Amici di
ViviTelese, Concittadini, ma soprattutto
Giovani, solo ieri sono venuto in possesso,
grazie a Nicola e Maria Teresa Di Santo, di un
documento recuperato da moderni mezzi di
archiviazione che, oltre a rappresentare un
momento significativo della storia della nostra
Cittadina, mi sembra possa essere custodito come
alto insegnamento di senso civico.
Ve lo offro con
il sincero intento di favorire pacate
riflessioni che facciano giustizia di
anacronistici distinguo su appartenenze. Io
credo che il documento, che riporta interventi
di Sanniti (uno nostro compianto Concittadino)
di cui non si possa che essere fieri, possa
aiutare in particolare i giovani ad esigere la
libertà di coltivare con passione un’idea,
qualunque essa sia, purché frutto di libero
convincimento e non risultato di manipolazioni
miranti all’accattivante affermazione di
interessi terzi.
Discorso di
Almirante tenuto a Telese per la
celebrazione del
50° anniversario
dell'autonomia del nostro comune il 3 ottobre
1984
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La mia
generazione troppo spesso ha dovuto soccombere
ai colpi di una classe dirigente che, solo negli
unici momenti di bisogno del consenso, si è
presentata come esclusiva garante del “sol
dell’avvenire”.
Con grande fatica
si è rialzata sempre con l’unico caparbio
intento di testimoniare l’incrollabile fede in
valori che non restino relegati nell’angusta
categoria della predica, ma trovino apoteosi
nella quotidianità della pratica.
In piedi ancora
quindi, e con il prezzo che si deve ad un futuro
che si accorcia, vi porgiamo il testimone che
possa confortare il sacrificio da sopportare per
espugnare il tempio della politica e liberarlo
una buona volta dai troppi mercanti che ancora
lo affollano.
Io non ho potuto
vantare il privilegio di una madre che aiutasse
la maturazione della mia cristianità; ho però
avuto la fortuna di abbeverarmi, con rare
infauste eccezioni, all’esempio di chi ha
concretamente rimosso il tanto bene prodotto,
restando per tutta la vita a riflettere con
rammarico a quello che gli è sembrato
l’improbabile male fatto.
Con credenziali
di questi sentimenti son certo che il Prof.
Luigi Di Vico (più confidenzialmente Gino) non
avrà da “vergognarsi” della mia frequentazione
(non foss’altro perché, essendo io nato nel
1946, non ho avuto tempo per indossare il fez!),
ma in omaggio all’onestà intellettuale che Lo
caratterizza saprà apprezzare quel poco di
positivo che a volte anche qualcuno come me
riesce a produrre.
Grazie ancora a
Nicola e Maria Teresa che hanno aderito, con
fatica per riservatezza, alla mia idea di
attualizzare l’impegno del Padre, Avv. Giovanni
Di Santo, che tanta passione dedicò alla giusta
valorizzazione della Sua gente.
A tutti un
fraterno abbraccio. Alessandro
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