Rifiuti, approfondimenti interessanti - 10-07-04 - Fulvio Esposito

 

Fonti:

http://www.panorama.it/italia/cronaca/articolo/ix1-A020001024795

http://www.pirelliambiente.com/it_17/products/pc_prodotto_intro.jhtml?s1=500005&s2=600006

 

Segnalazioni di Fulvio Esposito

 


 

 

Metti un paradosso nel tuo cassonetto

di  Maurizio Tortorella - 28/5/2004

 

Gli inceneritori sono stati bloccati dagli abitanti. Non sono state aperte le discariche di servizio. Perciò i rifiuti non sono smaltiti da mesi. Eppure, una via d'uscita esiste: sperimentata a Cuneo.

Del senno di poi in Campania sono piene le discariche e le strade, da mesi colme di immondizia. I rifiuti si accumulano, le imprese sono incapaci di fare fronte all'emergenza. E con i primi caldi i cittadini cominciano a temere epidemie: ormai, più che esasperati, si danno alle sommosse (che la polizia respinge con i lacrimogeni, come se non bastasse il tanfo) e incendiano i cumuli di sacchetti per strada. Eppure, non c'è protagonista o spettatore della crisi della «monnezza» campana che non giuri di aver saputo fin dal 1998 quale sarebbe stata la conclusione dell'accordo per lo smaltimento dei rifiuti siglato quell'anno tra la Regione Campania e le aziende private, in testa la Fibe del gruppo Impregilo e la Fisia Italimpianti.

 

Cassonetti dell'immondizia al Vomero

(sullo sfondo, il Vesuvio):

centinaia sono stati dati alle fiamme.

Inevitabile, dicono ora, che la situazione degenerasse. Perché accanto ai sette nuovi impianti di separazione e produzione del combustibile da rifiuti (Cdr), previsti dai vincitori dell'appalto e costati 300 milioni di euro, non sono mai state aperte 18 discariche di servizio. E, soprattutto, perché i due termovalorizzatori, cioè gli inceneritori che dai rifiuti avrebbero dovuto produrre energia, e sei anni fa erano stati progettati ad Acerra (Napoli) e a Santa Maria La Fossa (Caserta), sono stati bloccati dalle contestazioni degli abitanti, con il vescovo in prima fila.

Così l'immondizia campana da troppo tempo si accumula a un ritmo di 7.500 tonnellate al giorno. L'esportazione verso altre regioni e in Germania non ha risolto il problema, lo tampona appena. Esattamente come la decisione, presa la scorsa settimana, di spostare qualche centinaio di tonnellate di sacchetti nella pattumiera a cielo aperto di Pianura (Napoli), che era stata chiusa nel 1994. Intanto la camorra, come mostrano numerose indagini, nuota come un pesce nel ricco business dei trasporti e delle discariche abusive. E l'istituzione di un commissariato straordinario, inizialmente attribuito al governatore Antonio Bassolino e da due mesi affidato al prefetto Corrado Catenacci, non è servita.

La Regione deve vedersela con costi sempre più alti: l'intesa del 1998, attualmente alla base anche di un'inchiesta aperta due mesi fa dalla procura di Napoli proprio a carico di Bassolino per abuso d'ufficio e illecito deposito di rifiuti, prevedeva che la raccolta di un chilogrammo d'immondizia fosse pagata 85 lire. Un ribasso record, visto che sul mercato nazionale, all'epoca, lo smaltimento in media costava 130 lire al chilo. Ma la situazione è presto fuggita di controllo: «In Campania» calcola Antonio Martusciello, sottosegretario all'Ambiente e consigliere regionale di Forza Italia, «siamo vicini a 15 centesimi (300 lire, ndr) al chilo».

La cifra totale fa davvero impressione. Negli ultimi mesi la Campania ha sborsato, per arginare la situazione e trasportare altrove i rifiuti che gli abitanti locali non vogliono trattare nella regione dove vengono prodotti, 250-300 mila euro al giorno. Oggi si stima che la spesa sia aumentata a quasi 500 mila euro al dì: poco più di 12 centesimi di euro al chilogrammo, moltiplicati per le 4 mila tonnellate di immondizia che, quotidianamente, vengono smaltite fuori regione per cercare di ripulire le strade. Si calcola che presto treni e camion dovranno portare via 6.100 tonnellate di rifiuti campani al giorno. Se i costi non cambieranno, si tratterà di 732 mila euro ogni 24 ore. Tutti soldi buttati dalla finestra. Perché almeno qualche kilowattora d'energia potrebbe uscire dalla termovalorizzazione delle «ecoballe»: così vengono chiamati i grossi pacchi di rifiuti che vengono lavorati negli impianti che producono il Cdr, il combustibile da rifiuti, e che dovrebbero essere destinati agli inceneritori. Invece i rifiuti campani devono essere portati altrove, senza produrre nulla e anzi pagando ogni giorno costose tradotte.

