Caiazzo, stadio fantasma - 26-01-04 - Giuseppe Sangiovanni

 

 

 

Caiazzo - (Caserta)

PIANETA INCOMPIUTE

 

IL CASO

 

 

Andirivieni di tecnici dal 1985, tra approvazioni, varianti, errori: per una struttura giudicata difforme dal Coni

 

DICIANNOVE ANNI PER UNO STADIO FANTASMA

 

Entrato e uscito dai progetti  di sindaci  e giunte delle ultime cinque legislature.

 Lavori fermi da dodici anni: una frana “pilotata” per aumentare gli sperperi.

 

 

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                                                                                                                                         I NUMERI:

1985: Incarico progettista campo sportivo

498 milioni: Credito finanziato dal CONI

1987: Approvazione progetto generale

1990- Inizio lavori

1992-Sospensione lavori

17: I tecnici incaricati

29 Aprile 2002: liquidazione mutuo di Euro 235.117,89 Reg. Campania

Gennaio 2004: Lavori fermi da 12 anni

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di Giuseppe Sangiovanni

 

 

Lo stadio di San Giovanni e Paolo: la grande incompiuta è servita!

La costruzione del campo di calcio della minuscola frazione di Caiazzo - in provincia di Caserta, un’ interminabile telenovela in onda da ben diciannove anni’.

 

A produrla, metterla in scena gli amministratori che si sono succeduti negli ultimi venti anni al timone del Comune del medio alto casertano. Una storia senza fine che ha inizio nel  lontano 1985, anno in cui è conferito all’architetto Antimo Rocereto- l’incarico di progettazione e direzione dei lavori dell’impianto sportivo della frazione: per l’importo di 498 milioni, per il I, II e III lotto, finanziato dal CONI- ai sensi della legge 488/1986-credito erogato dall’Istituto per il Credito Sportivo. Progetto che prevedeva la costruzione, recinzione e drenaggio del campo di calcio; costruzione spogliatoi, zona bagnata, area porticata, per un totale di area coperta di 252mq e 756 mc, volume coperto.

L’approvazione del progetto generale nel 1987.

 

ERRORE LUNGO SEI METRI

Quasi venti anni passati, senza riuscire a completare l’opera, diciassette i tecnici, che ci hanno messo lo zampino per non completare quello che doveva poi diventare uno stadio - modello, per i ragazzi di allora, ormai “invecchiati” con il sogno di giocare in uno stadio che resta fantasma.

 

E’ la ditta casertana Salzillo, ad aggiudicarsi l’asta. Nei primi anni 90, l’inizio dei lavori. Nel 1992, i  lavori sospesi ,  per un movimento franoso superficiale- uno smottamento addebitato a  Giove-Pluvio come risulta dalle relazioni geologiche!  Per effetto di un movimento terra, eseguito  dalle parti della fantomatica Curva B , movimento “inquietante”: tagliati di netto circa quindici metri di terreno, lasciati lì senza alcun sostegno. Immancabile la frana, come pure il “previsto” nuovo progetto di variante - che Rocereto sì rifiuterà di redigere, dando le dimissioni dall’incarico, per “motivi personali” :  che non si “accorge” che il manufatto è difforme, rispetto al progetto : un errore lungo sei metri.

Tanti sono i metri in meno della lunghezza dello scheletro di cemento e mattoni, del fantomatico spogliatoio. “Errori” di calcolo piuttosto frequenti al comune di Caiazzo.(vedi caso loculi)

 

VALZER DI TECNICI

Dopo l’uscita di scena del progettista , inizia un vorticoso valzer di tecnici: architetti, ingegneri, geologi e geometri: nomine  ,  dimissioni  e  revoche incarichi che si susseguono a ritmo incalzante – tra approvazioni, errori, negligenze, ritardi, inefficienze, perizie di varianti del progetto generale, progetti stralcio di varianti,  nuovi progetti per opere previste per il completamento e sistemazione dell’area gioco, già presenti nel progetto originario generale , pareri sfavorevoli del CONI, per aver realizzato opere non funzionali ed  omologabili: spogliatoi e servizi realizzati solo nelle parti strutturali ed in maniera difforme dal progetto originario: la loro lunghezza è nettamente inferiore a quella prevista dal progetto- come emerge da una relazione dello stesso CONI, inviata al Comune di Caiazzo.

 

Nello stadio-fantasma, manca tutto !. Le opere di recinzione e protezione incolumità pubblica, le scale di accesso dagli spogliatoi al campo , le opere di drenaggio.

Ma la soap-opera continua. Arrivano le ingiunzioni di pagamento all’amministrazione comunale da parte del notaio che ha redatto il contratto per la contrazione del mutuo - senza ricevere una lira. Anche  la ditta costruttrice si allinea e intima spettanze al comune : pur avendo sospeso diverse volte ed in modo arbritario i lavori: chiesto proroghe fuori dei termini- e  revisione dei prezzi contrattuali.

 

 

LAVORI SOSPESI DA DODICI ANNI

Sfornati come margherite altri incarichi, per la redazione di progetti di variante generale di completamento del campo della discordia

Una giaculatoria infinita di relazioni tecniche e geologiche che si ripetono con ritmo ossessivo - che “garantiscono” una mega sospensione dei lavori che dura esattamente da dodici anni –voluta con forza dagli amministratori. 

 

Un circolo vizioso e artificioso – per la costruzione dello stadio, lo stadio della vergogna. Un via vai di  dottori geologi- giungono al capezzale del “malato” -  per affermare che il movimento franoso è presente solo in superficie : “una  frana voluta , cercata , pilotata”- ripete come un’automa al cronista un contadino del luogo. “Non occorre essere un geologo ,  geometra o ingegnere, per capire cos’è successo qui”- dice allontanandosi l’esperto contadino, bruciato dal sole dei campi - mentre lo scrivente  cerca di trovare un’ inquadratura, per immortalare lo spogliatoio coperto dai rovi. Centinaia e centinaia di milioni , di rimpiante lire, per uno scheletro di cemento .

