9 dicembre 2004
Costanzo si dimetta, con l’Api è rottura totale
fonti varie

 

 

Il Mattino - 07/12/2004

 

«Costanzo si dimetta» con l’Api è rottura totale

 

«È vero che lo stile è una prerogativa di pochi ed è sconcertante quando bisogna constatare che manca in soggetti che, per le loro funzioni e per un senso anche di responsabilità, dovrebbero sempre ispirare i loro comportamenti a questa ineludibile prerogativa». Obiettivo duplice per la replica di Confindustria: il presidente uscente della Camera di Commercio, Roberto Costanzo, e Maurizio Genito vice presidente della Confapi. Negli ultimi giorni sulla vicenda dell’ente camerale, secondo l’associazione degli industriali sanniti, si sono registrate «dichiarazioni di bassissimo profilo» che hanno testimoniato non una caduta di stile bensì la mancanza assoluta.

 

Confindustria, che ha Costanzo Jannotti quale presidente, ha mantenuto in tutta la vicenda una estrema correttezza, evitando di alimentare polemiche ed anzi invitando sempre a tenere bassi i toni, anche quando, fatto ricorrente, è stata fatta oggetto di illazioni, di accuse, di vere e proprie provocazioni. La misura però è colma e Confindustria non può e non consente a chi nella vicenda Camera di Commercio si è comportato con grande scorrettezza ed è espressione partitica, di fare accuse gratuite, dietrologismi, insinuazioni che mirano a intaccare la propria immagine e la propria indipendenza.

 

«Il silenzio è una virtù e lo è ancora di più quando non si ha nulla di serio da dire - come è a tutti chiaro - e si parla per cercare un vago e vuoto protagonismo». Per quanto riguarda il presidente uscente, Confindustria dice che c'è poco da controbattere: «Avrebbe potuto chiudere il suo mandato con maggiore autorevolezza e senso istituzionale, ispirandosi a criteri di saggezza e che dovrebbero essere patrimonio naturale di chi ha alle spalle una storia politica e personale di tutto riguardo». Confindustria rimarca di aver sempre avuto un comportamento corretto nei confronti del presidente uscente, anche quando ha avuto il dubbio prima e la certezza poi che, venendo meno alle sue dichiarazioni, stava recitando un ruolo attivo nelle vicende del rinnovo camerale «salendo e scendendo le scale del "Palazzi" per "verificare" che tutto procedesse secondo i suoi "programmi" al fine di supportare gli interessi di alcune parti, così come quando, con i suoi comportamenti, ha contribuito ad alimentare contrapposizioni, quando ha messo in campo tecniche, quelle sì, degne della peggior politica».

 

Un presidente, che avesse avuto realmente a cuore gli interessi della Camera, avrebbe dovuto guidare, con oggettività e senso di responsabilità, il rinnovo camerale e questo avrebbe qualificato il suo ruolo e la sua funzione. Confindustria ha un suo stile e certamente non risponde alle illazioni, alle dietrologie; illazioni e dietrologie non appartengono alla cultura confindustriale. Confindustria è serena perché ha avuto un comportamento corretto e leale anche se non è stato apprezzato. Confindustria non parteciperà più ad alcuna riunione di Giunta o di Consiglio fino a quando l'Ente sarà presieduto da un presidente di parte. Confindustria invita il Presidente a formalizzare le dimissioni, ovviamente solo annunciate, non sentendosi più rappresentata. Confindustria stigmatizza anche le ……….. (è difficile aggettivarle) dichiarazioni del vice presidente della Confapi. «Se Confindustria volesse fare dietrologia dovrebbe dire che è strano e singolare che la dichiarazione del presidente e quella del vice presidente della Confapi escano in contemporanea.

