In
una fresca e nitida mattinata di pochi giorni fa
percorro la strada che velocemente, dai
tranquilli paesaggi della valle telesina, ci
scaraventa progressivamente nella abnorme e
smisurata città.
Penso alla mia vita di pendolare del corpo e
dello spirito, alla mia infanzia vissuta nella
periferia napoletana, al piacere degli odori
della campagna, al pane fresco che mia nonna
affettava in generose porzioni e alla mia
decisione di trasferirmi in Valle Telesina dove
risiedo e lavoro da oramai da quindici anni. E’
esperienza di tutti.
I
pensieri si sovrappongono e si susseguono a
velocità spesso incommensurabile. E allo skyline
delle colline che digradano là, verso il
casertano, si sostituisce quello che sarà la
stessa immagine con l’aggiunta
dell’avveniristica struttura che lì si vuole far
nascere, proprio laddove la mia vista in quel
momento fissa le figure della probabile futura
scena. Il comignolo alto, le forme sinuose e
metalliche, il via vai di mezzi simili ad
operose formichine intente alle provviste
invernali.
Penso a noi tutti; alle nostre fattorie che a
fatica cercano di mantenere i ritmi rurali; agli
animali; ai corsi d’acqua già stanchi di
sopportare innaturali carichi; a quanti, nella
buona e nella cattiva sorte, cercano di sfuggire
alla calura cittadina assediando gli agriturismi
di cui la nostra zona va fiera.
Ma, molto egoisticamente, penso anche a me; al
lavoro che faccio e al tempo che investo
educando gli studenti al rispetto della natura
perché è una risorsa, a quanto ho dato (e chi mi
conosce lo sa!) per la promozione turistica del
territorio, dei prodotti tipici, delle sagre,
delle manifestazioni culturali sperando che
tutto ciò fosse per tutti, specie per i miei
studenti, un’opportunità di far crescere
un’idea, un’attività, una professione.
Mi
avvilisco. Ritengo sia stata una grande utopia
ed io un venditore di fumo per colpa di chi, il
fumo tossico, non solo ce lo farà respirare, ma
ce lo farà pagare a caro prezzo.
Che ne sarà delle mie belle parole e delle
grandi idee di sviluppo turistico? Cosa
racconterò nelle classi nell’anno a venire?
Sradicherò l’incoming dal libro di testo
preferendo l’outgoing?
E,
con un nodo in gola, penso a persone a me
carissime che quotidianamente si avvelenano sin
d’ora aria e sangue combattendo contro chi vede
ancora la storia come rapporto iniquo tra
colonizzatori e coloni.
Prof. Silvio S. Pellicanò
Istituto Tecnico per il Turismo
“U. Fragola” - Faicchio
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