Dalla stampa nazionale - Segnalazioni di
Gabriele Corona
Riuscirà Pasquale Viespoli a diventare
Ministro per il Mezzogiorno?
E' servito a qualcosa rinviare il congresso di AN?
CORRIERE DELL'ADRIATICO del 25 giugno 2004
Ma per Fini in primo luogo ci sono le necessità del governo An alle
grandi manovre Alemanno sarebbe pronto ad occuparsi del partito
ROMA - "Prima il governo, poi il partito". A chi gli parla, Gianfranco
Fini non fa che ripetere questo. Ma è evidente che l'esito della
verifica -fausto o infausto che sia per Alleanza Nazionale - si
intreccia fitto agli equilibri di partito, dopo il voto che ha
ridisegnato la geografia interna della destra italiana.
Gianni Alemanno, leader di Destra Sociale insieme a Francesco Storace, è
indiscutibilmente in ascesa: non solo per le 280 mila preferenze
conquistate al Sud e per la vittoria nel 'derby' con il leader di Destra
Protagonista Maurizio Gasparri, ma anche per aver portato An a vincere
nel Mezzogiorno (non così a Nord) e per avere convinto Gianfranco Fini a
dare più peso all'anima 'socialè di An, con un ritorno positivo nelle
urne. "C'è sempre stata una mia disponibilità per incarichi di partito,
che considero prioritari rispetto a incarichi di governo o
amministrativi": offre dunque la sua disponibilità Alemanno, confermando
così le indiscrezioni della stampa che parlano di un suo impegno al
partito come coordinatore, magari con La Russa impegnato in un ministero
di peso e Maurizio Gasparri capogruppo alla Camera
"Ovviamente - aggiunge Alemanno - sempre che questa soluzione non sia
interpretata come la vittoria di una componente su un'altra e ci si
arrivi in spirito unitario". Scenari. Come quello - tutto diverso e
forse più gradito alla componente di Gasparri-La Russa - che
confermerebbe l'attuale coordinatore con un vice unico (Carmelo
Briguglio?), lascerebbe alla guida del gruppo l'attuale presidente Gian
Franco Anedda con un vicario (Italo Bocchino?) e riserverebbe ad
Alemanno un posto di peso al governo (magari con deleghe sottratte a
Sirchia e a Marzano), lasciando alle ComunicazioniGasparri e promuovendo
Urso ministro della restante parte delle Attività Produttive.
L'OPINIONE ON LINE di Sabato 26 Giugno 2004
Alleanza nazionale e la scissione del dicastero di Tremonti
di Ruggiero Capone
E' subito emerso che An ed Udc giocano un pressing in tandem sul
Cavaliere. Lo fanno perché mostrandosi uniti possono meglio
convincere il Cavaliere a cedere ad entrambi i soggetti sia i
sottosegretariati liberi che, dopo opportuni accordi, il neonato
ministero del Mezzogiorno o ad An o all'Udc. E per evitare fratture
nella futuribile convergenza "cristiano-sociale" c'è anche chi ventila
un vertice a due teste per il super ministero del Sud. Ma prima di
varare un nuovo dicastero necessita convincere Tremonti e la Lega
sull'utilità d'un distacco del Mezzogiorno dal ministero dell'economia.
"E' indispensabile uno scorporo del ministero dell'Economia - ha
tuonatoFrancesco Pontone (presidente della commissione Industria del
Senato ed esponente di An) -. Uno scorporo del dicastero di via XX
Settembre si rende necessario perché non è possibile che un
superministro abbia nelle sue mani cinque ministeri. Si tratta di una
richiesta precisa che An avanza ormai da un anno. La collegialità è
indispensabile da sempre - spiega Pontone - e lo è a maggior ragione in
questo momento. Collegialità è mancata nell'operato del ministro
Tremonti: si può sbagliare, ma se si sbaglia ritenendo di non sottoporre
al Consiglio dei ministri i provvedimenti che si adottano, allora si
sbaglia a priori.
Ogni giorno - conclude il senatore Pontone - il governo è sottoposto
alle pressioni dei partiti all'interno delle coalizione. Non vedo perché
An non possa chiedere lo scorporo del ministero dell'Economia: non lo fa
per sé, ma per far funzionare meglio le cose". A quanto pare a
Gianfranco Fini non basta lo scorporo, avrebbe chiesto esplicitamente a
Berlusconi di affidare ad An il Mezzogiorno, assicurando al capo del
governo un'intesa con l'Udc. "Gianfranco Fini ieri non ha minacciato le
dimissioni. Non nego però che la polemica sia stata più aspra del solito
- ha sottolineato Altero Matteoli (An, ministro dell'Ambiente) - Inutile
negare la polemica, non è comunque accaduto nulla di grave. E' successo
ciò che inevitabilmente accade quando ci sono problemi in sospeso. Ma
nulla di grave, la prova è che il Consiglio dei ministri si è concluso
con l'approvazione di tutti i provvedimenti all'ordine del giorno. Ma -
aggiunge Matteoli -il problema esiste, lo sappiamo. Anche se Berlusconi
ha garantito una soluzione. Comunque Fini non minaccia mai le
dimissioni, nel caso, le dà".
