18 aprile 2009
Telese, filo diretto con l'Abruzzo
Antonio Alterio

 

 

Una esperienza davvero straordinariamente umana di carità e umiltà.

Appena saranno disponibili invieremo le foto; sono partito di nuovo per questo fine settimana.

Saluti vivissimi e di cuore agli amici di sempre.

Antonio Alterio

 

E’ doveroso iniziare così: i cittadini di Onna e la famiglia Colaiuda ringraziano tutti Voi. Noi del Gigante Buono, ringraziamo tutti Voi ed in particolare la famiglia Mainolfi Saby e la mamma Luana, la famiglia della maestra Papa Antonella, la Famiglia Sanzari Giuseppe e Giovanna e la famiglia del “ grande “ Peppe Cermola e Mara.

 

E’ l’ulteriore esempio concreto e testimonianza Vera che in sinergia di può fare dare, donare e costruire di più e meglio.

 

Iniziamo la comunicazione con la gratitudine , il ringraziamento e la gioia che Marzia, Orazio, Alessandro , Lucia, la piccola Francesca e Micael mandano ai nostri donatori. Come si diceva nella prima comunicazione facce, persone, gente che noi abbiamo incontrato , conosciuto a cui abbiamo stretto la mano. Grazie infinite a tutti Voi che avete donato.

 

A distanza di un po’ di giorni dall’”evento terremoto” è bastato vedere Onna da vicino, appena arrivati abbiamo avuto un grosso pugno nello stomaco, tutt’intorno il deserto, una cittadina relegata ad una memoria monumentale, ma rimane straordinariamente vivo e comunicativo: la forza di conservazione delle radici profonde di queste persone legate alle proprie tradizioni, alla memoria storica all’anima di questa terra.

 

Depositiamo le provviste in un magazzino attrezzato per l’occasione e un po’ ci rallegriamo quando appena finito vediamo che si è riempito, pensiamo in quel momento ad un patrimonio vivo a cui molte persone attingono , quando sollecitate come si deve, la passione trasmessa e adeguatamente sviluppata l’avevamo già sperimentata in diversi anni con la Giornata del Fanciullo ricordate?

 

Un’unica voce, meravigliosa , la visione di un’umanità fraterna amica libera e in pace, davvero comune è unita nel luogo di abitabilità di tutti, della dignitosa e giusta convivenza delle diversità, del dialogo dei linguaggi, del generoso soccorso e servizio: espressione della pura bellezza dell’atto creativo :”l’uomo”, punto più alto di convergenza tra la passione di Dio e la passione degli uomini.

 

Ci salutiamo e ci portiamo su L’Aquila con la promessa che tra venti, venticinque giorni ci rivedremo ad Onna, pertanto avvisiamo i cittadini,

gli amici e tutta la comunità che 

continua la raccolta PRO ABRUZZO dell’Associazione IL GIGANTE BUONO.

 

I cittadini di ONNA hanno bisogno di :

SALVIETTINE IGIENICHE

-CARTA IGIENICA-

DENTRIFICI

-SPAZZOLINI DA DENTI

-ASSORBENTI

-LENZUOLA

-COPERTE

–SAPONE ECC…ECC…

 

Alimenti: PRODOTTI A LUNGA SCADENZA

TONNO

FAGIOLI

PISELLI

SIMMENTHAL

FAGIOLINI ECC ..ECC..

 

Iniziamo a preparare anche l’estivo; si raccomanda di selezionare solo quella in buono stato e di donare abbigliamento nuovo.

 

Due i punti di raccolta:

 

Presso l’abitazione dei coniugi Alterio Via Garibaldi 14 Telese Terme

Presso l’abitazione dei coniugi Cermola Via Nazionale  Amorosi

 

Chi abbiamo accolto

La famiglia Colaiuda  proveniente dall’Aquila.

