Mestieri
in estinzione nella piccola Italia
Pastorali natalizie nel Dna di un operaio specializzato dell’industria
metalmeccanica
La sua famiglia, da
tre generazioni costruisce lo strumento tipico dei pastori
LO STRADIVARI DELLA
ZAMPOGNA
Giacomo Ianniello, con
il figlio Vincenzo, oltre a costruire, suona con successo il
tradizionale strumento
Pelli di capra, canne, fusti d’ulivo e ciliegio, per ottenere la sempre
attesa colonna sonora del Natale
San Clemente
(Caserta)-
Zampogna, dal greco synfhonia, che vuole significare sinfonia, concerto.
Strumento musicale ad ancia, simile alla cornamusa, tipico dei pastori
dell’Italia centro-meridionale, costituita da una sacca di pelle, con
funzione di mantice, dove l’aria viene immessa mediante un’apposita
canna, e in cui sono innestate una canna ad ancia, per eseguire la
melodia e una o più altre con funzione di bordone. Questa la sintetica
descrizione del termine, tratta da un comune vocabolario. Per capirne di
più, abbiamo incontrato, uno dei pochi costruttori di zampogne.
Lo abbiamo trovato a San Clemente, una
frazione di Caserta, che sorge ai piedi dei Monti Tifatini, rosicchiati
malamente da grandissime cave di pietrisco.
ATELIER DELLA ZAMPOGNA
Altro che bottega di Mastro
Geppetto! Il suo è considerato un vero e proprio atelier della
zampogna. Uno strumento semplice, rivalutato e griffato da Giacomo
Ianniello, 46 anni, fisico massiccio, occhi azzurri, nome conosciuto
tra i pochissimi addetti ai lavori, sparsi nell’intera penisola.
Una
splendida famiglia la sua, formata dalla moglie Michela, tre figli,
Vincenzo, 14 anni, Anna Lucia, 13 anni(due piccoli geni a scuola,
hanno la media del 10) e Gabriele quasi 4 anni, cresciuti a colpi di
biberon e ciaramella(fedele compagna della zampogna). Tutti affetti
dalla “zampognite”, contratta in tenera età.
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Operaio specializzato, in una fabbrica della zona- dove si
costruiscono treni di ultima generazione, con una grande passione:
costruire e suonare zampogne, portate in tour nel periodo natalizio.
Passione ereditata, con il fratello Ciro, da papà Vincenzo e nonno
Giacomo- trasmessa in seguito ai rispettivi figli, rigorosamente,
chiamati come il nonno.
“Il mio amore per la zampogna-sottolinea Giacomo-
sbocciò che ero bambino: ricordo in particolare una ciaramella,
quasi completamente distrutta- resa funzionante, grazie all’impegno
e la forza di volontà.
Da allora è stato un crescendo continuo”-rileva
lo stilista delle pastorali natalizie- acclamato musicista in coppia
con il fratello Ciro.
Binomio che si ripete con i due Vincenzo(cugini)- spesso
accompagnati da Anna Lucia, la secondogenita, che suona la
ciaramella, oltre al clarinetto in una banda musicale della zona."
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A casa mia è sempre Natale- dice Giacomo- la zampogna
e la ciaramella- sono sempre montate- pronte all’uso: la novena, la
zampogna e le ciaramelle, rappresentano la nostra vita”.
La
regina della casa è lei, la zampogna- adagiata dolcemente sul
salotto, dal primogenito, che “sale in cattedra con papà Giacomo”,
mostrando a seguire il vasto campionario di ciaramelle, canne e
doppie ance, otre, campane(pezzi da assemblare dello strumento)
“che non esistono in commercio- è tutto
personalizzato”-precisano
in sincronia.
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“La pelle di capra- spiegano i due- serve per fare
l’otre, utilizzabile dopo la conciatura ed essiccazione- servono poi
le canne, il fusto d’ulivo, il ciliegio per la campana, l’ancia, che
produce la dolce melodia-sinfonia”.
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Personaggio straordinario, ex campione di culturismo(foto a lato),
nel palmares, cinque campionati d’Italia vinti consecutivamente,
terzo classificato agli europei, due film girati diretti da
altrettanti noti registi, Giacomo- da molti è definito “Lo
Stradivari della Zampogna” .
TRONCHI STAGIONATI E DOLCI MELODIE
Da
anni, costruisce strumenti di eccellente qualità, zampogne doc(il
violino dei poveri), che deliziano, chi assiste ai suoi spettacoli,
richiesti da organizzatori di feste, associazioni ed esponenti di
Rotary Club.
Innumerevoli le partecipazioni a gare e manifestazioni: una vetrina
che scoppia di coppe, trofei, medaglie e riconoscimenti, ottenuti in
diverse località dello “Stivale”.
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Nel
suo “atelier”, prossimo al trasloco: spiccano il tornio, i trapani,
scalpelli, cartavetro ed altri utensili, per Giacomo non
fotografabili, perché non allineati come lui predilige.
“Mi piace l’ordine, che adesso manca perché
il laboratorio è in via di trasferimento”-
dice- dirigendosi all’esterno, in un angolo del giardino, usato per
stagionare tronchi di legno d’ulivo, ciliegio e canne- che vedresti
più ardere in un camino:
“Trasformati con olio di gomito- sottolinea Giacomo-
in luccicanti strumenti, che uniti alle pelli di capra, anch’esse a
ventilare, emetteranno dolci melodie, per la prima novena,
programmata per la Festa dell’Immacolata, che cade come di consueto
l’otto dicembre.
Tra qualche giorno cominciamo la nuova stagione-
conclude il patron dell’atelier della zampogna: si comincia con il
legno, sarà poi la volta delle pelli, per arrivare a fine novembre,
con gli strumenti accordati e pronti all’uso, per la pastorale di
Natale, preceduta da esibizioni in manifestazioni, feste e
concerti”. |
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Per intervenire:
invia@vivitelese.it
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