Una esperienza davvero straordinariamente umana
di carità e umiltà.
Appena saranno disponibili invieremo le foto;
sono partito di nuovo per questo fine settimana.
Saluti vivissimi e di cuore agli amici di
sempre.
Antonio Alterio
E’
doveroso iniziare così: i cittadini di Onna e la
famiglia Colaiuda ringraziano tutti Voi. Noi del
Gigante Buono, ringraziamo tutti Voi ed in
particolare la famiglia Mainolfi Saby e la mamma
Luana, la famiglia della maestra Papa Antonella,
la Famiglia Sanzari Giuseppe e Giovanna e la
famiglia del “ grande “ Peppe Cermola e Mara.
E’
l’ulteriore esempio concreto e testimonianza
Vera che in sinergia di può fare dare, donare e
costruire di più e meglio.
Iniziamo la comunicazione con la gratitudine ,
il ringraziamento e la gioia che Marzia, Orazio,
Alessandro , Lucia, la piccola Francesca e
Micael mandano ai nostri donatori. Come si
diceva nella prima comunicazione facce, persone,
gente che noi abbiamo incontrato , conosciuto a
cui abbiamo stretto la mano. Grazie infinite a
tutti Voi che avete donato.
A
distanza di un po’ di giorni dall’”evento
terremoto” è bastato vedere Onna da vicino,
appena arrivati abbiamo avuto un grosso pugno
nello stomaco, tutt’intorno il deserto, una
cittadina relegata ad una memoria monumentale,
ma rimane straordinariamente vivo e
comunicativo: la forza di conservazione delle
radici profonde di queste persone legate alle
proprie tradizioni, alla memoria storica
all’anima di questa terra.
Depositiamo le provviste in un magazzino
attrezzato per l’occasione e un po’ ci
rallegriamo quando appena finito vediamo che si
è riempito, pensiamo in quel momento ad un
patrimonio vivo a cui molte persone attingono ,
quando sollecitate come si deve, la passione
trasmessa e adeguatamente sviluppata l’avevamo
già sperimentata in diversi anni con la Giornata
del Fanciullo ricordate?
Un’unica voce, meravigliosa , la visione di
un’umanità fraterna amica libera e in pace,
davvero comune è unita nel luogo di abitabilità
di tutti, della dignitosa e giusta convivenza
delle diversità, del dialogo dei linguaggi, del
generoso soccorso e servizio: espressione della
pura bellezza dell’atto creativo :”l’uomo”,
punto più alto di convergenza tra la passione di
Dio e la passione degli uomini.
Ci
salutiamo e ci portiamo su L’Aquila con la
promessa che tra venti, venticinque giorni ci
rivedremo ad Onna, pertanto avvisiamo i
cittadini,
gli amici e tutta la comunità che
continua la raccolta PRO ABRUZZO
dell’Associazione IL GIGANTE BUONO.
I cittadini di ONNA hanno bisogno di :
SALVIETTINE IGIENICHE
-CARTA IGIENICA-
DENTRIFICI
-SPAZZOLINI DA DENTI
-ASSORBENTI
-LENZUOLA
-COPERTE
–SAPONE ECC…ECC…
Alimenti: PRODOTTI A LUNGA SCADENZA
TONNO
FAGIOLI
PISELLI
SIMMENTHAL
FAGIOLINI ECC ..ECC..
Iniziamo a preparare anche l’estivo; si
raccomanda di selezionare solo quella in
buono stato e di donare abbigliamento nuovo.
Due i punti di raccolta:
Presso l’abitazione dei coniugi Alterio Via
Garibaldi 14 Telese Terme
Presso l’abitazione dei coniugi Cermola Via
Nazionale Amorosi
Chi abbiamo accolto
La famiglia Colaiuda proveniente
dall’Aquila.
