25 luglio 2009
Visalli parla della Conferenza di Servizi Vocem
Alessandro Visalli

 

 

Della Conferenza di Servizi di Vocem S.r.l.


La Conferenza di Servizi del 23 luglio si è conclusa con l’esito più scontato: l’impianto non si farà. Parlando, come sempre, ad esclusivo titolo personale, non credo che la Provincia di Bergamo cercherà ancora di investire in Campania (anzi nel Sud) e quindi credo che non cercherà di far valere le sue ragioni per rovesciare il giudizio espresso. Probabilmente si limiterà a chiedere i danni.


Questi sono, se mi passate l’espressione, fatti loro. Quello che mi sembra di poter dire a caldo ora che, tra l’altro, tecnicamente non sono più consulente della Vocem per naturale conclusione dell’incarico, è che il diritto amministrativo non ha visto una delle migliori giornate.


Non faccio colpa all’ottima conduzione del dott. Barretta che voglio, anzi, pubblicamente ringraziare per l’equilibrio e uniformità di giudizi e comportamenti e per la correttezza che ha sempre mostrato. Neppure posso fare colpa agli Enti locali che hanno espresso il loro convincimento come era loro diritto e dovere. Se c’è colpa è sempre di chi non è riuscito a spiegarsi e a convincere.


Segnalo, cercando, ora che non partecipo più alla vicenda, “l’occhio dell’osservatore”, solo che tutto si è mosso intorno a giudizi tecnici (soprattutto inerenti i temuti impatti sulla salute e l’economia vinicola) privi della minima argomentazione valida e intellegibile. Giudizi che sono per lo più (naturalmente con qualche eccezione) semplici affermazioni. Argomentare significa riferirsi a sfere di senso (ad esempio fatti del mondo, valori della comunità, riferimenti condivisi alla sfera del giusto) in modo comprensibile al parlante ed all’uditore e ripercorribile nei suoi nessi interni. Significa anche farlo nell’atteggiamento cooperativo e rivolto alla ricerca del consenso tra ego ed alter (ovvero parlante ed uditore). Quando argomento devo sostanzialmente capire, secondo la metrica di ogni sfera di senso mobilitata, perché chiedo che la mia affermazione debba essere tenuta per valida.


Ora, in particolare la più parte delle affermazioni sulla salute, sia della relazione tecnica della Provincia (non me ne voglia l’estensore, di cui ho apprezzato l’ingente sforzo), sia dell’ASL mi appaiono prive di tale requisito. Affermare semplicemente, come fosse auto evidente, che l’impianto solo perché emette sostanze chimiche come ossidi di azoto e anidride carbonica o perché potrebbe emettere tracce di sostanze potenzialmente pericolose come diossine (una vasta famiglia di molecole non tutte tossiche) o polveri, sia gravemente dannoso per la salute pubblica, non significa argomentarlo in modo convincente.
 


Il fuoco emette tali sostanze. Il punto è come, quando, in che quantità, dove. Se l’argomento è rivolto (come quello dell’ASL) a sfere di senso fattuali (cioè a stati del mondo potenziali) deve essere riferirlo a fatti o a teorie validate da sufficiente consenso e applicabili al caso di specie per poter pretendere validità. “Argomentare” avrebbe significato in tal caso: riferire dei fattori causali del progetto giudicati pertinenti, confrontarli con lo stato dei luoghi, evocare un meccanismo causale comprensibile e validarlo con riferimenti sufficienti a teorie ed evidenze sperimentali condivise, la cui pertinenza al caso esplicitare.


“Argomentare” avrebbe significato anche riferirsi esplicitamente, sviluppando un ragionamento amministrativo, al “fatto del diritto” che ben due decretazioni di compatibilità ambientale erano stata già fatte e coprivano molti degli argomenti proposti.


Il diritto amministrativo entra in campo nel momento in cui un progetto presentato da una società (tra l’altro invitata), rispettando la legge e le procedure (se si leggono le leggi giuste e se si hanno le competenze per saperle interpretare correttamente), che ha avuto un giudizio di compatibilità ambientale positivo, peraltro reiterato sulla qualità dell’aria, e una istruttoria di merito sul progetto positiva (come abbiamo scoperto durante la Conferenza di Servizi), viene rigettato per motivazioni tutte ricomprese entro il perimetro della decretata compatibilità ambientale e prive del minimo argomento valido.


A tratti nella relazione della Provincia (che per lo più si rivolgeva contro il lavoro della Regione e degli Enti preposti e non contro la società proponente), sembra si trattasse di un ricorso al TAR. Ora, tutti sappiamo che l’estensore aveva anche lavorato al ricorso al TAR pendente avanzato dai Comuni e dalla Provincia e contro il quale sia la ditta sia la regione Campania hanno fatto opposizione; ma questi, nell’attesa del giudizio del tribunale amministrativo, avrebbe dovuto muovere la seconda relazione tenendo fermo il giudizio di compatibilità che allo stato è valido. Altrimenti la reiterazione delle fasi dibattimentali nel procedimento, ritornando –peraltro con minori competenze e titolo- su questioni già chiuse con Decreto Regionale, violerebbe come ha fatto un principio cardine del diritto amministrativo. Principio che sta a presidio, come altri, del nostro ordinato vivere insieme.


Se ad esempio in una comunità (fosse anche la nostra famiglia) ogni questione già trattata e risolta viene continuamente rimessa in questione e rivista, sempre con minore precisione e ordine, credo che l’esito generale dell’azione comune debba ritenersi infausto.


Veramente non comprendo a che serva sottoporre il progetto prima ad una valutazione esperta di una commissione sugli impatti ambientali e poi ad un giudizio (tra l’altro per ben undici sedute istruttorie su quasi dieci mesi) tecnico sul progetto positivo, se poi la paura semplicemente evocata può far premio su ogni sapere tecnico specialistico.

 

Il professore di chimica dalla Federico II che stava vicino a me nel sentire le affermazioni dell’ASL, incredibilmente fatte proprie dall’ARPAC, ha commentato stupito: “allora non possiamo accendere nessun fuoco”. Senza fuochi torniamo a prima dell’età della pietra (quando, tra l’altro, la vita media era inferiore a trenta anni mentre la lunga durata della vita della quale ci gioviamo, io compreso, è un regalo diretto della rivoluzione industriale e dell’abbondanza che ha prodotto).


Fin qui il danno al diritto amministrativo. Di altro non ho voglia di dire, dato che tutto o quasi è stato già detto.


L’investimento non ci sarà. Non ce ne saranno altri. Non credo che con queste premesse si faranno molte fonti rinnovabili in Campania, personalmente me ne dispiace non tanto professionalmente (tanto ho abbastanza lavoro dalle altre Regioni), ma come cittadino.


Saluti
Alessandro Visalli

 

     

 Valle Telesina


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