 

Gli anni passano, lo scorfano di cemento è sempre li, sempre più a pezzi.  Morente.

Si arriva al 1999, ennesimo cambio di tecnico- è l’architetto Luigi Carullo che ottiene l’incarico di redigere due nuovi  progetti : uno di variante generale –che prevede una nuova destinazione d’uso del fantomatico impianto . Da  “Stadio S .Paolo”- campo di calcio  mai diventato tale- diventerà campo polivalente, almeno l’intenzione appare quella.

Alla fine del 2001, il Comune di Caiazzo, con delibera numero 223 , approva il progetto esecutivo-liquidato in data 29 aprile 2002 dalla Giunta Regionale della Campania , per un importo di  235.117,78 Euro: mutuo concesso dalla Cassa Depositi e Prestiti, con ammortamento in 20 annualità. “Somma spendibile dal primo gennaio 2003 (nel freezer congelati?) -siamo arrivati finalmente al capolinea” –ci aveva assicurato  due anni fa, Stefano Giaquinto, sindaco di Caiazzo, all’epoca assessore ai Lavori Pubblici del comune caiatino.

Telenovela giunta alla fine? Difficile dirlo.

Uno stadio – “palestra”  che ha svezzato decine di  tecnici - neo laureati ,  e permesso di progettare e dirigere non brillantemente i lavori  a docenti universitari- che  hanno preteso lauti onorari e mai risarcito i danni provocati all’ente –cosi come prevede la legge. Per gli errori e orrori prodotti.

 

 

CASERMINO DI CEMENTO

L’unica cosa certa sono le centinaia e centinaia di milioni sperperati in diciannove lunghissimi anni, per un casermino di cemento e ferraglie abbandonato: per lavori mai portati a termine. Ritardi, negligenze , eventuali danni all’erario ed omissioni che potrebbero essere accertati  dal Nucleo regionale di polizia tributaria della Guardia di Finanza e dalla Corte dei Conti – che   potrebbe arrivare al bersaglio  e chi,  e  se  lo ha artificiosamente creato. Magistratura contabile assai vigile negli ultimi anni su sperperi di danaro pubblico.

Un miliardo tondo, tondo –delle vecchie lire - forse è troppo per una piccola struttura,  che rimane fantasma, a dispetto del mezzo miliardo (vecchie lire, erogate dalla Regione Campania)) spendibile da oltre un anno. E intanto i bambini  e giovani della frazione che sognavano di giocare nello stadio fantomatico, per quasi venti anni presente solo sui progetti e varianti sono diventati nel frattempo papà e nonni! 

 

PANTALONE PAGA !

Il cambio destinazione d’uso, ha infranto per sempre l’ illusione . Alle nuove generazioni della piccola frazione, non rimane che sognare di giocare in un nuovo campo polivalente – che l’amministrazione comunale ha promesso di  costruire nello stesso sito.

Quel  parallelepipedo di cemento( spogliatoio mancato), chissà ancora per quanto rimarrà  nascosto,  avvolto da rovi  altissimi . La frana, sempre li- ferma- fino a quando la mano dell’uomo, non ne deciderà  “ lo  stato d’avanzamento”- :  nuovi progetti, varianti e revisioni dei prezzi contrattuali! Quel  prato , 90 x 40 metri – da  19 anni continua ad essere  calcato e pascolato da  tre mucche assai  toniche  . Figlie del  periodo delle  vacche grasse !

Uno stadio dove per diciannove anni,  si sono visti altri tipi di dribbling, falli, atterramenti -sbancamenti , espulsioni: paradossalmente  nessuna punizione.

A vincere da diciannove anni, la squadra del malcostume. Una squadra che vince campionati in tutta la penisola. Il solito Pantalone a pagare !

Tecnici e amministratori , le vere frane di quest’ interminabile storia’.

 

 

 

 

LA MAPPA DELLE  INCOMPIUTE ALL’OMBRA DELLA REGGIA

Non è un caso isolato quello dello stadio mai costruito nella frazione San Giovanni e Paolo.

Basta spostarsi tre km per trovarsi di fronte ad un altro monumento allo spreco: lo stadio di Caiazzo-l’ennesima incompiuta, prodotta dagli stessi politici succedutisi negli ultimi venti anni, identica anche la ditta.

 

Strutture-scheletri , non funzionanti, abbandonate: miliardi in fumo. A Calvi Risorta uno stadio senza tribune; identici problemi a Castel Volturno e Sessa Aurunca; a Piedimonte Matese, la piscina comunale è un ricordo; Aversa stadio nuovo: agibilità a metà; a Bellona il sindaco di qualche anno fa aveva con la sua giunta progettato un centro sportivo polivalente, c’era stato anche il finanziamento (1.833.421 euro) : nuove elezioni , nuovo sindaco che butta tutto alle ortiche . Progetto “abortito”. Il centro modello polivalente resterà un sogno per la comunità bellonese. L’ultima parola spetta però al Tar ; a Marcianise, la struttura polivalente in costruzione , ormai discarica; a Caserta chiuso il palasport di Via Medaglie d'oro’ ; lo stadio Pinto funziona , ma non è un gioello dell’impiantistica sportiva- come l’inaugurato velodromo di Marcianise – il “Vigorelli del Sud” con piste praticabili con il canotto- chiuso dopo una sola gara; il Palamaggiò sempre più grigio , calpestato da fans di Jovanotti, Clapton, Antonacci: con una manutenzione che lascia poco sperare.

 

 

 


 

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