 

La "spalla" Confapi è una difesa del presidente uscente, che invero, vista la determinazione che ha impiegato per essere anche questa volta "della partita", sebbene non vi sia riuscito, non ha bisogno di difese terze, mirata ad avvalorare macchinazioni. Confindustria si chiede di chi? A questo punto, dagli industriali viene un’accusa ancora più forte: «La Confapi sa bene chi ha tentato di cambiare le carte alla Regione dopo la trasmissione ufficiale degli atti da parte della Camera di Commercio di Benevento. Ed ancora. Se Confindustria avesse scelto il colore di un vestito partitico almeno le andrebbe riconosciuto di avere fatto una scelta monocromatica rispetto ai diversi colori che si trovano in casa Confapi.

 

Ma Confindustria, è la sua storia, che altri non hanno, a testimoniarlo, non ha mai vestito colori partitici. Resta il fatto che è una grande e grave scorrettezza (ma ormai non c'è più alcun limite alla misura) sul piano delle corrette relazioni sindacali ed associative che un'Associazione accusi un'altra Organizzazione di vestire colori partitici. E' grave». Ed è per questo che Confindustria da oggi in poi ritiene rotto qualunque rapporto con la Confapi e non siederà più assieme ad alcun tavolo. Infine, Confindustria attacca frontalmente Genito, ribadendo di non accettare lezioni «da chi il vestito partitico, invero più di uno, lo ha indossato da tempo», con chiaro riferimento alla militanza dell’esponente politico sangiorgese che oggi è nell’Udeur, ma prima era nell’Udc.

 


Il Sannio Quotidiano - 07-12-2004

«Costanzo è di parte, ce ne andiamo»

Durissima reazione della Confindustria alle dichiarazioni del presidente uscente della Camera di Commercio

Costanzo Jannotti Pecci: «La Confapi lo difende? Interrompiamo i rapporti anche con loro»

La raffica di dichiarazioni rilasciate da Roberto Costanzo, presidente uscente della Camera di Commercio, a poche ore dalla scadenza del semestre di proroga del Consiglio camerale (scoccata sabato scorso) provoca la reazione furibonda della Confindustria sannita. Che reagisce attraverso lo stesso ‘numero uno’ dell’associazione sannita, Costanzo Jannotti Pecci, il quale, rinunciando al suo tradizionale aplomb, decide di gettare il fioretto, d’impugnare la sciabola e di menare fendenti terribili: “La misura è ormai colma – attacca Jannotti Pecci -.

La Confindustria non consente a chi, nella vicenda Camera di Commercio, si comporta con grande scorrettezza ed è espressione partitica, di fare accuse gratuite, dietrologismi, insinuazioni che mirano a intaccare la propria immagine e la propria indipendenza. Per quanto ci riguarda, non ci interessa più l’eventualità di prorogare o meno per 45 giorni l’esperienza di questa Camera che per noi è già archiviata”.

La Confindustria sannita rompe gli indugi e condanna, duramente e senza appello, “l’attivismo” mostrato in questi giorni del presidente camerale uscente, Roberto Costanzo, ‘reo’ di aver mostrato in questi giorni “scarso senso istituzionale”. “Lo stile è una prerogativa di pochi - attacca Costanzo Jannotti Pecci - ed è sconcertante dover constatare che lo stile manca in quei soggetti che per le loro funzioni e per senso di responsabilità dovrebbero sempre ispirare i loro comportamenti a questa ineludibile prerogativa”. Negli ultimi giorni sulla vicenda Camera di Commercio, secondo la Confindustria, si sono registrate “dichiarazioni di bassissimo profilo” che avrebbero testimoniato “una mancanza assoluta di stile.

Confindustria, al contrario, ha mantenuto in tutta la vicenda un’estrema correttezza – rivendica Jannotti Pecci - evitando di alimentare polemiche ed invitando, anzi, sempre a tenere bassi i toni, anche quando, molto spesso, è stata fatta oggetto di illazioni, di accuse, di vere e proprie provocazioni. Il silenzio è una virtù e lo è ancora di più quando non si ha nulla di serio da dire e si parla solo per cercare vuoto protagonismo”. Poi l’affondo a Roberto Costanzo: “Per quanto riguarda Costanzo c’è davvero poco da controbattere – replica Jannotti Pecci -: il presidente camerale uscente avrebbe potuto chiudere il suo mandato con maggiore autorevolezza e senso istituzionale, ispirandosi a criteri di saggezza che dovrebbero essere patrimonio naturale di chi ha alle spalle una storia politica e personale di tutto riguardo.

