Egregio sig. Di Santo,
replichiamo a Lei in quanto è Suo il primo
intervento del post-rigetto dell’impianto Vocem,
ed anche l’ultimo, in ordine di tempo, ad averci
rivolto la critica “dove mettiamo i rifiuti,
adesso ?”. Quindi ci consenta di rispondere a
Lei, senza entrare nello specifico di tutte le
sue premesse (per chi avesse voglia di conoscere
la nostra opinione su molte delle questioni da
Lei sollevate, rinviamo ai nostri documenti sul
blog
http://transizionesst.blogpsot.com),
ma con un occhio rivolto anche ad altri,
cittadini od amministratori, che hanno o
potrebbero avere le stesse perplessità.
L’incenerimento rappresenta, nel suo complesso,
una pratica che sancisce la sconfitta dell’uomo
in due delle prerogative che, si dice,
dovrebbero contraddistinguerlo dagli altri
animali: la capacità di pianificare il suo
futuro anche su tempi medio-lunghi, e quella di
apprendere dalle buone esperienze degli altri.
Veniamo alla pianificazione di medio-lungo
periodo.
L’inceneritore non è altro che un impianto che
distrugge materia ed energia pregiata (vale a
dire le risorse ed i processi necessari alla
produzione di quei beni che, dopo essere stati
usati, diventano rifiuti) per ricavarne energia
termica in buona parte inutilizzata (si va un
po’ meglio se si parla di co-generazione),
energia elettrica (30% di rendimento medio),
fumi, polveri sottili e ceneri (30% della
materia entrante).
È
responsabile, sostenibile e lungimirante una
politica di sistematica distruzione
irreversibile di risorse del pianeta (materia e
territorio)? Già, di irreversibilità si tratta,
perché i prodotti della combustione non
rientrano, almeno per i “tempi umani”, nei cicli
di rigenerazione della natura così come li
abbiamo conosciuti per millenni; poi, è chiaro,
tutto è natura come dice Lei, anche ceneri
(tossiche), fumi, polveri sottili e altri
sottoprodotti riconosciuti come cancerogeni. Ma,
per favore, proviamo ancora a scegliere quale
tipo di natura vogliamo per il futuro…
È responsabile,
sostenibile e lungimirante una politica
energetica basata sull’idea che per generare 1
kwh di energia elettrica distruggendo un rifiuto
si richiedono 1,2-1,3 kwh per produrlo ex-novo
ri-mettendo al “consumo” lo stesso oggetto
diventato rifiuto (è il prezzo da pagare per l’entropia)?
L’inceneritore è di fatto uno strumento che fa
comodo ai nostri politici, ormai divenuti miopi,
che cercano soluzioni comode, mediatiche e di
brevissimo periodo (rimuovono i rifiuti dalle
strade per farceli ingoiare sotto altra forma),
con annesso ritorno elettorale.
L’inceneritore è di fatto uno strumento che
porta utili alle solite poche imprese note, che
sembrano volerci gestire la vita ed i territori,
avvelenandoci e facendosi pagare fior di
incentivi perché altrimenti di profittevole non
ci sarebbe proprio niente; dunque si tratta
della solita storia, questa volta in salsa
“salutare”: si privatizzano gli introiti, si
collettivizzano i costi (in questo caso oltre ai
soldi, anche la salute dei cittadini ed il
degrado del territorio).
Per aver riconosciuto gli incentivi del CIP6
all’incenerimento dei rifiuti, l’Italia è stata
condannata dall’UE, eppure, colpevolmente, il
governo, con il decreto “anticrisi”, ha
recentemente prorogato per tutto il 2009 la
possibilità di riconoscere a tali incentivi per
gli inceneritori che ancora devono essere
realizzati: e, non a caso, dopo che la gara per
la realizzazione dei quattro impianti previsti
in Sicilia era andata deserta, ora ci sono ben
quattro aziende che si dicono “interessate”. Lo
stesso “curioso” fatto si era già verificato per
l’affidamento della gestione dell’inceneritore
di Acerra. Insomma, come dichiarato dallo stesso
Bertolaso, gli inceneritori, senza CIP6 sono
antieconomici.
