15 ottobre 2004
Drago orfano o autoritratto?
Gabriele Corona

 

 

Per circa 4 anni i beneventani hanno atteso di sapere perché la pavimentazione del Corso Garibaldi doveva rappresentare un drago, ma l’amministrazione Comunale non ha ritenuto di dare spiegazioni. .L’Assessore De Minico ci ha spiegato che si tratta di un’idea del prof. arch. Nicola Pagliara che aveva pensato anche di erigere alcuni monumentini lungo la strada che però ai nostri amministratori non sono piaciuti. Per la verità il prof. Pagliara si è divertito anche altre volte a sconvolgere i beneventani con idee balzane.

 

Iniziò pensando allo spostamento dell’Arco di Traiano in Piazza Roma, ma fortunatamente non fu ascoltato; ha disegnato e fatto realizzare la fontana in piazzetta Papiniano, oggetto di molti commenti sarcastici (la vasca delle anguille, l’abbeveratoio del drago, ecc). Ha pensato anche al MURO MUTO di fronte alla Cattedrale cioè, una costruzione senza aperture e senza alcun colore però poi, ha presieduto la commissione che ha approvato il progetto di Museo con tantissime aperture a vari livelli, mura colorate, giardini pensili, ecc. Ora Pagliara ha pensato ad un Drago ma né lui né gli amministratori hanno ritenuto che i cittadini di Benevento avessero il diritto di sapere perché.

 

Alcuni hanno pensato al Drago cinese che ovviamente non ha nulla a che fare con la nostra cultura, finché il 24 agosto scorso il Consigliere Comunale di opposizione Cosimo Lepore, non lanciò una provocazione, ricordando che l’unico drago di cui si ha memoria in città è quello raffigurato in un affresco della chiesa dei santa Sofia, trafitto dalla lancia di San Giorgio. C’entra qualcosa con il drago di Pagliara che dovrebbe avere la testa raffigurata proprio nella pavimentazione della piazza antistante la chiesa? Il giorno dopo su “Il Mattino”, mentre il Sindaco contraddicendo se stesso, negava disinvoltamente che la pavimentazione del Corso Garibaldi doveva rappresentare il drago, il suo assessore De Minico, riconfermava la presenza del drago e spiegava anche i particolari.

 

Il giorno successivo fu intervistato il prof. Pagliara che si mostrò risentito perché i beneventani ingrati non avevano compreso che si trattava di un suo regalo per la città regolarmente commissionato e remunerato.. Prima ha negato che si trattasse di un Drago, poi lo ammette e dichiara che quell’animale è una delle immagini che caratterizzano questa città, tant’è che è raffigurato nello stemma di duchi e principi Longobardi. Un’idea originale- sostiene l’architetto- che egli ha avuto pensando e frequentando Benevento. Ma questo non è vero! Non ci sono draghi negli stemmi di duchi e principe del periodo longobardo e comunque l’immagine di quell’animale non appartiene alla storia di questa città. Ma allora Pagliara dove ha preso il Drago e perché il suo significato deve rimanere oscuro?

 

Provocato dal giornalista che lo intervistava il professore si lascia scappare che tra San Giorgio e il Drago egli preferisce il drago, ma non spiega perché. Il drago in quella simbologia rappresenta il demonio, e allora, perché Pagliata lo colloca con la testa dinanzi alla Chiesa di santa Sofia? Ma c’è un’altro particolare che ci ha incuriosito. L’idea del Drago non è un’idea originale del professore. Nel 1977 egli ideò una rivista che chiamò, appunto, Il DRAGO.

 

Il particolare della copertina del primo numero è rappresentata nella foto. Nella introduzione Pagliara scriveva: “S. Giorgio è stato rimosso dal suo piedistallo di Santo, lasciando indifesa per sempre la principessa dal collo d’oca… Oggi lo sappiamo, svelta nel suo nuovo “body” e disidratata dal più fortunato deodorante, la principessa, truccata come una prostituta da bordello nazista … rende mansueti con una tazzina di latte più, ben altri draghi”.

 

Il Professore concludeva affermando: “Solo che oggi i pochi draghi rimasti, incappucciati in calzamaglie antracite, soffocano con difficoltà le fiamme che dalla bocca o dagli occhi, esplodono ad ogni starnuto. In un mondo di corretti leoni, legati fra loro dalla mansueta tenuta di uno zoo safari, i draghi possono solo fingere, con l’occhio truccato in viola tramonto, di essersi trasformati in innocui ippocampi da acquari sociali.” Insomma il professore si sentiva, e si sente ancora oggi, un DRAGO.

 

Questi sono affari suoi, ma perché non ha pensato di sistemare il suo autoritratto a casa sua? Perché i beneventani dovrebbero accettare l’idea di una pavimentazione ad onde bianche, rosse e grigie sul Corso principale della città raffigurante il Drago, per giunta estraneo alla storia e alla cultura della città e frutto di una lunga ossessione del professore Pagliara?

 

Gabriele Corona- Forum Ambientalista Sannio

 

 

 

    

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