Una bazzecola - 01-06-04 - Vittorio Pagliarulo

 

 

Cerignola, in provincia di Foggia

65.000 abitanti, 60 mila ettari di terreno nelle mani di pochi: Azienda Conte Pavoncelli, 18 mila ettari (20 volte il territorio telesino!) azienda Pignatelli, 2.000 ettari, e poi, via via, azienda Barone Cirillo Farrusi, azienda vitivinicola Torre Quarto e pochissime altre. Insieme detenevano la gran parte di quel territorio piatto ed assolato.

Tenute agricole, la gran parte, a sistema colturale estensivo – grano, grano, maggese nudo e poi daccapo grano, dove un esercito di braccianti si alzava al sorgere del sole per zappare, praticare la scerbatura a mano, estirpare i papaveri di quelle terre dei padroni. Le braccianti si accompagnavano ai loro uomini - se erano state scelte dal caporale in piazza - per raddoppiare la misera paga, lasciando i figlioletti sotto una pianta o in un capanno costruito per la bisogna, “imbottiti” di una mistura, “la papagna”, che li faceva dormire per tutto il tempo in cui loro faticavano. Al tramonto si tornava a casa, con la schiena rotta, sereni, però di aver garantito alla famiglia, anche per quella giornata, pane e cipolle. Il tempo di ripulirsi e prima di consumare la frugale cena (pane, cipolle e un po’ di lardo quando riuscivano a procurarselo) subito in piazza auspicando di essere scelti per la giornata di lavoro successiva.


Fine primavera, del 1948

In quel paese, accadde il finimondo: sezione della D.C. data alle fiamme; Palazzo Cirillo, il latifondista prima citato, messo a ferro e fuoco.

Dalla balconata monumentale che dava sul corso furono lanciati sul rogo sottostante di tutto di più: mobili artistici, suppellettili varie e di gran valore, un tesoro di biblioteca così come si usava avere nelle famiglie patrizie del tempo, una montagna di libri antichi e pregiati data alle fiamme. Veramente una sciagura di portata indescrivibile.

Avevo appena 11 anni e non posso ricordare tutto quello che avvenne in quella calda giornata di fine primavera.

Una cosa, però, la ricordo bene: frequentavo il ricreatorio dei Frati Cappuccini e molto spesso mi era raccomandato di stare lontano dai comunisti perché, per fame, erano capaci di mangiare i bambini. Personalmente ero particolarmente preoccupato: abitavo in Via G. Oberdan n.° 19 che faceva angolo con Via Dalmazia, in un basso della quale abitava nientemeno che Giuseppe Di Vittorio.

Credetemi! Tutte le volte che lo vedevo uscire da casa scappavo come uno scoiattolo e mi nascondevo dietro il portone di casa per non essere scorto e poi, dopo averlo visto passare, trafelato salivo le scale per correre tra le braccia di mia madre raccontandole del grave pericolo corso.

Più grandicello ho capito che quella gente aveva fame, così come l’aveva chi vi scrive, penultimo di sette figli con mio padre ferroviere, unico a lavorare per sfamare una famiglia così numerosa.

Si vuole per caso giustificare quegli efferati moti rivoluzionari passati alla storia come fatti criminali di inaudita violenza? Niente affatto.


Ne è passata di acqua sotto i ponti

Da allora e i fatti si sono evoluti. E’ caduto il muro di Berlino, Sindaco uscente....parlare ancora di comunismo è fuori luogo oltre che demagogico e pretestuoso! Non alligna più nel cervello dei benpensanti la storiella che i Comunisti mangiano i bambini.

La gente ha cominciato a volgere la propria attenzione altrove, a “mani pulite” ad esempio e allo scempio sotto gli occhi di tutti che la politica, quella predicata dai perbenisti, che ancora adesso si fanno scudo dello spauracchio comunista per fare man bassa di tutto quello che passa sotto tiro.

L’epoca delle tangenti non è ancora chiusa, anzi è più fiorente che mai; la speculazione affaristica ha radicato così profondamente nella mentalità di alcuni quindi, se mi fosse chiesto di stimare il valore di un bene come un terreno agricolo, ad esempio, dovrei respingere l’incarico in quanto i parametri non sono più dettati dal valore economico in base alla vocazione colturale, ma dalla capacità che ha quel sito di sostenere un palazzo a tre o cinque o sei piani, per un cospicuo numero di appartamenti e, ancora, dal nome dell’imprenditore, del progettista, del direttore dei lavori e dei vari padrini che ruotano intorno alla concretizzazione del misfatto.