Fin qui, si è parlato del
perché l’incenerimento non vada perseguito, né
qui in Valle Telesina, né in qualche altro
“posto idoneo senza creare dissensi in chi ci
abita vicino” come Lei afferma. Chiaramente
l’impianto di Acerra, una volta che funzionerà
(!?) -
secondo l’ARPAC ha
sforato 39 volte in 121 gg, con un massimo
consentito di 35 in un anno! - avrà un impatto
sulla Valle Telesina, ma questo è un aggravante
e non un attenuante per chi vuole determinare le
scelte sul proprio territorio! Ad un ecomostro
ne sommiamo un altro?
Lei crede, inoltre, sia accettabile bruciare le
‘ecoballe’, inadeguate persino per
l’inceneritore di Acerra, nei cementifici
campani (saranno controllati come altri
inceneritori?) come risulta essere stato deciso
qualche giorno fa dall’assessore regionale
Ganapini?
D’altra parte nessun politico o amministratore
dichiara il proprio dissenso a questo
inimmaginabile nuovo attacco alla nostra salute
ed alla nostra terra!
Ecco, appunto, le scelte sul
proprio territorio: veniamo così alla
capacità dell’uomo di apprendere
le buone pratiche dagli altri.
La
più audace delle nostre normative in materia di
incenerimento, la Ronchi (legge 22/97), almeno
fino allo scempio delle leggi che prevedevano
incentivi agli impianti da fonti “assimilabili”
alle rinnovabili, cioè i rifiuti, prevedeva tale
pratica in subordine a: RIDUZIONE, RIUSO,
RECUPERO E RICICLO!
A valle di queste
pratiche, alcuni Comuni italiani e non, piccoli
centri e grandi metropoli (nella provincia di
Treviso, Capannori, S. Francisco, ecc) riescono
ormai a ridurre al 15% i rifiuti avviati in
discarica (e gestendo opportunamente i nostri
consumi, ovvero riducendo i rifiuti “a monte”,
anche questa percentuale può essere
ulteriormente ridimensionata in termini di
quantità)! Teniamo presente che l’inceneritore
di Acerra, a regime, brucerebbe il 40%
dell’attuale produzione di rifiuti campani,
senza contare gli altri 4 che si vogliono
realizzare nella nostra regione. Pertanto, se
prendessimo esempio dai comuni virtuosi e
ricicloni, tali impianti diventerebbero
obsoleti, ridicoli e resterebbero l’n-esimo
monumento alla inadeguatezza della nostra
politica. Prendiamo l’abitudine di visitare i
siti web di questi comuni (www.comunivirtuosi.org),
consultiamoli, studiamoli e facciamo nostri i
loro progetti.
Proponiamo ai nostri amministratori di
contattare gli esperti ed i responsabili dei
progetti di gestione dei rifiuti di questi
comuni, invitiamoli da noi, facciamo fare loro
delle conferenze di sensibilizzazione,
chiediamogli un supporto alla pianificazione ed
all’attuazione.
Per comodità, e come esempio di ciò che si fa
altrove, ecco un breve elenco di azioni che ci
allontanerebbero, se applicate con attenzione,
da discariche ed inceneritori:
-
Compostiere domestiche
gratis (vedi
qui), per chi ha un
giardino (rigeneriamo l’umido);
-
Incentivi all’uso di
prodotti ricaricabili (es. detersivi alla spina,
vedi
qui o
qui e si vendono anche
a S.Lorenzello);
-
Incentivo all’uso delle
borse di stoffa e graduale sostituzione o bando
dei sacchetti di plastica (vedi
qui o
qui);
-
Incentivi all’uso
dell’acqua di rubinetto (le bottiglie di
plastica da sole costituiscono la maggioranza
relativa del volume dell’immondizia). A questo
scopo si vanno diffondendo le fontane leggere in
vari Comuni (vedi
qui o
qui): perché non da
noi?
