12 dicembre 2004
Studi di settore, artigiani soddisfatti
da cna.it - segnalazione di Sandro forlani

 

 

La modifica della norma riconosce l’importanza del comparto. Pubblichiamo l’intervista al Presidente Ivan Malavasi sull’emendamento illustrato ieri dal Ministro Domenico Siniscalco.

 

Soddisfazione e attesa. Questa la reazione del mondo dell'artigianato e della piccola impresa all'annuncio dell'eliminazione dalla Finanziaria 2005 del meccanismo di aggiornamento automatico degli studi di settore. Una notizia comunicata ieri mattina dal ministro dell'economia, Domenico Siniscalco, ai presidenti delle associazioni imprenditoriali e che dovrebbe tradursi nei prossimi giorni in un emendamento alla Finanziaria.

 

A compensare le minori entrate (2,2 miliardi di euro) dovrebbe essere un mix di interventi. Per le imprese in contabilità ordinaria, in particolare, la macchina degli accertamenti sarà più attenta nei confronti di chi per due anni su tre non sarà congruo ai parametri degli studi di settore e contemporaneamente mostri incongruenze di natura patrimoniale, economica e finanziaria.

 

Accanto alla revisione ordinaria, prevista ogni quattro anni, inoltre, si prevede un aggiornamento straordinario quando lo studio non è più rappresentativo della realtà del comparto (per esempio si verifichi un aumento straordinario dei prezzi in presenza di costi di approvvigionamento stabili).

 

«L'eliminazione dell'automatismo rappresenta un indubbio riconoscimento all'importanza dell'artigianato e delle pmi e ne ripaga il lavoro», spiega a ItaliaOggi Ivan Malavasi, presidente nazionale della CNA, «resta il fatto che l'impianto della Finanziaria continua a rimanere complessivamente non ancora favorevole allo sviluppo delle pmi».

 

Domanda. Le intenzioni espresse da Siniscalco riguardo l'eliminazione degli automatismi sugli studi di settore rappresentano una buona notizia per l’artigianato. È soddisfatto?

 

Risposta. Certamente sì. Si tratta di un risultato importante che scongiura la minaccia di una tassazione suppletiva a carico delle nostre imprese. In quanto alle novità sulla revisione degli studi, tratta di un ritorno corretto al meccanismo ordinario, con una modifica dei tempi solo in casi straordinari.

 

D. Questa variazione della Finanziaria basterà a placare gli animi degli artigiani, finora in subbuglio per la politica economica del governo?

 

R. Direi di no. Si tratta, infatti della correzione doverosa di una norma tecnicamente sbagliata e sostanzialmente iniqua. Con gli automatismi, infatti, veniva alterata la scientificità degli studi d settore e, sul piano politico, si rompeva il patto fra categorie e governo siglato nel 1996. Chiarito questo, ovvero che in questo modo si sana una scelta errata, il governo, al momento, può fare di più per le nostre imprese. Per esempio dando più peso agli sgravi Irap, ora pari a solo 500 milioni di euro destinati a nuovi assunti e alla ricerca. Davvero poco per pensare a una svolta verso lo sviluppo di cui necessta un settore che già risente più di altri del peso di una difficile con giuntura economica.

 

D. Sembra però che si stia lavorando anche su questo fronte magari stanziando nuove risorse.

 

R. Sarebbe auspicabile. È noto che le pmi chiedono con forza l’aumento della franchigia dagli attuali 7.500 euro a 15 mila euro. Sarebbe una boccata d'ossigeno e un segnale positivo per aiutare il mondo produttivo a rimanere a galla e superare un momento difficile.

 

D. L'abbattimento dell'Ire non spinge al rilancio dell'economia?

 

R. II calo dell'Ire, un fatto sicuramente non negativo, non aiuterà però le imprese nel 2005. Gli effetti dello sgravio, infatti, saranno goduti solo nella denuncia dei redditi 2006. Certo è che se si intervenisse con più efficacia sull’Irap i risultati sarebbero diversi. Insomma, aiutare le pmi significa dare fiato all'economia italiana, se il governo non capisce questo temo sia destinato a varare una Finanziaria dai piedi d'argilla.

 

D. Sta dicendo che i conti l’anno prossimo potrebbero non tornare?

 

R. Sto dicendo che se l'ossatura del sistema economico italiano, la piccola impresa, viene penalizzata, si azzoppa la nostra creazione di valore. Bisognerebbe pensare alla stima del 1,9% iscritta in Finanziaria e del conseguente gettito previsto. Grandezze che rischiano di essere verosimilmente riviste al ribasso nel corso dell'anno.

 

D. Che cosa chiedono, allora, le piccole imprese dal governo?

 

R. Confidiamo che la Finanziaria sia migliorata e orientata di più verso lo sviluppo. Sarebbe opportuno operare una svolta finalmente in grado di trainare verso altri traguardi quei 4 milioni di imprese che rappresentano il motore del sistema Italia.

 

 

 

    

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