Caro Fulvio,
riguardo alle tue
osservazioni dico quanto segue:
1.
La
repressione non basta di certo: però potrebbe
agire da deterrente in posti dove i livelli di
civiltà sono ancora lontani dal necessario. Ad
esempio, sappi che abbiamo impiegato tre mesi
per rimuovere i rifiuti (soprattutto
ingombranti) dalle piazzole della fondovalle
Isclero, a causa delle elaborate procedure di
caratterizzazione e autorizzazione allo
smaltimento. Attualmente sono stati depositati
alcuni sacchetti di rsu ma non ho visto
ingombranti. Forse l’effetto deterrenza un po’
ha funzionato, anche se da solo non basta e sarà
sicuramente inutile se intanto non si realizza
il nuovo sistema;
2.
l’eliminazione del cassonetto è SEMPRE un fatto
positivo, anche se il comune facesse lavare
periodicamente i contenitori stradali (cosa
peraltro prevista in tutti i contratti di
appalto della raccolta di rifiuti solidi urbani
e sovente inattuata). Le statistiche dimostrano
che la raccolta porta a porta è lo strumento più
efficace per aumentare quantità e qualità della
raccolta differenziata. Il cassonetto stradale
non dà gli stessi effetti. Faccio notare
l’aspetto qualitativo, che è strettamente legato
alla possibilità di verificare la pratica del
singolo nucleo familiare, e quest’ultima risulta
fortemente incoraggiata se dalla buona
differenziazione venisse fuori qualche beneficio
economico;
3.
vengo pertanto al punto della tariffa integrata
ambientale (TIA), che prima o poi dovrà
sostituire la tassa sui rifiuti solidi urbani
(TARSU)[1].
Quest’ultima è profondamente ingiusta, perché è
commisurata esclusivamente alla superficie
dell’abitazione (o di altri tipi di locali),
indipendentemente dalla reale produzione di
immondizia.
La TIA
può invece tener conto di altre variabili:
valore catastale dell’immobile, numero di
componenti effettivi del nucleo familiare,
modalità della differenziazione (verifica
qualitativa e quantitativa). In altri termini,
la TIA
ha una proiezione in avanti, e mira a ridurre
progressivamente la quantità di rifiuti da
portare in discarica o incenerire, promuovendo
invece riuso e riciclo dei prodotti. Per
raggiungere questo risultato, può funzionare il
principio che chi meglio agisce più se ne
avvantaggia, poiché paga meno di chi si
disinteressa e getta tutto in maniera
indifferenziata. Anche la parte pubblica se ne
avvantaggia: se nei primi due anni il porta a
porta costa più che la raccolta stradale,
successivamente il rapporto si inverte, poiché
il comune conferirà sempre meno in discarica e
ricaverà sempre più dalle frazioni merceologiche
remunerative, tanto più riciclabili quanto
meglio differenziate. Tutto questo richiede:
raccolta porta a porta, pesatura e registrazione
delle diverse frazioni differenziate (e
naturalmente del residuo indifferenziato, unica
parte da conferire in discarica e quindi da
pagare), identificazione e rintracciabilità del
singolo sacchetto, onde disincentivare eventuali
furbetti che volessero celare l’indifferenziato
tra le frazioni nobili. Non è il mondo dei
sogni, ma nemmeno si può pensare di farlo in tre
mesi;
4.
sai bene che decenni di martellamenti
pubblicitari ci hanno reso un Paese innamorato
dell’acqua in bottiglia. Bisogna cominciare a
promuovere il consumo dell’acqua di rubinetto, a
cominciare dalle giovani generazioni. Stesso
discorso vale per la riduzione degli imballaggi.
Anche a questo stiamo lavorando, partendo da una
considerazione banale ma imprescindibile: allo
stato attuale non puoi imporre nulla agli
esercizi commerciali, ma bisogna inventarsi
forme di coinvolgimento e di incentivazione
(cosa non facile in tempi di crisi economica…);
5.
neanche io credo alle cose fino a che non le
vedo realizzate, ma per realizzarle bisogna
averle in mente; poi trasformarle in progetti
qualificati; poi
occorre confrontare
i progetti con le istituzioni e i cittadini, ed
eventualmente modificarli; poi vanno seguiti
bene, perché anche le idee migliori necessitano
di gambe su cui camminare, cioè di soldi; infine
– se tutto il resto è andato bene – bisogna che
la realizzazione degli interventi coincida con i
progetti, sennò si rischia
l’eterogenesi dei fini
e, con essa, figure barbine. Insomma, stiamo
parlando di piccoli miracoli, e sai bene che con
il paranormale io non ho un gran rapporto.
Figurati se mi faccio prendere dall’illusione.
Però qualche anno di esperienza alle spalle pure
ce l’ho, a sufficienza per dire che un passo
dopo l’altro si può raggiungere un traguardo;
6.
lo
stesso discorso vale per la centrale a biomasse.
Per fortuna nel nostro Paese esiste ancora il
principio della separazione dei poteri, per cui
il giudizio spetterà al tribunale
amministrativo. In base alle risultanze si
deciderà quale altra azione (eventualmente)
intraprendere. Per inciso: il ricorso è stato
depositato lo scorso 11 gennaio, ed è ovvio che
ancora non se ne possa sapere nulla. Rimango
dell’avviso che un voto unanime esprima una
posizione molto forte: solo pochi mesi fa le
condizioni della Provincia non sarebbero state
così agevoli, per tutti noi. Non si tratta di
una semplice speranza, ma di un fatto. Poi
potrebbe essere insufficiente (chi lo può
escludere?), ma intanto è così. Quali altre
amministrazioni presenteranno ricorso?
Ti abbraccio.
Gianluca
[1]
Si veda a tal proposito il decreto
legislativo n. 152/2006, art. 328.
L’applicazione di tale previsione è
stata rinviata di anno in anno.
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