Della Conferenza di Servizi di Vocem S.r.l.
La Conferenza di Servizi del 23 luglio si è
conclusa con l’esito più scontato: l’impianto
non si farà. Parlando, come sempre, ad esclusivo
titolo personale, non credo che la Provincia di
Bergamo cercherà ancora di investire in Campania
(anzi nel Sud) e quindi credo che non cercherà
di far valere le sue ragioni per rovesciare il
giudizio espresso. Probabilmente si limiterà a
chiedere i danni.
Questi sono, se mi passate l’espressione, fatti
loro. Quello che mi sembra di poter dire a caldo
ora che, tra l’altro, tecnicamente non sono più
consulente della Vocem per naturale conclusione
dell’incarico, è che il diritto amministrativo
non ha visto una delle migliori giornate.
Non faccio colpa all’ottima conduzione del dott.
Barretta che voglio, anzi, pubblicamente
ringraziare per l’equilibrio e uniformità di
giudizi e comportamenti e per la correttezza che
ha sempre mostrato. Neppure posso fare colpa
agli Enti locali che hanno espresso il loro
convincimento come era loro diritto e dovere. Se
c’è colpa è sempre di chi non è riuscito a
spiegarsi e a convincere.
Segnalo, cercando, ora che non partecipo più
alla vicenda, “l’occhio dell’osservatore”, solo
che tutto si è mosso intorno a giudizi tecnici
(soprattutto inerenti i temuti impatti sulla
salute e l’economia vinicola) privi della minima
argomentazione valida e intellegibile. Giudizi
che sono per lo più (naturalmente con qualche
eccezione) semplici affermazioni. Argomentare
significa riferirsi a sfere di senso (ad esempio
fatti del mondo, valori della comunità,
riferimenti condivisi alla sfera del giusto) in
modo comprensibile al parlante ed all’uditore e
ripercorribile nei suoi nessi interni. Significa
anche farlo nell’atteggiamento cooperativo e
rivolto alla ricerca del consenso tra ego ed
alter (ovvero parlante ed uditore). Quando
argomento devo sostanzialmente capire, secondo
la metrica di ogni sfera di senso mobilitata,
perché chiedo che la mia affermazione debba
essere tenuta per valida.
Ora, in particolare la più parte delle
affermazioni sulla salute, sia della relazione
tecnica della Provincia (non me ne voglia
l’estensore, di cui ho apprezzato l’ingente
sforzo), sia dell’ASL mi appaiono prive di tale
requisito. Affermare semplicemente, come fosse
auto evidente, che l’impianto solo perché emette
sostanze chimiche come ossidi di azoto e
anidride carbonica o perché potrebbe emettere
tracce di sostanze potenzialmente pericolose
come diossine (una vasta famiglia di molecole
non tutte tossiche) o polveri, sia gravemente
dannoso per la salute pubblica, non significa
argomentarlo in modo convincente.
Il fuoco emette tali sostanze. Il punto è come,
quando, in che quantità, dove. Se l’argomento è
rivolto (come quello dell’ASL) a sfere di senso
fattuali (cioè a stati del mondo potenziali)
deve essere riferirlo a fatti o a teorie
validate da sufficiente consenso e applicabili
al caso di specie per poter pretendere validità.
“Argomentare” avrebbe significato in tal caso:
riferire dei fattori causali del progetto
giudicati pertinenti, confrontarli con lo stato
dei luoghi, evocare un meccanismo causale
comprensibile e validarlo con riferimenti
sufficienti a teorie ed evidenze sperimentali
condivise, la cui pertinenza al caso
esplicitare.
“Argomentare” avrebbe significato anche
riferirsi esplicitamente, sviluppando un
ragionamento amministrativo, al “fatto del
diritto” che ben due decretazioni di
compatibilità ambientale erano stata già fatte e
coprivano molti degli argomenti proposti.
Il diritto amministrativo entra in campo nel
momento in cui un progetto presentato da una
società (tra l’altro invitata), rispettando la
legge e le procedure (se si leggono le leggi
giuste e se si hanno le competenze per saperle
interpretare correttamente), che ha avuto un
giudizio di compatibilità ambientale positivo,
peraltro reiterato sulla qualità dell’aria, e
una istruttoria di merito sul progetto positiva
(come abbiamo scoperto durante la Conferenza di
Servizi), viene rigettato per motivazioni tutte
ricomprese entro il perimetro della decretata
compatibilità ambientale e prive del minimo
argomento valido.
A tratti nella relazione della Provincia (che
per lo più si rivolgeva contro il lavoro della
Regione e degli Enti preposti e non contro la
società proponente), sembra si trattasse di un
ricorso al TAR. Ora, tutti sappiamo che
l’estensore aveva anche lavorato al ricorso al
TAR pendente avanzato dai Comuni e dalla
Provincia e contro il quale sia la ditta sia la
regione Campania hanno fatto opposizione; ma
questi, nell’attesa del giudizio del tribunale
amministrativo, avrebbe dovuto muovere la
seconda relazione tenendo fermo il giudizio di
compatibilità che allo stato è valido.
Altrimenti la reiterazione delle fasi
dibattimentali nel procedimento, ritornando
–peraltro con minori competenze e titolo- su
questioni già chiuse con Decreto Regionale,
violerebbe come ha fatto un principio cardine
del diritto amministrativo. Principio che sta a
presidio, come altri, del nostro ordinato vivere
insieme.
Se ad esempio in una comunità (fosse anche la
nostra famiglia) ogni questione già trattata e
risolta viene continuamente rimessa in questione
e rivista, sempre con minore precisione e
ordine, credo che l’esito generale dell’azione
comune debba ritenersi infausto.
Veramente non comprendo a che serva sottoporre
il progetto prima ad una valutazione esperta di
una commissione sugli impatti ambientali e poi
ad un giudizio (tra l’altro per ben undici
sedute istruttorie su quasi dieci mesi) tecnico
sul progetto positivo, se poi la paura
semplicemente evocata può far premio su ogni
sapere tecnico specialistico.
Il
professore di chimica dalla Federico II che
stava vicino a me nel sentire le affermazioni
dell’ASL, incredibilmente fatte proprie dall’ARPAC,
ha commentato stupito: “allora non possiamo
accendere nessun fuoco”. Senza fuochi torniamo a
prima dell’età della pietra (quando, tra
l’altro, la vita media era inferiore a trenta
anni mentre la lunga durata della vita della
quale ci gioviamo, io compreso, è un regalo
diretto della rivoluzione industriale e
dell’abbondanza che ha prodotto).
Fin qui il danno al diritto amministrativo. Di
altro non ho voglia di dire, dato che tutto o
quasi è stato già detto.
L’investimento non ci sarà. Non ce ne saranno
altri. Non credo che con queste premesse si
faranno molte fonti rinnovabili in Campania,
personalmente me ne dispiace non tanto
professionalmente (tanto ho abbastanza lavoro
dalle altre Regioni), ma come cittadino.
Saluti
Alessandro Visalli |