Intanto i ministri i ministri per le Politiche Comunitarie Rocco
Buttiglione e dell'Innovazione tecnologica Lucio Stanca assicurano che
"la questione dell'eventuale scorporo di alcuni ministeri non è stata
toccata". Berlusconi non sembra intenzionato a concedere il ministero
del Mezzogiorno dopo i ballottaggi, si mormora voglia aspettare
settembre. Il premier pare possa temere che un simile dicastero si
trasformi nel pomo della discordia o, peggio, in un catalizzatore
dell'unione Udc-An a discapito di Forza Italia.
Secondo alcuni ben informati il lungo vertice a palazzo Grazioli, tra
Silvio Berlusconi, Giulio Tremonti e Gianni Alemanno (dedicato ai conti
pubblici in vista del Dpef e dell'Ecofin in programma per il 5 luglio
prossimo) si sarebbe aperto con un patto sul non parlare del nuovo
dicastero, e per ora Alemanno pare stia ingoiando in rospo.
Ruggiero Capone
capone@opinione.it
L'OPINIONE ON LINE di Sabato 26 giugno
2004
L'Udc non molla sul ministero per il Mezzogiorno
di Ruggiero Capone
Le trattative tra il presidente del Consiglio ed i pretendenti al
rimpasto (al secolo Udc ed An) sono davvero difficili: soprattutto per
le tante ed ambiziose richieste di poltrone. E non c'è altra risposta al
perché l'incontro tra il segretario dell'Udc, Marco Follini, ed il
presidente Berlusconi sia durato più di un ora e mezzo. "Il Cavaliere è
strangolato dagli impegni ma, a sorpresa, ha trovato il tempo per
intrattenersi a lungoa palazzo Grazioli con Follini", commentano dal
gruppo di An. "Follini non sembra disposto a mollare su nessun punto:
avrebbe minacciato un uragano se il prossimo nascituro, il ministero per
il Mezzogiorno, venisse affidato adAlleanza nazionale", aggiungono
alcuni ben informati della corrente Destra Sociale di An.
Emerge che tra An e Udc intercorrono rapporti di stretta parentela,
intervallati da parentesi litigiose. Che fine avrà fatto la costituente
"cristiano-sociale" che tanto entusiasmava la cabina di regia messa su
da Buttiglione ed Alemanno? Per ora sia An che l'Udc coltivano il
rispettivo orto: separati dovrebbero acciuffare più poltrone che
presentandosi insieme alla trattativa. Nell'Udc attualmente non vi sono
correnti, e nemmeno anime lontanamente ricollegabili a spezzoni della Dc.
Però convivono due modi di fare: l'ortodossa gestione democristiana
della cosa pubblica canonizzata da Rocco Buttiglione ed il neo-centrismo
di Follini.
Ma Buttiglione e Follini sono monolitici nel ritenere che il ministero
per il Mezzogiorno debba essere del loro partito. Ma c'è anche chi
sostiene che dopo il rimpasto l'Udc si possa nuovamente scomporre in Cdu
di Rocco Buttiglione e Ccd di Follini: il Cdu dialogherebbe con An
mentre il Ccd non disdegnerebbe accordi locali con la Margherita (come
s'è già verificato alle ultime amministrative siciliane).
"Quale legale rappresentante dello scudo crociato mantengo rapporti con
tutti gli ex dirigenti del Cdu - precisa Gianfranco Rotondi
(amministratore del Cdu e legale rappresentante del simbolo dello scudo
crociato) - in questi giorni li ho ascoltati tutti e nessuno mi ha fatto
cenno nemmeno vagamente alla ipotesi di ricostituire il partito o di
uscire dall'Udc. Tuttavia esse non sono una invenzione bensì un riflesso
confuso del dopo elezioni e della supposta befana del rimpasto.
Oltretutto - prosegue Rotondi - chi ha in mente di organizzare una
congiura non la va a raccontare ai giornalisti.
Per il ruolo che ho avuto nel Cdu, potrei pensarci io assieme a
Buttiglione o a Tassone, ma assicuro che in questi giorni stiamo
ragionando su come rilanciare ancor più l'Udc nella più assoluta lealtà
a Marco Follini, ma anche nella convinzione che la prospettiva è la casa
comune del Partito Popolare Europeo. Insomma - conclude Rotondi - il Cdu
è vivo , vegeto e unito come non mai, ma non pensa affatto a tornare
indietro semmai ad andare avanti".
