Un'oasi di pace - 10-03-04 - Antonio Reodolfo Mongillo

 

 

QUALCHE RIFLESSIONE

UN’OASI DI PACE

Chi dovesse entrare dal Ponte Lavello nel territorio di Cusano Mutri, penserebbe di essere capitato in un mondo a parte, ove tutto è immutato nella sua naturalezza.

Si soffermi per un attimo il visitatore sul Ponte per rimirare le millenarie acque che, scorrendo impetuosamente, hanno scavato nella dura roccia l’alveo di circa venti metri di profondità, quasi a nascondersi: acque tumultuose che con forza, hanno schiuso le arcane porte delle potenze naturali.

L’occhio rimane attonito a tanto splendore, ! E continuando, di bellezze in bellezze, eccoci in un borgo vetusto dal cuore ancora più antico, Civitella Licinio, con i suoi alti,annosi e svettanti castagneti adagiati, là, sul dorso della montagna che mena alla Fontana Campo. Ci si soffermi silenziosamente davanti al tiglio gigantesco davanti alla chiesa di San Bartolomeo. Si resti in contemplazione estatica davanti al lavoro dell’uomo che ha voluto nei secoli passati costruire una casa- rifugio su una roccia sporgente lungo il corso del rio Titerno che tanta storia asconde.

Chi, in primavera, venisse nella Valle Cusanese , potrebbe rimanere estasiato dalle bellezze della valle dell’alto Titerno, dalle sue limpide acque sgorganti dalle cime innevate del Monte Mutria o dallo sperone di roccia su sui si erge la Civita Cusanese: una forra incavata tra alte montagne con le fresche acque in cui, tranquilli, i pesci e i gamberi vanno a passeggio, mentre sulle rive fiori di campo ed erbe profumate inebriano il pensoso ascoltatore della natura amica.

Girandosi, egli, può situare il suo sguardo fin su la cima del Monte Cigno, nelle cui cavità, forse, trovava ricovero il laborioso uomo dalla barba robusta che fuoriusciva dagli antri a pascolare il suo gregge di pecore e capre, mentre l’orso, il cinghiale,il lupo, i cervi e altri animali solitari o in gruppi andavano a brucare l’erba fresca o a caccia di animali. Che spettacolo se solo si desse spazio alla fantasia creativa! Che spettacolo si aprirebbe a quelle menti tecnocratiche del mondo di oggi che rifuggono la natura, la distruggono e più non si accorgono che si autoannientano.

Continuando il percorso, si arriva nel centro di Cusano Mutri, dalle stradine strette e, a volte, anguste che portano a Piazza Lago, vicino alla quale si ergeva severo il castello ormai diruto e a lato del quale la bella chiesa di San Giovanni riposa sulle pietre avite: dentro si ammirano capolavori artistici di chiara fama. Uno sguardo al Calvario, romitorio medioevale, dalla Via Crucis più bella di quella di Faicchio, pure essa antica e snodantesi lungo un percorso in ascesa con edicole religiose.

Il viaggiatore stanco e attonito da tanta bellezza, si riposi alla fine del suo viaggio all’ombra dei faggi ultrasecolari di Bocca della Selva, dopo aver visitato il Parco geopaleontologico di Pietraroja, presepio a 830 metri di altezza. E se, dovesse essere fortunato, in inverno, con la neve alta due metri può dare libero sfogo al suo corpo con lo sci di fondo o di media pista.

Perciò al lettore del libro AVVENTURA VERDE, voluto dalla Scuola Cusanese, dalla Comunità Montana del Titerno, dall’Amministrazione Comunale di Cusano Mutri, ci pregiamo di indicare i percorsi tracciati dagli alunni e dalla professoressa Guerra Antonietta; lo invitiamo a studiare gli alberi che parlano, a dare uno sguardo alla vegetazione lussureggiante, ai tre giganti del Matese con la loro circonferenza di circa 5,10 m, a sentire la grande e prolungata sinfonia dei rumori della foresta, ad olezzarsi con gli odori teneri e profumati delle Orchidee, del timo, dell’origano, della maggiorana. Si faccia accarezzare dallo zefiro sereno di primavera, e, nelle lunghe notti d’estate, sentire il verso del cuculo mentre la luna argentea propone dolci parole di un amore di gioventù.

Tu, giovane, abbi cura di quest’ambiente caro a poeti e scrittori, a scienziati e ricercatori che per valli e convalli vanno alla ricerca di angoli solitari a meditare la loro poesia o la loro scienza: non gettare cartacce, non deturpare, non tediare con il fracasso e il nonsenso del tuo agire. Pensi e rifletti che alla natura ci sono voluti molti secoli per regalarti questo paradiso, queste eriche variopinte, i gigli tigrati, le acque rigogliose e i pioppi argentati.

Non assassinare gli alberi, non molestare gli animali. Essi fanno parte integrante del microcosmo in cui tu stesso vivi e, senza di essi, tu non avrai equilibrio, ti perderesti nel grande mare della nullità.

Gusti i prodotti del bosco: le dolci e saporite fragoline, i mirtilli medicamentosi, i lamponi e i gustosissimi funghi; il sedano selvatico ( la canneia), il tarassaco e le more. Gusti ancora i frutti dei sorbi e dei corbezzoli mentre a piedi o in bici te ne vai lungo i tratturi a scoprire amene località.

 REODOLFO ANTONIO MONGILLO

 


 

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