17 luglio 2009
Diossina e termovalorizzatori: morte economica
 

 

lunedì 09 marzo 2009

Roma, rifiuti tossici

bruciati nell'inceneritore: tredici arresti

 

Il medico: con quei fumi popolazione a rischio tumore

I danni derivanti dalla combustione di Cdr sporco? Difficili da individuare e facili da ottenere. Per inquinare il Cdr basta poco, così come poco basta per danneggiare irreversibilmente l'ambiente circostante i termovalorizzatori e i luoghi in cui finiscono le scorie del Cdr. Non è detto, poi, che indagini ad ampio spettro sull'uomo evidenzino i danni alla salute. Carlo Perucci, epidemiologo della Asl Roma E, a lavoro sugli effetti sull'uomo del ciclo dei rifiuti, ci spiega perché. Sottolineando l'importanza di studi ambientali a largo raggio in un territorio già molto inquinato come quello di Colleferro nella Valle del fiume Sacco (basso Lazio).

Quando il Cdr è inquinato? «Basta che ci finiscano dentro batterie di automobile, pile elettriche o plastiche che non siano Pet. A sporcare il Cdr ci vuole poco: è sufficiente un errore negli impianti di trattamento e preselezione».

Quali gli effetti? «Se è sporco il Cdr sono inquinati anche i fumi del termovalorizzatore e le scorie dell'incenerimento: parti che o finiscono in discariche o nei cementifici che poi li usano per produrre materiali edilizi. Non si tratta di residui da poco: il loro peso è pari al 30-60 per cento di ciò che entra nel termovalorizzatore. A rischio non è solo chi lavora con questi materiali ma soprattutto la popolazione locale e, in misura minore, chi si ritrova nel muro di casa cemento fatto con i residui inquinati».

Si rischia il tumore? «In genere fumi e scorie di Cdr inquinato contengono tracce di metalli pesanti come cadmio, mercurio, piombo, diossina. Sostanze che possono causare tumori come linfomi, sarcomi e anche mesoteliomi se viene bruciato amianto». Ma questi sono effetti evidenti... «Non esiste solo Seveso ma anche i bassi tassi di inquinamento ed effetti sulla salute rilevabili solo con studi di anni sull'uomo. Per esempio: se per il sarcoma dei tessuti molli, ci aspettiamo un'incidenza dello 0,1 per 10mila abitanti e l'incidenza sale allo 0,6 a causa dell'inquinamento, siamo comunque sotto l'uno e rilevare il danno è pressoché impossibile. Ma ciò non significa che non ci sia. A complicare i rilievi c'è la lontananza dei termovalorizzatori dai centri abitati e i tempi lunghi degli effetti dell'inquinamento».

Come si esce da questo empasse? «Bisogna esaminare tutto il ciclo dei rifiuti prima che le malattie di chi abita vicino a un inceneritore. Serve analizzare il Cdr che entra nel termovalorizzatore e i fumi che escono dalla ciminiera. Vedere cosa entra nelle discariche e cosa ne esce. Monitorare il rischio prima che studiare il danno».

Prima la terra, poi il latte e le mucche. Ora, dunque, gli esseri umani che uno studio della Asl Rm E dice essere contaminati da beta-esaclorocicloesano: un derivato del lindano. La dannazione della Valle del Sacco è l'inquinamento. Un'inquinamento che dal fiume passa alla terra, entra nella catena alimentare e finisce nell'uomo. Inquinamento che non passa: il beta-esaclorocicloesano resta nel grasso, va nel latte materno. Chi c'è l'ha dentro è più esposto a diabete, malattie del sistema riproduttivo e del sistema nervoso (parkinson). Nella Valle del Sacco su 246 persone sottoposte a screening 135, il 55%, sono risultate contaminate in maniera cronica. Abitano lungo le rive del fiume, per lo più nei comuni di Colleferro, Segni, Gavignano. Lo screening andrà avanti: altre 700 persone verranno sottoposte ad esami.

 

fonte: http://web.ticino.com/mountain/ARIA-DI-DOMANI/2005/2005-05/2005-05-export.pdf.