E qui si consuma il secondo, incomprensibile paradosso dell'emergenza. Dissennata, in questo marasma, sembra anche la scelta di non cambiare nulla, anche dopo tanto tempo. Soprattutto quando esiste una tecnologia alternativa e vantaggiosa, nota al commissariato straordinario all'emergenza. «Abbiamo avanzato una nostra proposta al commissariato straordinario almeno un anno e mezzo fa. Non abbiamo mai avuto una risposta»: a parlare è Nicolò Dubini, amministratore delegato della Pirelli Ambiente. La sua proposta, che da oltre un mese è al vaglio del successore di Bassolino, Catenacci, sembra l'uovo di Colombo. La Pirelli Ambiente si dice in grado di costruire in sei mesi un impianto capace di mangiarsi tutti i rifiuti della Campania e di produrne ricchezza, senza inquinare. «Una struttura del genere funziona già da oltre un anno» spiega Dubini «è a Robilante, in provincia di Cuneo, e alla società sono consorziati ben 54 comuni della provincia. Gli ambientalisti della zona ne sono i più entusiasti sostenitori».

Nell'impianto cuneese, ogni giorno, vengono portati tutti i rifiuti solidi urbani di 154 mila abitanti. L'immondizia viene pretrattata, quindi lavorata, separata, resa secca: senza fumi, senza odori. E con avanzate tecnologie viene miscelata a dosi sempre variabili di un tritato fatto di pneumatici fuori uso e plastiche non clorurate. Il risultato è un Cdr, combustibile da rifiuti, ad alta e costante intensità calorifica: 5.500 chilocalorie, contro le 6 mila del carbone. Questo tipo di materiale, certificato dall'Enea, l'Ente nazionale per le energie alternative, ha una destinazione decisamente più nobile del fuoco degli inceneritori: può essere utilizzato nei cementifici o nelle centrali termoelettriche, sostituendo fino al 40 per cento i combustibili fossili tradizionali. Non soltanto nel totale rispetto delle norme ambientali, ma addirittura con forti riduzioni delle emissioni di ossido d'azoto e di zolfo (fino al 20 per cento in meno) e di anidride carbonica (l'8 per cento in meno). Oppure può essere gassificato e utilizzato come combustibile nelle centrali a gas metano. La Pirelli Ambiente assicura che il bilancio ecologico del suo processo, brevettato internazionalmente, è 90 volte più positivo rispetto all'accumulo in discarica e 72 volte migliore rispetto alla termovalorizzazione negli inceneritori tradizionali.

Con un vantaggio in più: quello economico. Perché, secondo i calcoli di Dubini, il costo per la collettività di una discarica perfettamente in regola ha un valore indice di 100, mentre il sistema Pirelli, producendo un Cdr «di qualità» che è di fatto un vero combustibile da mettere in vendita, alla fine costa decisamente meno: tra 80 e 90. Tanto che la società oggi è in trattative con vari enti locali per aprire una serie di impianti modulari, capaci di fare fronte alle esigenze di comunità da 300 mila e da 600 mila abitanti. «La nostra proposta per la Campania» aggiunge Dubini «prevede che le ecoballe lavorate nelle attuali strutture della regione, oggi prive di destinazione utile, vengano trasferite a un nostro impianto: se cominciassimo a costruirlo oggi potrebbe essere pronto per la fine dell'anno». Realizzarlo costerebbe meno dei termovalorizzatori già previsti e mai messi in piedi. Ma questo, in Campania, sarebbe solo il minore dei paradossi dell'emergenza rifiuti.

E I COSTI VANNO ALLE STELLE

Il bilancio dell'intesa per lo smaltimento dei rifiuti in Campania

La Campania produce, ogni giorno, 7.500 tonnellate di rifiuti solidi urbani (Rsu). Nel 1998, dopo una gara d'appalto, avrebbero dovuto essere costruiti sette impianti per la produzione di combustibile da rifiuti, da bruciare in due termovalorizzatori. Il piano non è mai decollato. I Rsu sono stati sempre destinati a discariche, da mesi colme, e si calcola che 150 mila tonnellate di rifiuti occupino le strade campane. Da due mesi, l'emergenza viene tamponata con i trasferimenti: ogni giorno, circa 4 mila tonnellate di Rsu campani vengono trasportate in altre regioni d'Italia o in Germania Presto saliranno a 6.100. L'emergenza che prima costava circa 250 mila euro al giorno oggi si avvicina ai 500 mila.

 


 

 

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