-
Centri di raccolta per rifiuti ingombranti o
elettronici da avviare al recupero, al riuso o
al riciclo (c’è già un’azienda ben avviata anche
nella zona industriale di Benevento, a soli 25
Km da Telese);
-
Attivazione di siti di compostaggio ed utilizzo
di microrganismi per accelerare i processi di
decomposizione e rigenerazione tipici della
formazione dell’humus ed eliminare i cattivi
odori tipici della putrefazione;
-
Accordi con negozi ed esercenti in generale che
accettano l’eliminazione dei monouso e la
vendita di prodotti “disimballati”;
-
Azioni concrete/didattiche/simboliche nelle
Mense scolastiche.
In
questa lista sono elencati solo alcuni dei
metodi (di buon senso e nemmeno tanto geniali)
per ridurre i rifiuti altrimenti avviati verso
discariche o inceneritori. Ma la lista potrebbe
essere integrata con tutto quanto si fa per
riciclarli trattandoli come materia prima
secondaria o per riusarli, ecc. ma basta
consultare, a questo scopo, come si diceva, i
progetti dei comuni virtuosi.
Tutto ciò avrebbe peraltro
l’ulteriore effetto positivo di consentire una
riduzione delle tasse, di aprire la porta a
nuove figure professionali ed imprenditoriali
che agirebbero nella filiera dei rifiuti, e che
indirizzerebbe l’occupazione lavorativa dei
nostri territori verso la tanto acclamata
economia verde: il comune di Capannori (vedi
qui) è un modello da
seguire in questo campo.
Lei si dichiara “perdente” perché dobbiamo
portare i rifiuti in “altri siti lontani”; provi
a chiedere ai suoi referenti politici e agli
amministratori del suo paese (lo faccia,
chiunque essi siano) perché non sono mai stati
attivati i 10 siti di compostaggio regionali
previsti dal piano del Prefetto Panza di qualche
anno fa, oppure perché si preferisce mantenere
uno stato emergenziale di 15 anni arrivando alla
militarizzazione di siti “sensibili”, piuttosto
che iniziare ad attuare quattro semplici regole
di buon senso.
È
vero, si tratta di cambiare abitudini! Altri
popoli o Stati lo fanno già da un po’, ma se
questa è la strada per evitare mega-discariche o
inceneritori, non credo ci sia da discutere:
progresso, civiltà e qualità della vita si
misurano del resto anche sulla base della
capacità di un popolo di saper gestire queste
dinamiche.
Come abbiamo visto ormai in tante occasioni, non
possiamo fidarci ciecamente dei nostri
rappresentanti politici e dei nostri
amministratori, né tantomeno dei privati che
vogliono “cambiarci i connotati” coi loro
impianti-fenomeno da baraccone. Del resto ancora
ci
inquietano le voci che si sentono in giro sul
fatto che, nonostante l'esito
della C.d.S., proseguano i contatti di nostri
amministratori e imprenditori locali con la
provincia di Bergamo e l'ABM-Vocem:
se fosse vero si persevera nell’errore
dell’assenza di trasparenza.
In
ogni caso, non ha senso solo lamentarsi, né
aspettare che intervengano i comitati civici
quando ormai può essere troppo tardi. Provi a
chiedersi Lei cosa può fare in prima persona per
il suo territorio e provi a chiedere conto, per
trasparenza, della destinazione finale di tutti
i rifiuti del Suo Comune: si potrebbero capire
le cause del degrado ambientale in atto così
come quelle degli aumenti delle tasse.
Pertanto, piuttosto che subire le scelte fatte
da altri, spesso basate su logiche non chiare,
tutti devono partecipare alle scelte del
proprio territorio, ciascuno in base alle
proprie competenze e possibilità, tutti devono
porre domande ed esigere risposte senza più
deleghe in bianco.
Cittadini in Movimento – Laboratorio di
cittadinanza attiva
Postate i vostri commenti sul blog:
http://transizionesst.blogpsot.com
|