Francesco Colaiuda e mamma Giuseppina da
tutti noi affettuosamente chiamata “nonna”
per la sua giovane verve, solo 80 anni, e
tanta vita vissuta. Francesco,
laureato in scienze della Formazione ed in
Scienze religiose presso la facoltà statale
della sua città , mostrando così un grande
interesse per l’arte sacra. Alcune di esse
(dipinti e sculture) sono collocate presso
il Monastero Premostratense di S.Antimo a
Montalcino Siena, nella Chiesa Ortodossa
Uniate di Roma e tante altre, nel 2005
ha vinto la seconda edizione del Premio
Nazionale di Poesia e Disegno "I sentieri
dell’anima", di cui si è interessata la
redazione di Radio Vaticana che ha trasmesso
una sua intervista. Grazie all’associazione
La Pupilla Dell’Aurora e alla collaborazione
del Gigante Buono sono nel Conventino di
Massa di Faicchio diretto da Padre Diego. |
Continua l’esperienza, vissuta con semplicità ,
carità e amore condivisa con tanti, molti amici
di percorso. Volevo condividere e comunicare
l’esperienza di una giornata vissuta a L’Aquila
in attesa che all’amico Francesco, i Vigili del
Fuoco procedevano alla verifica dell’abitazione.
A
l’Aquila insieme a Peppe Cermola, Peppe Sanzari,
padre Diego, nonna Giuseppina e mia moglie Maria
arriviamo e parcheggiamo accanto a palazzi
squarciati che sembrano apparentemente non aver
subito granché.
Gente, tantissima gente in strada; abbiamo
lasciato da poco Onna; ci guardiamo, non
parliamo, è lo sguardo a farla da padrone,
temiamo il peggio. Ci tranquillizziamo poiché ci
diranno che sono iniziate le verifiche.
Un
pensiero su tutti: è bastato un terremoto per
far riavvicinare la gente, per far rivivere i
quartieri, tutto ciò confermato dalle persone
del posto, gente che si abbraccia, che si
rincontra, che piange, si accarezza, si parla.
Che assurdo in tempi di normalità tutto ciò non
c’è mica tanto.
Intanto eccola, avvertiamo la scossa: è quella
che farà registrare il valore di 3.8 di
intensità.
La
presenza e la normalità di queste persone, che
appena ti avvicini parlano, cariche di fascino
di seduzione, con immagini e descrizioni che
stai vivendo lì, accanto a loro. La nube che
avvolge e vela, il silenzio che fascia le cose e
ne rivela la verità; il vento leggero che
ravviva la fede e consolida la coscienza; il
fuoco che arde per incenerire e rinnovare; la
luce che abbacina e conforta; la mano che
stringe, costringe, che eleva e abbatte, pietosa
e giusta.
Ed
è soprattutto Verbo, parola che crea e contiene
ogni cosa, Verbo sostanza di tutto il Creato,
Verbo, segreto di ogni parola; Verbo sempre
veniente che scende per insediarsi in ogni cuore
di carne e diventarvi sorgente del sogno, del
dono, della fraternità, dell’accoglienza.
Decidiamo in attesa di aspettare di vincere la
paura, con coraggio, credetemi molto coraggio,
entriamo. Dintorno tutte crepe, materiali
divelti, la scala un po’ spezzata, brandelli
d’intonaco, calcinacci pietre pendolanti,
entriamo. Nell’appartamento di Francesco, tutto
per terra. Ci interessa fra le tante cose di
recuperare qualche indumento, l’apparecchio di
terapia di nonna Giuseppina e qualche effetto
personale, i ricordi anche quelli più cari di
una vita vissuta in quella casa saranno solo
un’altra storia da raccontare, di una vita
vissuta con speranza da una donna che ha perso
un figlio a soli 13 anni di età.
Qualche coperta che poi diventano tante perché
Peppe ha un’intuizione geniale per sistemare i
“quadri” di Francesco nel furgone. Iniziamo a
scendere i quadri e non vi nascondo che le gambe
iniziano a tremare all’idea che quella toccata e
fuga non è la sola e ultima. Dentro dobbiamo
tornare ancora, e poi ancora e poi… la terra
continua a tremare con scosse piccole per loro
quasi inavvertibili, ma per noi no. Finalmente
finiamo l’ultima cosa che tiriamo fuori è la
statua della Madonna di Lourdes di nonna
Giuseppina.
