ossidoriduzione) a
Faicchio (sempre in collaborazione con la
provincia di Bergamo e Visalli) e tutte le altre
sue rappresentazioni mentali
tecnologico-innovative.
Fa bene a
schierarsi dalla parte dei bergamaschi: è lui
che ha siglato il protocollo d’intesa con
Bettoni, all’epoca presidente della provincia di
Bergamo, promettendo presumibilmente più di
quanto vi sia realmente scritto. Coerente come
sempre, dovrebbe essere proprio lui, e gli altri
politici ed amministratori coinvolti, a
risarcire i bergamaschi per mantenere
eventualmente qualcuna di quelle promesse.
Non abbiamo
dimenticato la conferenza stampa tenuta in
seguito alle sue false dimissioni e la campagna
mediatica contro i comitati ‘fondamentalisti’
che volevano riportare il Sannio, da lui avviato
verso il progresso con una lungimirante ed
innovativa politica, nel medioevo e nella
marginalità.
Non abbiamo dimenticato la sua
testarda difesa di un impianto a biomasse.
Prima
di affermare di non essere a conoscenza del
fatto che si trattasse di un impianto di
valorizzazione di rifiuti avrebbe dovuto
perlomeno rivedere le sue dichiarazioni nel
corso di quella conferenza. Giovanni Forgione
rimarca giustamente la sua dichiarazione di non
aver nemmeno letto il progetto.
Dopo tutto questo
tempo continua a pontificare su un progetto
carente che non ha nemmeno letto!
E avrebbe anche
dovuto leggere il PEA, e non apparire così
ignaro dei suoi contenuti, offendendo i
contribuenti che quel piano lo hanno pagato e se
lo sono studiato. Il PEA continua ad essere
incompatibile con l’inceneritore di San
Salvatore T., in esso non si parla affatto di
una centrale di rifiuti speciali né da
localizzarsi a S. Salvatore T. né altrove.
Anche sulla cifra, 4/5 milioni di euro, di cui
si parla siamo piuttosto perplessi. Da quanto
risulta da dichiarazioni e documenti ufficiali,
sono stati spesi solo 2 milioni di euro per
comprare il progetto dal Vozza, circa un altro
milione per la terra (ottimo investimento, tra
l’altro, per cui si può rivendere e quindi non è
una ‘spesa’), e il progetto…come si arriva a
questo totale? Forse sono serviti altri soldi
“per vari passaggi nell’affrontare questa
situazione” meno comprensibili ai normali
cittadini? Dovremmo risarcire anche questi
ultimi?
Di fronte al
ripetersi dello spettacolo “…di quelle quattro
teste spenzolate; le quali intanto s’ingegnavano
a beccarsi l’un l’altra, come accade troppo
sovente tra compagni di sventura…” ci chiediamo
piuttosto quale risarcimento sarà dovuto ai
cittadini organizzatisi in un Comitato civico
per la difesa del territorio in assenza della
tutela dovuta?
Queste persone,
mettendo a disposizione del bene comune le
rispettive competenze e professionalità, sono
riuscite nell’intento di fare chiarezza sulla
vicenda Vocem e hanno collaborato
all’interruzione di un disegno criminale ai
danni della propria terra, della qualità della
propria vita, della propria salute, dello
sviluppo dell’economia locale.
Come quantificare
in termini monetari le ore spese nell’attesa di
ricevere i documenti necessari per poter
comprendere, il tempo dedicato all’elaborazione
precisa e minuziosa delle relazioni da
presentare? A quanto ammonta il valore del tempo
sottratto alla famiglia, al lavoro, al riposo,
alla cura dei propri interessi? Quanto costa
l’ansia per il possibile scempio della terra
dove si vive e si è scelto di crescere i propri
figli?
Se, come afferma
Nardone, “Hanno ragione a portarci in
Tribunale”, ci costituiremo in giudizio nei
confronti di chi ha voluto questo progetto e di
chi lo ha agevolato nella sua realizzazione,
chiedendo anche noi il risarcimento che ci
spetta!
In tal modo noi
tutti prenderemo coscienza del valore economico
che sapranno dare alla vita delle persone che
usano la propria cultura e le proprie conoscenze
nella realizzazione di uno stile di vita
misurato, in armonia ed equilibrio con il
territorio.
Lasciamo ad altri
gli esercizi accademici di retorica ed
eloquenza. Noi sappiamo godere della nostra
vita.
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