Ma lo spirito che anima ogni buon militante dell'Udc è il medesimo
chealbergava negli antenati democristiani: una razza politica che non
s'è mai estinta e, per dirla con le parole di Carlo Giovanardi, "la Dc
non ha mai perso una sola campagna elettorale, il partito è stato
liquidato nel '92 aveva il 30 per cento dei consensi". Così è proprio
Giovanardi che, dalle pagine de La Discussione, lancia la chiamata alle
armi per gli ex Dc: "Va rivalutata una classe dirigente che è stata
perseguitata, deve essere poi cancellata questa sorta di damnatio
memoriae che ha colpito la tradizione e la storia della Democrazia
Cristiana e dei suoi uomini: perché per costruire il futuro
bisogna chiarire questo aspetto del passato".
Ed a Piazza del Gesù sventola un cartello con su scritto "ricostruiamo
la Dc partendo dal rimpasto". E come da manuale la Sicilia Dc fa scuola.
Il giovane deputato Filippo Drago (Udc) è già assurto alle cronache
nazionali perché ad Acireale, per il ballottaggio comunale, ha stretto
un'alleanza con la Margherita. Egli ha ristabilito il rapporto fra gli
ex democristiani che le circostanze finora hanno indotto a convivere
nell'uno e nell'altro schieramento. "Pertanto - ha detto all'agenzia
AgenParl l'esponente dell'Udc siciliana - si tratta di un decorso del
tutto normale o addirittura fisiologico che viene sollecitato dal
disagio in cui l'elettorato moderato si trova, perché è costretto
a convivere con alleati con i quali non c'è una grande affinità
culturale e politica".
Ed in un documento stilato dall'Udc siciliana s'apprende che "è apparso
del tutto naturale che questa voglia di centrismo esplodesse proprio in
Sicilia, ove i forzisti di Marcello Dell'Utri e Gianfranco Miccichè
hanno operato per sradicare il tradizionale legame dell'elettorato
con la Democrazia Cristianaprima e le formazioni centriste adesso: anche
le vicende nazionali hanno fatto maturare in seno all'Udc la voglia di
non subire ulteriormente il tentativo del Cavaliere di appropriarsi
dell'identità democratico-cristiana per attuare una politica sociale ed
economica di stampo turboliberista".
E da Piazza del Gesù lasciano intendere che se Berlusconi desse al vice
ministro dell'economia Mario Baldassari (oggi in An) il dicastero del
Mezzogiorno, l'Udc non seppellirebbe l'ascia di guerra. Gli ex
Dctollererebbero di più se il nuovo dicastero finisse nelle mani di
Fini: "anche perché Baldassarri ha lasciato il Ccd per An", commentano
dall'Udc.
Ruggiero Capone
capone@opinione.it
LA REPUBBLICA di domenica 27 giugno 2004
Sud, imprese e sindacati frenano.
Bocciata la riforma delle deleghe.
La Confindustria: Un ministero del Mezzogiorno sarebbe la scenografia di
cartapesta che cela il deserto.
Epifani: I problemi del Meridione non si risolvono scorporando
competenze dai dicasteri, ma con le buone idee.
[............]
In AN c'è una gran fretta di ottimizzare i risultati promessi: incassare
il ministero delle attività produttive per Urso; l'allargamento delle
deleghe di Alemanno che trasformerebbero il suo dicastero da Agricoltura
in Alimentazione; magari lo "spacchettamento" del Mezzogiorno dal
ministero dell'Economia per darlo a Viespoli.
IL FOGLIO - Martedì 29 giugno 2004
CDL in libertà
Maroni minaccia elezioni anticipate, l'Udc diserta il vertice e sulla
giustizia serve la fiducia
Roma. Troppo prevedibile perché non accadesse: persa malamente la
Provincia di Milano, la resa dei conti all'interno della Casa delle
libertà entra nella fase più acuta e le prime ricadute potrebbero
manifestarsi alla Camera dove il governo ricorre al voto di fiducia
sulla riforma della giustizia. Nessuno si attende capovolgimenti
clamorosi ("sarebbe pazzesco, un modo per tornare subito alle urne",
dicono in An). Tuttavia il ricorso alla fiducia è un sintomo in più
delle smagliature che attraversano la maggioranza. An e Udc assicurano
lealtà. Ma se fino a ieri mattina il ministro Castelli era intenzionato
ad aprire le votazioni senza forzare la mano agli alleati, constatato il
crescente tasso di litigiosità ha preferito non fidarsi. Da Istanbul,
intanto, Silvio Berlusconi affronta la tensione di queste ore
ironizzando sull'eventuale crisi di governo, eppure ricorda ai più
malintenzionati tra gli alleati che solo lui può "tenere insieme" la
maggioranza. Oggi il premier torna a Roma e per domani sera ha convocato
un vertice sulle riforme (oltre ai ministri e membri della Commissione
che lavorano al ddl, ci saranno tutti i leader tranne Follini e i
rappresentanti dell'Udc). E' sicuro che Berlusconi dovrà prima sedare il
tutti-contro-tutti inscenato ieri. In mattinata incontrerà Roberto
Maroni e Roberto Calderoli.
