Cari amici di ViviTelese,
ho letto con un certo interesse la lettera da voi pubblicata e firmata da
Giuseppe Esposito.
Da quello che ho potuto capire nel contesto della missiva pare si tratti
proprio di lui: il mio compagno di scuola e spesso di banco in quel Liceo
Scientifico targato Salvatore Pacelli.
Che attualmente conduca in maniera egregia l'azienda del padre insieme ai
fratelli questo lo sapevo, ma non conoscevo il suo rancore profondo per
una situazione amministrativa tanto quanto la definisce lui. Lo conosco da
sempre e lo considero una persona equilibrata, gran lavoratore e dedito
alla bella famigliola che ha costruito. In sincerità, però, devo ammettere
che non mi sarei mai aspettato da lui delle considerazioni tanto drastiche
e dal sapore squisitamente opinionistico sull'operato ell'uscente sindaco
D'Occhio.
Ne mi sarei mai aspettato, da una persona
che da sempre (anche tra i banchi) si considera di destra anche in
considerazione del fatto che gli schieramenti elettorali quì a Telese sono
stati battezzati anche da scissioni interne a singoli partiti. Questo
ovviamente significa condurre il cittadino alle urne con in mente un nome,
e non una inclinazione ideologica. Un fatto rarissimo questo, fino a
qualche tempo addietro, quando le coalizioni hanno intasato il nostro
individuale credo politico, sballottolandoci confusamente tra ribaltoni e
volta bandiera.
Una cosa mi preme ricordare al mio carissimo amico e compagno di scuola.
Una cosa che dico sempre quando qualche mio collega napoletano o romano
venendo a farmi visita rimane a bocca aperta a Telese Terme. Una
espressione classica è "ma quì siamo in un paesino di cinquemila anime e
sembra di stare a Secondigliano all'ora di punta". Un mio carissimo
collega in forza al quotidiano Libero mi ha detto qualche settimana mentre
passeggiavamo per Telese: "scommetto che in questo paese sono più i negozi
che gli abitanti".
Una cosa, ribadisco, mi preme ricordare al caro Giuseppe: ma tu rammenti
com'era Telese quando andavo alle medie? Rammenti com'era Telese quando
andavamo al Liceo. E cos'è per te oggi Telese, a prescindere da rancori o
fastidiosa acredine nei confronti dell'uno o dell'altro amministratore.
Io lo ricordo bene, anche perchè forse non sono telesino, per cui i
ricordi restano scolpiti in maniera diversa, più fredda e distaccata
rispetto a chi vive questa realtà dal di dentro. Telese nei primi anni '70
del secolo scorso erano 4 case ammucchiate alla meno peggio con uno
specchio d'acqua di nome lago, con delle terme poco frequentate anche se
di natali illustri ed un economia retta in maniera preponderante dai bar.
Forse bisognerebbe chiedersi, prima di emettere sentenze inappellabili,
come sarebbe stata Telese senza una politica che, pur discutibile che
possa essere, pur nei limiti di quanto affermato dal caro Giuseppe, non
avesse pensato a costruire un motore perpetuo tanto da trasformare
radicalmente il volto di un paesotto nell'immagine di una cittadina
termale, polifunzionale e dei servizi (espressione cara al sindaco
uscente).
Non entro nel merito o demerito delle amministrazioni comunali, in quanto
non sono un cittadino di questa realtà, ma sarebbe d'uopo che ogni tanto,
prima di parlare del presente o del futuro, si volgesse uno sguardo al
passato, specie per quelle realtà che un passato non l'hanno mai avuto, ma
che viceversa possono avere uno splendido futuro. E ciò non dipende certo
dalla sofferta X che andiamo a disegnare su una scheda elettorale, ma
dipende dall'impegno, dal lavoro e dalla coerenza di tutti.
Con la stima e l'affetto di sempre
Rosario Lavorgna
Per intervenire:
invia@vivitelese.it
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