Da Eurosatellite.it newsletter del 23 maggio 2004
- Segnalazione di Sandro Forlani
Digitale terrestre, Cheli verso un
freddo via libera (da ilte.net)
Entro maggio la relazione di Cheli
sulla diffusione del nuovo sistema di trasmissione
Grande attesa. Da parte della
maggioranza, in particolare del ministro delle Telecomunicazioni
Maurizio Gasparri e dell'opposizione, pronta a una lotta estenuante sul
pluralismo informativo. Se, infatti, la legge che riordina il sistema
radiotelesivo è oramai realtà, adesso si entra nel vivo della questione
con la relazione che Enzo Cheli, presidente dell'Autorità delle Tlc sta
preparando per il 30 maggio. Sembra, da quanto ha appreso Ilte.net, che
la risposta dei tecnici al digitale terrestre sia "piuttosto fredda". Se
non di una bocciatura, poco ci manca. E, a parlare sono soprattutto i
dati raccolti. Nell'ultimo semestre sono stati venduti appena 199.347
decoder, nonostante il bonus fiscale messo a disposizione dal Governo
per lanciare questo sistema di comunicazione che offre una molteplicità
di canali integrando le immagini a documenti scritti. Anche la
penetrazione sul territorio è assai modesta: si parla di un 18-20%,
molto di meno, quindi, del 50% paventato nelle scorse settimane dallo
stesso ministro.
La relazione del presidente dell'Authority,
che ogni anno fotografa lo stato della comunicazione nel nostro Paese,
lo scorso luglio aveva accesso una forte polemica tra la Casa delle
Libertà e la sinistra. In quell'occasione Cheli aveva detto chiaramente
che sul piano del pluralismo informativo la situazione era "rimasta, nel
corso dell'ultimo quinquennio, sostanzialmente immutata e quindi, anche
comparativamente al restante quadro europeo, insoddisfacente". Per
sbloccare il sistema il presidente annotava due passaggi. "Il primo
attiene al processo di adeguamento del nostro diritto interno vigente in
tema di informazione e comunicazione al nuovo quadro normativo
comunitario". Di qui, oggi, il varo della legge Gasparri (che deve
comunque passare il giudizio della Corte Costituzionale).
Il secondo "attiene alla forza
dell'innovazione, che nel settore radiotelevisivo passa oggi attraverso
l'avvento ormai imminente della tecnologia digitale terrestre". Che,
almeno per adesso, non riesce a far presa sul pubblico. Perché? Una
recente analisi del Dipartimento di Sociologia dell'Università La
Sapienza, coordinato dal professore Mario Morcellini, evidenzia i limiti
del digitale terrestre "nella qualità della ricezione e nella scarsa
offerta di programmi e canali, poveri anche dal punto di vista dei
contenuti". Delle cinque piattaforme attualmente disponibili (due dalla
Rai, le altre a Mediaset, a Telecom Italia Media e all'imprenditore
Tarak Ben Ammar) si ricavano appena 19 canali, di cui la gran parte sono
identici all'offerta analogica, mentre altri sono presenti nell'offerta
satellitare in chiaro. Quindi, poco più di un doppione. Aspettando
l'analisi di Cheli, intanto, ha detto la sua, senza entrare nel
calderone delle polemiche politiche, anche Michele Serra, editorialista
di Repubblica, centrando un aspetto non secondario del problema. "Tra
canali in nero e in chiaro, via satellite, dvd a noleggio, vecchie
cassette e vecchio videoregistratore, radio e autoradio, mi manca solo
il telescopio per seguire le partite del campionato di Orione".
Per intervenire:
invia@vivitelese.it
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