1879 - I bagni zolfurei di Telese - 27-07-04 - Ezio Esposito

 

 

Tratta dal libro: Telese - Tra storia e cronaca

negli scritti di Luigi Riccardi.

Pubblicato nel 1991 Arti Grafiche "Don Bosco" - Telese - Fornitura materiale Ezio Esposito

 


 

 

I BAGNI ZOLFUREI DI TELESE

PAROLE D'UN IMPIEGATO

  

 

Su, su, fa largo. Rimini,

Va là, Montecatini,

Il passo cedi, o Napoli,

Insieme ai tuoi vicini.

 

O acque d'ogni specie,

Acque di tutto l'orbe,

Indietro, ed in buon ordine,

Che siete vecchie e torbe.

 

A me, a me nel secolo

Felice, dei fanali

Spazzar si spetta i medici,

I morbi e gli speziali.

 

A me correte, o miseri,

Da' mali travagliati,

Da queste linfe subito

Sarete liberati.

 

Signori miei, credetemi,

Non sono un ciarlatano:

Un'acqua più profìcua

La cerchereste invano.

 

 

Cos'è la tanto celebre

Probatica piscina,

E l'altra recentissima

Nomata Sabatina?

 

 

Di questa che resuscita,

Rigenera, ricrea,

Al paragon le trovansi

Ridicola miscea.

 

 

Che quelle se guarivano

Gli storpi ed i cecati,

E con quell'altre chiacchiere

Di lebbra e d'invasati,

 

 

Un soldo non offrivano

A tanti appaltatori,

Monopolisti, diavoli

E cancri roditori.

 

 

Se si placava il fisico,

Al Sindaco, al Prefetto,

Ed a cert'altri ninnoli

Degnissimi del Ghetto,

 

 

Placare non sapevano

Di tanto pecorame

Con maschera da uomini

L'auri sacra fame.

 

 

Ma questa più giovevole,

E veh? non fo per dire,

Se non la sana, calmala,

Al suono delle lire.

 

 

Così, quando la furia

Saulle esagitava,

Al suon dell'arpa angelica

Davidde lo placava…

 


 

 

E a qualche illustre bindolo

In tempore tristitiae,

(Chi se la sente grattisi,)

Magnete fuit laetitiae.

 

 

E' buona, anzi utilissima,

Ai Sindaci, ai Ministri...

Oh se vi fu Nicotera

A far nuovi sinistri!...

 

 

E dai novelli apostoli.

Fatti pel sì, pel no,

Oh quanto nella Camera

Di fìori si parlò.

 

 

La sana pur gli scrupoli

Dei preti e compagnia,

E negli agenti pubblici

Sveglia una fame ria;

 

 

Ond'all'uffìcio tornano

E pensano a pappare

E, ungendo le carrucole,

Ti lasciano un po' fare.

 

 

E quelli che vorrebbero

L'intiero italo stato,

Scomunica! scomunica!

A Francia assimilato,

 

 

All’acque mie deh! vengano

Per poco e, metto pegno,

Che questo mio specifico

Rimetteralli a segno.

 

 

E vi dirò, intendiamoci,

Quest'è un segreto e... zitto:

Da un mio dottore un recipe

A Beppe ne fu scritto...


 

 

 

Guarisce pur la borea

Di qualche testa pazza,

Che qui, giuocando a bazzica,

Perde persin la mazza.

 

 

La salva dall'itterico

Le giovanotte belle,

E dalle grinze barbare

Le zite vecchierelle.

 

 

Con tutto ciò, v'ha reprobi,

Bricconi rinnegati,

Che i bagni miei vorrebbero

Vedere sprofondati.

 

 

Perché? Perché ritardano

La morte dei parenti

Di cui ne' patrimoni!

Non ponno porre i denti;

 

 

Ma quanto son ridicoli!

Ignorano che un bagno

Non preso ad ora debita

E' Achilleo calcagno?

 

 

Un ricco zio vi portino,

Una metà indigesta,

Sull'albeggiar li bagnino

E lor' faran' la festa...

 

 

E' l'acqua mia giovevole

Anche alle signorine,

Che mille troverannovi

Di coserelle fine;

E, quello ch'è più utile,

Non so se m'han capito,

Se vogliono... vi trovano

Da tôrre un buon marito

 

 

O almeno, e tra le amabili,

Bellissime signore,

Che queste cose leggono

O a quante batte il core!

 

 

Un fiore... un volto angelico.

Un giovinetto amante...

Lo trovano, lo trovano

Che fa lo spasimante...

 

 

Sicché, fanciulle amabili,

Ve roba qui per tutti,

Per donne grandi, piccole,

Per vecchi belli e brutti.

 

 

Onde precipitatevi,

In molte io qui v'aspetto,

E allor vedrete, capperi,

Se falso è quanto ho detto;

 

 

E po', ci perdo proprio!

Son piccole le spese;

Per lire due, miseria!

Un bagno di Telese.

 

Telese, Maggio 1879.

 


 

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