Perché, sebbene con profili differenti, An e Udc sono partite
all'assalto della Lega e di Giulio Tremonti. "Alleato presunto e
inaffidabile" il Carroccio, sostengono, incapace di garantire il
sostegno decisivo ai ballottaggi. Uscito peraltro sconfitto alla
Provincia di Bergamo dove ha sostenuto il candidato di centrosinistra,
risultando irrilevante nel Comune lombardo dove, sebbene apparentato con
il resto della maggioranza, non ha impedito al centrosinistra di
spuntarla. Quanto al ministro dell'Economia, il portavoce di An Mario
Landolfi lo boccia ufficialmente come secondo puntello di un asse
nordista ormai sbaragliato. Fonti di via della Scrofa confermano
l'intenzione di mirare al posto di Tremonti: "Ora o mai più, se non cede
sulle deleghe per l'indirizzo economico sarà costretto a dimettersi".
Nessun commento da via XX Settembre. La Lega non accetta invece di stare
sulla difensiva, rispedisce ad An e Udc l'accusa di frondismo sul voto
milanese e contrattacca minacciando elezioni anticipate nel 2005, in
coincidenza con le regionali. A via Bellerio si fa notare che il
Carroccio è in crescita e ha vinto i ballottaggi in cui era direttamente
coinvolto (plebiscitario il risultato alla Provincia di Sondrio).
Qualcuno giura poi che nella sconfitta di Ombretta Colli ha giocato un
ruolo la sedizione di alcuni settori forzisti contro il coordinatore
lombardo Paolo Romani.
L'avvertimento sulle elezioni nasce dal timore che giovedì, nella
riunione della Direzione nazionale Udc, prenda corpo la strategia
d'affossamento del federalismo. Marco Follini, e più di lui il
presidente della Camera Pier Ferdinando Casini, starebbero pensando a un
correttivo del sistema di voto in senso proporzionale (senza indicazione
di premier). Dal che lo sforamento nei tempi tecnici per l'approvazione
delle riforme. "A quel punto è finita la legislatura", dicono i
leghisti. Esiste davvero la tentazione nell'Udc? Dentro An la danno per
certa. Gli interessati invitano ad attendere il loro vertice di
dopodomani per avere indicazioni chiare. Esponenti di Forza Italia
definiscono l'ipotesi "fantapolitica: a tutto c'è un limite, anche
all'autolesionismo". E mentre i coordinatori Sandro Bondi e Fabrizio
Cicchitto non nascondono "il campanello d'allarme di queste due tornate
elettorali", nel partito ci si rassegna a una "redistribuzione di potere
fra alleati". Il ministero per il sud fa gola a tutti Posto che, come
decretano i forzisti, "a casa non vuole andarci nessuno", Berlusconi
tenterà di convincere An e Udc ad abbassare i toni con cui stanno
accerchiando la Lega.
Ma, cosa più difficile, dovrà persuadere Tremonti - che ancora considera
intoccabile - ad accettare "una cogestione" del potere economico (oggi
Alemanno riunisce il suo gruppo di lavoro sul Dpef). L'Udc conta di
piazzare Rocco Buttiglione nella Commissione europea, promuovere Mario
Baccini a ministro e incassare un paio di sottosegretari. I finiani
ricordano che le richieste essenziali "per andare avanti" sono le
stesse: alcune deleghe del Tesoro, un dicastero per il Commercio estero
(Adolfo Urso l'eventuale beneficiario), un altro per lo sviluppo del
meridione (alla cui guida vorrebbero il sottosegretario al Welfare,
Pasquale Viespoli, ma solo "se Gianni Alemanno farà il coordinatore del
partito al posto di Ignazio La Russa"). Sul ministero per il sud, che fa
gola anche ai centristi, potrebbe aprirsi un nuovo fronte. Da FI fanno
notare: "Se si afferma che è la coalizione e non solo Berlusconi a
governare, il primo partito dirà la sua sul mezzogiorno, verso il quale
ha sempre manifestato attenzione". Ieri Gianfranco Miccichè celebrava il
"riscatto" di Forza Italia nei ballottaggi siciliani. Parlava da
coordinatore regionale. Ma forse anche da viceministro che amministra i
contratti di programma per il sud.
Per intervenire:
invia@vivitelese.it
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