Non più qui  - 16-07-04 - Alessandro Liverini

 

 

Non più qui

 

Un'intera comunità è stata gelata dalla notizia della morte di Lucio e di Mario. L'estate telesina, con le sue sere danzanti e luminose, a volte ridicole e grottesche, è stata spezzata nel mezzo, nel suo midollo di speranze, di passioni, di sorrisi.

 

Io ero al mare rilassato e sereno, tranquillo nell'aver lasciato la mia Telese alla sua quotidianità. Martedì sera ero stato a Taranto per la prima volta in vita mia. E' una città stupenda, con i suoi "due mari", con i suoi palazzi arabeggianti, con un mercato del pesce che fa invidia alle migliori tradizioni mediterranee... Ero sullo Ionio, a godere la brezza di un mare che profuma di storia e di storie (millenarie e odierne), che riposa languido nel suo aspetto materno e affascinante. Ero lì, ma ad un tratto il telefono squilla.

 

Era un mio amico (ore 11:50) che mi dava la notizia. In una frazione di secondo la mia mente è stata proiettata in una dimensione di tristezza e oblio. Parlo con mio fratello e con i miei genitori (grandi amici di Carlo e Silvana, i genitori di Lucio) e decidiamo all'istante di fare le valigie. Il viaggio di ritorno è stato un continuum di telefonate, in un clima di tensione davvero difficile da descrivere.

 

Arrivati a Benevento, ci siamo recati all'obitorio del Rummo, laddove due famiglie, tanti amici, stavano vivendo il dolore più grande della loro vita. Lacrime, abbracci, parole si fondevano senza pregiudizi, senza barriere, senza distanze (che spesso nel quotidiano esistono), si univano come a cercare un punto comune a riparo dalla sofferenza.

 

Ho passato due notti senza sonno e con un vuoto dell'anima che non avevo mai provato. Un senso di impotenza di fronte alla realtà e al destino ha pervaso il mio corpo, la mia mente, senza tregua, come un'asfissia. Detto ciò non riesco minimamente ad immaginare quale sia stata e quale sia la condizione emotiva e fisica delle madri Angelina e Silvana, dei padri Floriano e Carlo, del fratello Vincenzo e delle sorelle Marilina e Ada.

 

L'idea mia (tutta razionale) del loro dolore mi schiaccia, mi disorienta dinanzi al futuro che viene. L'unico aspetto che mi riempie (paradossalmente) di gioia è stata la grandissima partecipazione ai funerali. A Telese, non ho mai visto tanti telesini tutti insieme, per condividere qualcosa (in questo caso uno straziante dolore), senza divisioni, senza sguardi torvi, biechi e bui.

 

Ho visto l'amore, l'amicizia e la passione per la comunità esplodere in forme inedite. Ho visto abbracci inaspettati, ho visto fiori, confetti, uno struggente striscione degli amici. Ho visto le loro magliette nere, simbolo di perfetta comunione di intenti e di emozioni.

 

Ho avuto il privilegio di portare per alcuni metri la cassa di Lucio fregiata del tricolore e del cappello della G.d.F.

 

Ho visto i compagni milanesi, che hanno voluto dare un ultimo saluto a Lucio, il cappellano lombardo commuoversi mentre esprimeva il suo cordoglio, i militari del picchetto d'onore che Lucio, ma anche Mario si meritavano per aver speso una vita (seppur breve) al fianco dei più umili, nel rispetto delle dignità della persona in quanto uomo, al cospetto di alcuni sinceri valori come il lavoro, la famiglia e l'amicizia, oggi difficili da trovare in una veste di onestà e di disinteresse totale.

 

Lucio e Mario, amici per la pelle, l'uno alto, robusto, chiamato "Tulò" per la sua generosità, per il suo aspetto semplice, ma che ti dona un senso di protezione di calma, l'altro esile, sempre sorridente e pronto a mettersi in gioco per accontentare i compagni chiamato "Messicà". Amavamo i motori, le moto, sin da piccoli, io li ricordo e avrei tanti aneddoti da raccontare; purtroppo con la loro passione sono morti.

 

Non riesco a dire altro, l'emozione è forte. Esprimo pubblicamente (l'ho già fatto privatamente) le mie più sentite condoglianze alle due famiglie. Sono sicuro che il tempo aiuterà, coloro che oggi soffrono e sono ammutoliti dall'angoscia, a ritrovare un senso per continuare a vivere con serenità.

 

Il nostro esistere è fatto di paradossi, di non-sense, di dinamiche contrastanti ed accettare ciò è molto difficile. L'amore, il rispetto , la giustizia, l'onestà e i buoni sentimenti, di cui sono stati fieri testimoni Lucio e Mario, possano condurre tutti noi verso un futuro migliore (costruito senz'altro attorno ai ricordi) e verso la pace.

 

Auguro a te,Vincenzo Pacelli, e alla tua famiglia di continuare a vivere con il privilegio del ricordo e con la passione per la vita, per la conoscenza e per l'amore. Io sarò sempre a vostra disposizione.

 

Saluti speranzosi

Alessandro Liverini

 

 


 

Per intervenire: invia@vivitelese.it