Continuano le verifiche e intanto l’atmosfera
diventa spettrale, molte tante troppe abitazioni
vengono chiuse. Per recuperare qualche cosa di
importante da oggi in poi bisogna rivolgersi ed
essere accompagnati dai Vigili del Fuoco. Si fa
sera dopo una veloce visita a Tornimparte dove
ci sono altri sfollati.
Amici, si riparte alla volta di Telese, si
torna. Alle 19,30 ancora una scossa di rilievo,
la notizia l’ascoltiamo alla radio. In una
giornata i nostri amici in Abruzzo convivono con
10/15 scosse al giorno.
Con la sera la sensazione è di un sentirsi
perduto, vivi la solitudine di un incedere
laborioso e drammatico dentro la vicenda umana e
cosmica. Senti la pressione del male, di tutti i
mali che affliggono l’umanità: dalla miseria
alla fragilità, e grida… Dio pare sordo, al di
là delle nubi: solo l’invisibile relazione che
soggiace a tutto e tutto sostiene, come un filo
rosso intessuto dal paziente e folle Amore,
giustifica la libera impresa umana e orienta la
mente attenta e vigile. Il mare dell’esistente è
l’eco e il richiamo di questa invisibile ma
reale presenza.
La
sensazione d’infinito che ne deriva porta a Dio.
L’esistere delle cose, il loro pulsare,
avvertito dalla fraterna carità umana, del vero
credente, fa da contrappeso alla fatica, al
travaglio di sostenere quanto sembra piuttosto
segno di assenza e che io definisco “luce
tenebrosa”.
Di
cuore permettetemi, non potevo essere più breve,
abbiamo sperimentato la Presenza del servizio,
la missione di “andare in tutto il mondo a due a
due per annunciare il vangelo…un imperativo di
amore verso le creature, i fratelli.
Missione intesa come “mandato” per annunciare
con la parola le opere e le azioni e con
l’esempio una “novella” sempre originale
incarnata nella quotidianità del servizio. Ci
siamo presentati con una disarmante semplicità
convinti che l’unità alla fecondità del “bene”,
sia una sorgente di mediazione in grado di
trasformare i cuori più duri. La testimonianza
“fatta servizio”, oltre a contribuire a fare
comunione e comunità è stata e sarà l’arma
vincente per raggiungere e aiutare i non
credenti alla conversione del cuore.
Prima di lasciarvi questa umile e misera
esperienza, un ultimo esempio per la
riflessione, con la speranza e l’ardente
preghiera che Sua Eccellenza Reverendissima
Vescovo Michele De Rosa possa concedermi
l’ascolto in forma privata. Per l’esempio mi
aiuterò con una convinzione il dono della vita
che è la cosa più preziosa che abbiamo: tutti
desiderano la vita. Non sempre (per età, per
malattia) si è in condizione di vivere.
Stabilire i confini tra vita e morte non è
facile: la regola d’oro è essere accanto alle
persone sempre e comunque, soprattutto quando
sono in estrema difficoltà.
Non è affatto uguale morire soli e disperati o
essere serenamente pronti a lasciare il mondo.
Pensare alla morte, oltre che alla vita, ci
aiuta ad accettare la nostra condizione di
creature: nel segno di Dio che ci accoglie. Sua
Eccellenza Reverendissima noi non solo abbiamo
accolto, non solo stiamo testimoniando, stiamo
sperimentando come lo Spirito Santo soffia dove
vuole “Dio” e continueremo a condividere la
nostra esperienza di vita e di fede e di
metterci in ascolto di quella degli altri.
Percorreremo così un breve tratto di strada
assieme, per poi ripartire lungo le strade del
mondo e portare a tutti la salvezza che ci è
stata donata.
Antonio Alterio Alterio
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