Francesco Colaiuda e mamma Giuseppina da tutti noi affettuosamente chiamata “nonna” per la sua giovane verve, solo 80 anni, e tanta vita vissuta.  Francesco, laureato in scienze della Formazione ed in Scienze religiose presso la facoltà statale della sua città ,  mostrando così un grande interesse per l’arte sacra. Alcune di esse (dipinti e sculture) sono collocate presso il Monastero Premostratense di S.Antimo a Montalcino Siena, nella Chiesa Ortodossa Uniate di Roma e tante altre,  nel 2005 ha vinto la seconda edizione del Premio Nazionale di Poesia e Disegno "I sentieri dell’anima", di cui si è interessata la redazione di Radio Vaticana che ha trasmesso una sua intervista. Grazie all’associazione La Pupilla Dell’Aurora e alla collaborazione del Gigante Buono sono nel Conventino di Massa di Faicchio diretto da Padre Diego.

 

 

 

Continua l’esperienza, vissuta con semplicità , carità e amore condivisa con tanti, molti amici di percorso. Volevo condividere e comunicare l’esperienza di una giornata vissuta a L’Aquila in attesa che all’amico Francesco, i Vigili del Fuoco procedevano alla verifica dell’abitazione.

 

A l’Aquila insieme a Peppe Cermola, Peppe Sanzari, padre Diego, nonna Giuseppina e mia moglie Maria arriviamo e parcheggiamo accanto a  palazzi squarciati che sembrano apparentemente non aver subito granché.

 

Gente, tantissima gente in strada; abbiamo lasciato da poco Onna; ci guardiamo, non parliamo, è lo sguardo a farla da padrone, temiamo il peggio. Ci tranquillizziamo poiché ci diranno che sono iniziate le verifiche.

 

Un pensiero su tutti: è bastato un terremoto per far riavvicinare la gente, per far rivivere i quartieri, tutto ciò confermato dalle persone del posto, gente che si abbraccia, che si rincontra, che piange, si accarezza, si parla. Che assurdo in tempi di normalità tutto ciò non c’è mica tanto.

 

Intanto eccola, avvertiamo la scossa: è quella che farà registrare il valore di 3.8 di intensità.

 

La presenza e la normalità di queste persone, che appena ti avvicini parlano, cariche di fascino di seduzione, con immagini e descrizioni che stai vivendo lì, accanto a loro. La nube che avvolge e vela, il silenzio che fascia le cose e ne rivela la verità; il vento leggero che ravviva la fede e consolida la coscienza; il fuoco che arde per incenerire e rinnovare; la luce che abbacina e conforta; la mano che stringe, costringe, che eleva e abbatte, pietosa e giusta.

 

Ed è soprattutto Verbo, parola che crea e contiene ogni cosa, Verbo sostanza di tutto il Creato, Verbo, segreto di ogni parola; Verbo sempre veniente che scende per insediarsi in ogni cuore di carne e diventarvi sorgente del sogno, del dono, della fraternità, dell’accoglienza.

 

Decidiamo in attesa di aspettare di vincere la paura, con coraggio, credetemi molto coraggio, entriamo. Dintorno tutte crepe, materiali divelti, la scala un po’ spezzata, brandelli d’intonaco, calcinacci pietre pendolanti, entriamo. Nell’appartamento di Francesco, tutto per terra. Ci interessa fra le tante cose di recuperare qualche indumento, l’apparecchio di terapia di nonna Giuseppina e qualche effetto personale, i ricordi anche quelli più cari di una vita vissuta in quella casa saranno solo un’altra storia da raccontare, di una vita vissuta con speranza da una donna che ha perso un figlio a soli 13 anni di età.

 

Qualche coperta che poi diventano tante perché Peppe ha un’intuizione geniale per sistemare i “quadri” di Francesco nel furgone. Iniziamo a scendere i quadri e non vi nascondo che le gambe iniziano a tremare all’idea che quella toccata e fuga non è la sola e ultima. Dentro dobbiamo tornare ancora, e poi ancora e poi… la terra continua a tremare con scosse piccole per loro quasi inavvertibili, ma per noi no. Finalmente finiamo l’ultima cosa che tiriamo fuori è la statua della Madonna di Lourdes di nonna Giuseppina.

