Vocem boicottata, emerge la solitudine della
proposta
TELESE TERME: L’azienda prova a spiegare i
benefici di una centrale a biomasse, ma l’aula è
vuota /
L’oncologo Marfella protagonista della
manifestazione dei comitati:
«L’impianto è una truffa»...
“Fatt’ ‘a pizza a Bergamo” questo epiteto
in dialetto locale sintetizza il senso della
manifestazione, promossa dalla Vocem azienda
titolare del progetto per la costruzione di una
centrale a biomasse a San Salvatore, così come
si è evoluta.
Una iniziativa quella promossa ieri sera nelle
Terme di Telese, che in pratica non si è tenuta
per l’organizzazione di una parallela, da parte
dei comitati civici e di quanti si oppongono
alla realizzazione della struttura sul
territorio.
Una moltitudine di persone ha improvvisato
all’esterno del Palazzo dei Congressi, dove era
in programma il convegno della Vocem, un
pubblico intervento.
Una contromanifestazione alla buona, con un
altoparlante posizionato sul tettuccio di un
auto che di fatto ha catturato l’interesse dei
più, lasciando l’aula congressuale pressoché
sguarnita.
Si
sono avvicendati diversi personaggi. Il più
applaudito è stato sicuramente l’oncologo
dell’ospedale “Pascale” di Napoli, Antonio
Marfella, noto per le sue battaglie contro il
mondezzaio della Campania. Questi è stato
particolarmente duro nel parlare del business
degli inceneritori. Marfella non ha usato mezzi
termini. “ Complimenti alla comunità del
beneventano – ha esordito il medico - perché vi
siete accorti in tempo di cosa stava per fare la
Vocem.
Vi
state salvando perché siete compatti nel dire no
e avete i sindaci in prima linea in questa
lotta. Poi riferendosi chiaramente al caso
Biopower di Pignataro Maggiore, Marfella ha
aggiunto: “Due anni fa, quando è iniziata la
questione due ‘persone’ non erano in galera,
oggi il consulente che ha fatto la stima del
fabbisogno di biomasse, Tombolillo è ai
domiciliari. Tombolillo ha previsto 12- 15
impianti a biomasse, tutte per bruciare non roba
locale, ma ciò che avanza ad altri”.
Marfella poi spiega con un esempio le dimensioni
che dovrebbe avere l’impianto di San Salvatore:
ossia brucerebbe in un giorno molto di più di
quanto farebbero 280 forni dei pizzaioli. “50
chili sarà legno vergine, ma il resto verrà
importato e potrebbe anche trattarsi di legno
verniciato, dunque dannoso”.
Il
noto tossicologo conclude poi sottolineando che
“ altrove non esiste nessun governo locale che
si sarebbe permesso di fare una ‘truffa’ di
queste dimensioni.
“Qui purtroppo – ha aggiunto - delle istituzioni
sono rimasti solo i sindaci e per fortuna non
sono quelli di Napoli e Caserta. Questo è ciò
che noi paghiamo in Campania per essere
indecisi, ignoranti, insicuri”.
E
poi intervenuta Maria Pia Cutillo, presidente
del comitato civico di San Salvatore che ha
evidenziato il suo parere per cui “non esiste un
incenerimento fatto bene”.
Raffaele Pucino, assessore all’Ambiente di San
Salvatore ha invece evidenziato come fresca da
insediamento, l’amministrazione Izzo, si è
ritrovata tra le mani un primo grosso ostacolo
da superare: la convocazione della conferenza di
servizi presso la Regione giovedì prossimo.
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