Internet, il dominio italiano è per tutti  - 10-07-04 - Sandro Forlani

 

 

Da newsletter di MyTech del 10 luglio 2004 - Segnalazione di Sandro Forlani


PIÙ FACILE METTER SU CASA NEL WEB

Internet, il dominio italiano è per tutti

Da agosto non ci sarà più bisogno di partita Iva per avere siti .it. Aziende e privati ne potranno chiedere più di uno, ma quello che non sparisce è la famigerata lettera di assunzione di responsabilità

di Tommaso Pericle 2/7/2004

Piccola rivoluzione nei domini .it: da fine agosto, tutt'al più all'inizio settembre cade la principale limitazione che finora aveva scoraggiato i privati a costruirsi la "casa sul Web" sotto il dominio nazionale: non sarà più necessario avere la partita Iva (basta il codice fiscale e essere maggiorenni) per poter registrare un numero illimitato di domini, mentre finora i privati senza partita Iva potevano ottenere uno e un solo dominio.

Quello che invece (purtroppo) non sparisce è la lettera di assunzione di responsabilità, il famigerato documento che in pratica funge da contratto tra chi richiede il dominio e la Registration Authority italiana , e attesta che il richiedente si assume la piena responsabilità civile e penale dell'uso del nome a dominio. Va firmato in originale e inviato per posta o per fax.

Quest'ultima è una particolarità tutta italiana, che in passato ha scoraggiato la diffusione del dominio italiano all'estero e ha creato qualche grattacapo anche ai webmaster nazionali, a causa degli - un tempo - frequenti crash del fax della R.A.

Può sembrare che la diffusione fuori dei confini nazionali del dominio .it sia una questione secondaria, ma così non è: il nostro è un dominio pregiato, visto che consente di creare giochi di parole in lingua inglese del tipo register.it (registralo), buy.it (compralo), listen.it (ascoltalo) e così via: un'analoga fortunata combinazione di caratteri ha fatto entrare molti danari nelle casse del piccolo regno delle isole Tuvalu, baciate da un meraviglioso dominio .tv.

Con la liberalizzazione, l'Italia si allinea ad altri Paesi europei del calibro di Gran Bretagna e Germania, ed è prevedibile un sostanzioso aumento (si parla del 25-30 per cento o giù di lì) del numero di domini italiani, che ora sono poco più di 930 mila. La liberalizzazione porterà solo vantaggi, è difficile ipotizzare che la possibilità di registrare più domini anche da parte dei privati venga abusata, come è successo negli "anni d'oro" di Internet con lo spettacolare accaparramento di Niki Grauso l'imprenditore che divenne un caso mondiale quando fece incetta di centinaia di migliaia di domini, in maniera del tutto legittima e legale, cercando poi di venderli. Senza una gran fortuna, in verità.

Oggi che la Rete è più matura, la liberalizzazione "soddisfa da una parte le legittime richieste dei provider, che possono trarne benefici effetti negli affari; e, dall'altra, i tanti cittadini e associazioni privi dello status di persona giuridica che ambivano a diversificare e migliorare la propria presenza nella grande vetrina mondiale di Internet", dice Franco Denoth, direttore dell'Istituto di informatica e telematica (Iit) del Cnr di Pisa, l'istituto che gestisce il Registro italiano dei nomi a dominio

 


 

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