 

Continuano le verifiche e intanto l’atmosfera diventa spettrale, molte tante troppe abitazioni vengono chiuse. Per recuperare qualche cosa di importante da oggi in poi bisogna rivolgersi ed essere accompagnati dai Vigili del Fuoco. Si fa sera dopo una veloce visita a Tornimparte dove ci sono altri sfollati.

 

Amici, si riparte alla volta di Telese, si torna. Alle 19,30 ancora una scossa di rilievo, la notizia l’ascoltiamo alla radio. In una giornata i nostri amici in Abruzzo convivono con 10/15 scosse al giorno.

 

Con la sera la sensazione è di un sentirsi perduto, vivi la solitudine di un incedere laborioso e drammatico dentro la vicenda umana e cosmica. Senti la pressione del male, di tutti i mali che affliggono l’umanità: dalla miseria alla fragilità, e grida… Dio pare sordo, al di là delle nubi: solo l’invisibile relazione che soggiace a tutto e tutto sostiene, come un filo rosso intessuto dal paziente e folle Amore, giustifica la libera impresa umana e orienta la mente attenta e vigile. Il mare dell’esistente è l’eco e il richiamo di questa invisibile ma reale presenza.

 

La sensazione d’infinito che ne deriva porta a Dio. L’esistere delle cose, il loro pulsare, avvertito dalla fraterna carità umana, del vero credente, fa da contrappeso alla fatica, al travaglio di sostenere quanto sembra piuttosto segno di assenza e che io definisco “luce tenebrosa”.

 

Di cuore permettetemi, non potevo essere più breve,   abbiamo sperimentato la Presenza del servizio, la missione di “andare in tutto il mondo a due a due  per annunciare il vangelo…un imperativo di amore verso le creature, i fratelli.

 

Missione intesa come “mandato” per annunciare con la parola le opere e le azioni e con l’esempio una “novella” sempre  originale incarnata nella quotidianità del servizio. Ci siamo presentati con una disarmante semplicità convinti che l’unità alla fecondità del “bene”, sia una sorgente di mediazione in grado di trasformare i cuori più duri. La testimonianza “fatta servizio”, oltre a contribuire a fare comunione e comunità è stata e sarà l’arma vincente per raggiungere e aiutare i non credenti alla conversione del cuore.

 

Prima di lasciarvi questa umile e misera esperienza, un ultimo esempio per la riflessione, con la speranza e l’ardente preghiera che Sua Eccellenza Reverendissima Vescovo Michele De Rosa possa concedermi l’ascolto in forma privata. Per l’esempio  mi aiuterò  con una convinzione il dono della vita che è la cosa più preziosa che abbiamo: tutti desiderano la vita. Non sempre (per età, per malattia) si è in condizione di vivere. Stabilire i confini tra vita e morte non è facile: la regola d’oro è essere accanto alle persone sempre e comunque, soprattutto quando sono in estrema difficoltà.

 

Non è affatto uguale morire soli e disperati o essere serenamente pronti a lasciare il mondo. Pensare alla morte, oltre che alla vita, ci aiuta ad accettare la nostra condizione di creature: nel segno di Dio che ci accoglie. Sua Eccellenza Reverendissima noi non solo abbiamo accolto, non solo stiamo testimoniando, stiamo sperimentando come lo Spirito Santo soffia dove vuole “Dio” e  continueremo a condividere la nostra esperienza di vita e di fede e di metterci in ascolto di quella degli altri.

 

Percorreremo così un breve tratto di strada assieme, per poi ripartire lungo le strade del mondo e portare a tutti la salvezza che ci è stata donata.

 

 

Antonio Alterio  Alterio

 

 

 

 

 

     

 Valle Telesina


Per intervenire: invia@vivitelese.it