E veniamo ai tempi nostri: 1980

La D.C. perde le elezioni amministrative a causa della stessa D.C. Chi vi scrive era in quella lista e dopo 12 ore dalla disfatta – perché fu una disfatta - capii che era giusto che la vecchia nomenclatura fosse pensionata per fare il posto alle giovani speranze – quelle che avevano mandato a casa Gerardo Romano – con il proposito di cambiare in meglio il volto di Telese.

Affermavamo che avremmo rivoltato il paese come un calzino vecchio per renderlo un gioiello; fiore all’occhiello del Sannio, della Campania e del Paese. Pensateci bene, non era utopia, cercate di immaginare un paese rispettoso del territorio, equilibrato in tutte le sue parti, pulito, con una forte impronta turistico-termale!.

Comincia la campagna elettorale. Sissignore avete letto bene: Quella campagna elettorale è durata ben 5 anni (1980/1985), ne sa qualcosa Peppino di Mezza, allora sindaco di questo nostro paese. Nella sezione DC, in Via Roma, nei pressi del quadrivio – laddove ora si vendono pigiami e indumenti intimi – fu organizzata una lotta senza quartiere all’Amministrazione del tempo e non si lasciava nulla di intentato.

In quella sezione furono prodotte il 50% delle osservazioni al P.R.G. firmato dall’arch. Vincenzo Vallone al quale, ora per allora, dovrei ancora chiedere scusa, così come le devo all’egregio Peppino Di Mezza, per essere stato, chi scrive, redattore di quelle osservazioni insieme a Pino D’Occhio senior, il cugino del Sindaco uscente, per intenderci. Non avevo alcuna conoscenza di strumenti urbanistici, la trama e l’ordito di ciò che poi si sarebbe verificato, lo stavano preparando altri! Quel P.R.G. fu ritenuto molto restrittivo, per certi versi, faraonico, per altri.

Mi rendo conto ora che quello era il P.R.G. che il paese doveva avere. Non vi era segno di speculazione edilizia; non vi era spazio per i palazzinari. Il paese avrebbe avuto un ingresso decoroso e confacente alle attese di un paese termale, sia venendo da Amorosi sia da Benevento. Ditemi se entrando in Telese, da Amorosi o da Benevento, vi sembra di entrare in un paese turistico-termale.

Si lavorava in sezione con una “lettera 22 Olivetti” per battere le osservazioni. Chi vi scrive e l’amico D’Occhio senior, facevamo insieme le ore piccole. I ricorrenti – compreso la Coldiretti - dovevano portarci il foglio di carta bollata e noi, gratuitamente, giù a scrivere le “Osservazioni”. Ingegneri e laureandi in ingegneria erano in altre faccende affaccendati.

123 osservazioni su 127 presentate (se la memoria non m’inganna) furono accolte e quel P.R.G fu bocciato dalla Giunta Di Mezza.


Siamo nel 1985

Il Segretario della DC telesina stravince le elezioni e le cose cambiano, dall’oggi al domani. Un ragazzo pulito sale lo scranno più alto del Comune e tutti, chi vi scrive per primo, cominciano ad assaporare la concretizzazione dei sogni che ci avevano tenuti insieme per ben 5 anni.

Quella Telese che avevamo sognato per così lungo, tempo poteva cominciare a prendere corpo.

Schiattete! Direbbe un noto conduttore televisivo.

Schiattete dico io per la gran rabbia e la delusione infinita che prende in momenti come quelli, allorquando ci si è resi conto che, in tanti avevamo predicato bene, mentre alcuni, ma solo alcuni, cominciavano a razzolare male.

Si redige il nuovo P.R.G. Solo Dio conosce l’iter che ha seguito quel documento e, francamente, se qualcuno dovesse chiedere se è stato realmente approvato dai competenti organi superiori, personalmente non saprei dare alcuna risposta.

Si consente a tutti di fare tutto e più di tutto; si consente di fare tutto a chi non avrebbe dovuto nemmeno mettere piede sul territorio telesino.


Incontro con gli elettori del 31 maggio 2004

Concettina Arzillo, candidata nella lista “Insieme per Telese – Lista Liverini”, il 31 maggio 2004, signori miei, ha parlato di Salice Terme e delle sue strutture ricettive: un paese con meno di 800 abitanti che gode del privilegio di contare 7 alberghi termali. A me piace aggiungere che Ischia, di alberghi termali ne conta 75, noi a Telese non so quanti “dormitori” possiamo contare, ma solo un albergo termale di categoria superiore.

Il 2004 vogliamo ancora incantare la gente con il comunismo e con il pericolo incombente capace di produrre quella parte politica?

Per dirla con Totò: Sindaco uscente, ma ci faccia il piacere!

L’ultima cosa che mi fa veramente ridere è Gianni Liverini comunista! Si cambi strategia perché con questi mezzucci non si prende per i fondelli più nessuno.

Vittorio Pagliarulo

 


 

Per intervenire: invia@vivitelese.it