28 settembre 2009
Festa dell’uva: doloroso salto dal boom all’austerity

 

24-09-2009

 

Festa dell’uva. Raccogliamo il giudizio appassionato e preoccupato di un lettore (M. P.). Lo lasciamo così come è uscito dalla sua penna, convinti che la sua incisività possa determinare una riflessione ed un dibattito su quello che è diventata la manifestazione.

 

 

 

 

 

 

“Una originale tradizione vitivinicola con origine nel ‘700 quando si celebrava la festa dell’Addolorata, ripresa poi nel ‘78 con un significato più laico ma non meno culturale, oggi diventa ed è la strage di questa tradizione, di uno stile di vita collettivo che un tempo condensava l’euforia di un paese e nel giro di alcuni anni assume le sembianze di un quartiere generale di un benessere colpito e quasi affondato. Ma la Pro-loco cosa fa? Nulla, sono solo i mestatori del caos e dell’approssimazione. Di solito di fronte alle difficoltà ci si rimbocca le maniche e ci si dà da fare, ma è un comportamento che non vale più. Di sicuro questi faticheranno a rimboccarsele; con le braccia incrociate non è facile!? Si rendono almeno conto? Far sfilare “quattro carri”: una scelta così demenziale non è difficile da immaginare se pensiamo che dietro vi sia un “unico regista”. Ma se ci fosse, sappiamo che per “castrarlo” dovrebbero usare la ghigliottina. Le facce di Solopaca sono tante e si fa fatica a raccoglierle tutte in uno spazio piccolo: sono quelle di un futuro che ha ingoiato il passato senza rancori e talvolta con spudoratezza mercantile. L’antica tradizione, icona in Campania ed altrove, dove nel momento di massimo splendore in passato lavoravano quasi quattromila persone, è stata trasformata in una Disneyland, in una gigantesca bolla speculativa. La creatività e la cultura del passato macchiata, spero non irrimediabilmente, liquidata dall’ignoranza di una politica locale dilagante, non riesce a vedere una solida zattera di salvataggio per la comunità che si avvicina a grandi passi. Buona fortuna!”

M. P.

 


 

Pro loco: nessun interesse politico, solo volontariato

26-09-2009

“Le prime righe della lettera pubblicata qualche giorno fa mi hanno provocato un po’ di malinconia, ma andando avanti nella lettura mi sono resa conto di condividere molte delle sue parole, gentile M.P., con il quale avrei piacere a parlare “de visu” considerando il fatto che siamo concittadini. Tornare a Solopaca proprio per l’occasione “Festa dell’Uva” e scoprire che dopo qualche anno è cambiato molto nella gestione, nell’entusiasmo, nella partecipazione all’organizzazione, ma l’unica cosa a restare costante è la capacità prettamente solopachese ed innata di polemizzare a braccia conserte, mi ferisce, considerando il fatto che fino a due anni fa sono stata parte integrante dell’organizzazione. Il senso della manifestazione è molto mutato nel corso degli anni, è vero, e lo spirito iniziale per certi aspetti è andato perduto, purtroppo, e condivido il suo rammarico. Ma perché prendersela sempre con la Pro Loco? Con una Pro Loco che oggi non esiste, che si limita ad essere formata da 4 persone che, durante il periodo antecedente la manifestazione “icona in Campania”, è vero, si rimboccano le maniche e tra l’organizzare la sfilata storica, quella dei carri, convincere la popolazione a partecipare attivamente, caricare sedie di plastica, ingaggiare gruppi musicali ed organizzare degustazioni, forse si dimenticano di ricordarsi lo spirito reale della festa, trascurando i particolari… beh, sfiderei chiunque a farlo. Ed in tutto questo io non leggo nessun interesse politico o qualche altra cosa che comunque vada al di là dello spirito di volontariato che, almeno in qualcuno è ancora vivo. Le dietrologie sono legittime quando non si è all’interno delle attività, e allora nel condividere la malinconia nei confronti di un’età dell’oro durante la quale lavoravano migliaia di persone e nel condannare, anzi, nel constatare la grettezza e l’ignoranza della politica locale, esorto Lei e la popolazione solopachese a svegliarvi da questo torpore culturale nel quale si giace ormai da troppo tempo e, senza voler trovare colpevoli o capri espiatori, a rimboccarvi le maniche perché, oltre a caricare sedie e distribuire acqua, c’è bisogno di chi pensa, crea e costruisce da un anno all’altro, al fine di lanciare concretamente una zattera di salvataggio alla comunità che effettivamente si avvicina a grandi passi. Buona Fortuna!”

Annalisa Gambuti

 


 
 

Valle Telesina


Per intervenire: invia@vivitelese.it