La Confindustria – rivendica l’Unione di via Rummo - ha sempre avuto un comportamento corretto nei confronti del presidente uscente, anche quando ha avuto il dubbio, prima, e la certezza poi che, venendo meno alle sue dichiarazioni, stava recitando un ruolo attivo nelle vicende del rinnovo camerale, salendo e scendendo le scale del ‘palazzi’ per verificare che tutto procedesse secondo i suoi programmi al fine di supportare gli interessi di alcune parti, così come quando, con i suoi comportamenti, ha contribuito ad alimentare contrapposizioni e quando ha messo in campo tecniche, quelle sì, degne della peggior politica”. Costanzo Jannotti Pecci è un fiume in piena: “Un presidente che avesse avuto realmente a cuore gli interessi della Camera - aggiunge il numero uno della Confindustria sannita - avrebbe dovuto guidare, con oggettività e senso di responsabilità, il rinnovo camerale.

Ciò avrebbe qualificato il suo ruolo e la sua funzione. Confindustria, invece – ribadisce Jannotti Pecci - ha un suo stile e non risponde ad illazioni e dietrologie che non appartengono alla nostra cultura. Siamo sereni. Abbiamo avuto un comportamento corretto e leale anche se non è stato apprezzato”. Poi l’annuncio: “Confindustria non parteciperà più ad alcuna riunione di Giunta o di Consiglio camerale fino a quando l’ente sarà presieduto da un presidente di parte”. Confindustria, pertanto, “invita Roberto Costanzo a formalizzare le dimissioni, da lui ovviamente solo annunciate, perchè non si sente più rappresentata”. Ma nel mirino dell’associazione finisce anche la Confapi di Amleto Ocone e Maurizio Genito.

“La Confindustria stigmatizza anche le dichiarazioni difficilmente aggettivabili, rilasciate dal vice presidente della Confapi. Se Confindustria volesse fare dietrologia dovrebbe dire che è strano e singolare che la dichiarazione di Costanzo e quella del vice presidente della Confapi escano in contemporanea. La Confapi tenta di difendere, spalleggiandolo, il presidente uscente, il quale, vista la determinazione che ha impiegato per essere anche questa volta della partita, sebbene non vi sia riuscito, non ha bisogno di difese terze, mirata ad avvalorare macchinazioni. Confindustria si chiede di chi?.

La Confapi sa bene chi ha tentato di cambiare le carte alla Regione dopo la trasmissione ufficiale degli atti da parte della Camera di Commercio di Benevento – assicura Jannotti Pecci - . Se Confindustria avesse scelto il colore di un vestito partitico almeno le andrebbe riconosciuto di avere fatto una scelta monocromatica rispetto ai diversi colori che si trovano in casa Confapi. Ma Confindustria è la sua storia, che altri non hanno, a testimoniarlo, non ha mai vestito colori partitici”.

Poi l’amara conclusione della Confindustria: “Ormai non c’è più alcun limite alla misura. Siccome riteniamo una grave scorrettezza, sul piano delle relazioni sindacali ed associative che un’associazione accusi un’altra organizzazione di vestire colori partitici, da oggi in poi la nostra associazione rompe qualunque rapporto con la Confapi e anticipa che non siederà più assieme ad alcun tavolo. Infine, Confindustria ribadisce “di non accettare lezioni da chi il vestito partitico, in vero più di uno, lo ha indossato da tempo”.

“Condivido pienamente le dichiarazioni della Confindustria“ commenterà, nel pomeriggio,Giovanna De Vita, presidente provinciale della Confesercenti e vice presidente camerale uscente. Da ieri, dunque (data di scadenza del semestre di proroga del Consiglio della Camera di Commercio uscente) ha iniziato a decorrere un periodo di ulteriore proroga di 45 giorni del Consiglio camerale. In questo periodo l’attività degli organismi elettivi, presidente compreso, dovrà limitarsi comunque all’ordinaria amministrazione.

 

    

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