Cenni storici di Puglianello - 10-03-04 - Antonio Reodolfo Mongillo

 

 

CENNI STORICI di PUGLIANELLO

Nell'ubertosa Valle Telesina non lungi dal luogo ove il Calore si getta nel Volturno si trova un piccolo ma accogliente centro agricolo chiamato PUGLIANELLO (Benevento) situato a due chilometri da Amorosi, a 7 da Faicchio, a circa 3 km. da San Salvatore Telesino e a 500 passi dal fiume Volturno.

Ha una superficie agraria di 827 Ha con una popolazione di 1387 abitanti (rilevamento 2000) e si trova a 41,15 di lat. e a 2° di longitudine con una altezza media di 47 m. slm.

Puglianello viene ricordata dai diplomi antichi coi nomi di Pulianellu, Pulianella, Purianello ed infine con Puglianello.

Può derivare, il suo toponimo, dal vicino Monte Pugliano, come alcuni studiosi affermano ( IAMALIO: La regina del Sannio) o da una famiglia romana Pollia/Pullia, secondo certi altri e quindi i cittadini, da alcuni, ven­gono chiamati Puglianellesi, da altri Pugliatini. Questi ultimi errano in quanto i predium terminanti in “…ano” significanti possedimenti terrieri, prendono il suffisso in “ESI”, dunque i cittadini di Puglianello, diminutivo di Pulliano/Polliano, si appellano PUGLIANELLESI (esempi:Alvignano/Alvignanesi; Alvignanello/Alvignanellesi)

E veniamo ai fatti storici. Fin dall'epoca romana il terri­torio puglianellese era abitato dai Sanniti e poi dai Romani. Testimonia la presenza romana tre lapidi scoperte da Theodor Mommsen, rinvenute nei pressi del fiume Volturno( ci promettiamo in un prossimo studio di riportare integralmente le lapidi). Una di queste riporta una festa tenuta dai proprietari e dagli operai che lavoravano in un opificio lanario ove si purgavano e si colorivano i pannilana. Il territorio di Puglianello ha avuto sempre una grande importanza. Difatti una diramazione della Via Latina passava proprio per il paese, il cui percorso, fino a pochi anni fa, era ben visibile e ai bordi dello stesso si sono trovate tombe e manufatti vari come pure un forno in cui si trovavano, all’epoca del ritrovamento,ancora delle terraglie.

Sul tratto stradale sopraccitato che parte da Vairano Scalo e terminante ai ruderi della vecchia Telesia per proseguire fino a Benevento, si farà menzione in un altro studio, già approntato dall’autore. Non dimentichiamo che poco lontano vi era e vi è ancora “Telesia”, la terza porta del Sannio, di romana memoria. Ivi si possono ammirare ancora le mura millenarie, l'anfiteatro, l’acquedotto e nell’antiquarium alcune statue, mentre in Germania si può ammirare una moneta coniata dalla zecca di Telesia.

Dopo l'epoca romana il territorio conobbe pure le orde barbare e sotto la dominazione longobarda, la contrada si coprì di casali, corti e condome.

A questo periodo si riferiscono tre donazioni fatte da Maione, Fondaco o Tendaco all'abbazia di Monte Cassino e a San Vincenzo al Volturno negli anni 800, 841, 856,

In quel periodo, grazie ai vescovi telesini, che tanto hanno fatto per “civilizzare” queste terre, si radicò, anche se lentamente, nei cuori dei cittadini il cattolicesimo, per cui iniziarono ad erigere, se non chiese, certamente cappelle ed edicole campestri.

Nel periodo normanno, Puglianello fu inclusa nella Contea di Caserta e soggetta al Conte Roberto il quale nominò subfeuda­tario il Cavaliere Giovanni Garardo Camerario assegnandogli ol­tre Puglianello anche le terre di Pugliano e di Alvignanello.

Nella prima metà del XV sec. Puglianello fu nelle mani di Giovanni da Celano, originario dei Conti di Marzi, col titolo di Barone. La perdette nel 1459 per ribellione a Ferdinando I d'Aragona che « da Guardia, passò a Puglianello che, senza perdita di tempo, assediò e, dopo una accanita resistenza durata 3/4 giorni (21-24 ottobre 1459) fece suo e la assegnò ad Onorato Gaetani il 15 febbraio 1460 per la sua indefessa fedeltà”.

Difatti, la sua potenza, data la correttezza presso il sovrano, cresceva sempre di più e, quasi a scarico di un forte prestito offerto, ebbe dal Re oltre Puglianello, Alife, Sant'Angelo, Raviscanina e tanti altri paesi.

II 29 ottobre 1466 Onorato Gaetani fu considerato “Signore del sangue e potè usare lo scudo reale”.

Nel 1516 la Regina Giovanna e Carlo suo figlio «confir­mano a Vincenzo Monsorio o Monsolino, la terra di Faicchio et suoi casali, la terra di Turello, San Salvatore, Castelvenere, certa parte di Sorropaca, casale di Pullianello ect”.

Dai Monsorio, il feudo passò a Federico Monforte che per “ delitto di fellonia” ne venne dispogliato nel 1553 e poi donato a don Antonio D’IXAR per concessione del Principe d'Orange, allora Viceré del Regno, assieme a Rajano( Ruviano).

Nel 1558 don A. D'IXAR lo vendette alla nobildonna Alle­gra de Taxis o Tasso o Tassi, famiglia originaria del Cornello in Val Brumbana (attualmente leggasi Brembana).

Ritroviamo, in seguito, il feudo col castello, nelle mani di Matteo de Capua, grande ammiraglio del regno nel 1597 e per successione al figlio Giulio Cesare nel 1608.

Dalla seconda metà del XVII sec. alla prima metà del XVIII sec. appartenne alla famiglia Paolella o Pavolella o Pavoncella . Dap­prima a Francesco, poi ad Emilia, sua figlia, andata in isposa a Francesco de Rinaldo. Nel XIX sec. appartenne ai Baroni de Char­les (a cui è intestata una strada). L'ultimo dei De Charles, don Giuseppe Martino lo vendette al suo amico don Vincenzo Fieschi Ravaschieri, duca di Roccapiemonte (prov. di Salerno) che, a sua volta, affidò il castello e le terre ai fattori Alessio, Ottavio e Giancarlo Fantacone. Questi, per motivi non bene precisati ma da alcuni documenti si ravvisano perdite per motivi di gioco, dovettero vendere tutto alla famiglia Guercia il 3 Giugno1901.

Il 4 Maggio 1946 gli eredi Guercia vendettero il Castello ai fra­telli Michele, Carmine e Giuseppe Franco per la somma di lire 740.000.

Prof. Reodolfo Antonio Mongillo

 


 

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