 


 

 

Diossina e termovalorizzatori

fonte: http://www.saluteme.it/component/content/article/50-inceneritori-diossina-termovalorizzatori.html

 

Gli inceneritori sono impianti principalmente utilizzati per lo smaltimento dei rifiuti mediante un processo di combustione ad alta temperatura (incenerimento) che dà come prodotti finali gas, ceneri e polveri.

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Negli impianti più moderni, il calore sviluppato durante la combustione dei rifiuti viene recuperato e utilizzato per produrre vapore, poi utilizzato per la produzione di energia elettrica o come vettore di calore, questi impianti sono chiamati comunemente termovalorizzatori.

Il termine termovalorizzatore, seppur di uso comune, è talvolta criticato in quanto sarebbe fuorviante. Infatti, secondo le più moderne teorie sulla corretta gestione dei rifiuti gli unici modi per “valorizzare” un rifiuto sono prima di tutto il riuso e poi il riciclo.

Oggi si usa parlare di termovalorizzatore come se questo non producesse diossina come invece avveniva con i vecchi impianti, ma la differenza tra il vecchio ed il nuovo, oltre al nome, è che negli impianti moderni le temperature sono tenute più alte per ottenere meno diossina, ma a tale scopo bisogna bruciare materiale selezionato e non mischare di tutto.

Se la temperatura non è mantenuta a 1000 gradi e più, la produzione di diossina si innalza. Vorrei ricordare ad alcuni balordi, che quando viene incendiato un cassonetto si sprigiona una quantità enorme di diossina!

Dalla bocca del sindaco di Messina Buzzanca abbiamo saputo che la raccosta differenziata è fatta per finta! Giocano come i bambini. Hanno messo tutto a tacere, la Gazzetta del Sud ne sa qualcosa?

Le zone limitrofe agli inceneritori risultano essere sempre contaminati dalla diossina, fare un inceneritore vicino alle abitazioni significa esporre la popolazione ad alti  rischi per la salute. Chi lo autorizza avrà donato la morte a decine di persone, fra cui bambini (i più vulnerabili). Il politico che sostiene queste scelte sa bene che non risponderà a nessun Giudice, alla coscienza neanche, quella l’ha sotterrata da tempo.

prosegue….

Studi epidemiologici, anche recentissimi, condotti in paesi sviluppati e basati su campioni di popolazione esposta molto vasti, evidenziano una correlazione tra patologie tumorali (sarcoma) e l’esposizione a diossine derivanti da inceneritori e attività industriali.

La diossina, come i fumi, viaggia, figuriamoci che l’inquinamento dell’aria in Cina in più occasioni raggiunge l’America del nord. L’inquinamento colpisce chi  sta attorno alla fonte, ma non solo.

In italia abbiamo circa 50 inceneritori contro i 360 dell’Europa, siamo terzi dopo la Francia e la Germania. A Messina risulta esserci 1 inceneritore. Un impianto vecchio e senza neanche il recupero di energia.  Ne vogliono fare uno nuovo di zecca. Ci sarebbero altri metodi, dalla raccolta differenziata al riciclo, comunque necessari, ma i politici trovano la strada dell’inceneritore la più semplice. Ovviamente dietro queste scelte ci sono interessi indicibili.

Il grande problema  in Italia è la trasparenza; il modo come la gente può controllare l’operato della pubblica amministrazione, gli strumenti disponibili per punire il politico e l’amministratore corrotto che se ne infischia della salute della gente sono zero. Non ha strumenti, il voto è uno strumento assai limitato. Il mondo pullula di regimi in cui si vota: Iraq, Zimbabwe, Nord Corea, …

Non è possibile conoscere il monitoraggio dell’aria  in tempo reale o con qualche giorno di ritardo, ci dicono dopo qualche anno che abbiamo respirato aria inquinata.

Una recente sentenza (c’era bisogno del Giudice!) TAR CALABRIA, Reggio Calabria, Sez. I – 14 gennaio 2009, n. 19ha stabilito che ogni cittadino ha diritto di conoscere i dati del monitoraggio dell’acqua, ovvero aria, rumore, ecc.

 

 

     

 Valle Telesina


Per intervenire: invia@vivitelese.it