16 marzo 2005

Al Micam per battere la concorrenza cinese

Roberto Race

 

 

Come al Mifur la Campania punta su qualità e ricerca, ma il delegato dei calzaturieri avverte: “Abbiamo bisogno di  interventi governativi”

 

Napoli, 14 marzo 2005  -  India e Cina per il quarto anno consecutivo erodono quote di mercato ai calzaturieri campani. Che non nascondono la crisi, ma che puntano al Micam Shoevent per recuperare il terreno perduto. Si annuncia all’insegna della qualità e del design, la Fiera della Calzatura più grande d’Europa. Dal 19 al 22 marzo a Milano,  seguirà il Mifur (16-20 marzo), il Salone Internazionale della Pellicceria e della Pelle. Due fiere che riflettono una comune congiuntura negativa e rappresentano l’occasione attesa dai calzaturieri e dai pellettieri campani per il rilancio di due dei più importanti settori dell’artigianato. Un’attesa confermata anche dal sostegno della Regione, che sarà presente alle manifestazioni con stand istituzionali.

La crisi del calzaturiero interessa il comparto a livello nazionale, con una significativa riduzione delle esportazioni che nei primi undici mesi del 2004 sono diminuite del 7,3% in quantità e del 3,4% in valore.

 

In Campania si registra una delle situazioni più delicate: nei primi nove mesi del 2004, le esportazioni sono diminuite del 15% (attestandosi a quota 132,5 milioni di euro), mentre le importazioni sono cresciute del 55% (raggiungendo i 58 milioni di euro), come emerge dall’analisi diffusa Centro Studi del Comitato Promotore della costituenda Banca  di Credito Cooperativo Pmi Città di Napoli.

 

E’ Napoli a pagare il prezzo maggiore, seguita da Benevento. Reggono Caserta e la cenerentola Avellino. Sorride solo Salerno.

Ad essere in crisi è soprattutto  il capoluogo della Regione (che ha un peso relativo regionale di circa il 70%) che vede crescere l’import dell’ 82.2% e calare l’export di 21.1%. Male anche Benevento che perde sia sull’export (-13%) che sull’import (+20.9%).  Regge  Caserta che vede diminuire l’export del 3% e rimanere invariato l’import. Resiste Avellino che vede incrementare l’export del 7,5% ma che raddoppia l’import (ancora al di sotto del milione di euro)  con un incremento dell’ 85.2% .

 

Bene Salerno, con un incremento delle esportazioni del 30,3%, ma anche con una variazione positiva delle importazioni del 21,4%.

 

Dati che se rapportati al territorio nazionale fanno emergere una perdita di competitività costante del settore regionale.

 

La Campania, che nei primi 9 mesi del 2004 si presenta come settima regione per fatturato export calzature, vede diminuire la sua  quota su totale export passando dal 2,7% al 2,3%.

 

Tra i fattori principali della crisi vi è la velocissima crescita della capacità competitiva dei produttori asiatici che, con una costante diminuzione dei prezzi medi, stanno erodendo anche la fascia di prodotto medio-alta con ricadute negative sulle aziende e sull’occupazione.

 

La domanda internazionale, inoltre, penalizzata anche dal forte apprezzamento dell’euro, continua il suo andamento stagnante mentre sul mercato interno non si registrano incrementi significativi.

 

 “Per battere la concorrenza – dichiara Pasquale Della Pia, direttore commerciale Anton Mode – dobbiamo puntare sulla qualità dei nostri prodotti, non possiamo sacrificarla in nome della quantità”.

La qualità delle produzioni, l’attenzione dedicata alle singole fasi di lavorazione e ai materiali,  secondo molti imprenditori è la strada da seguire.

“La concorrenza – sostiene Pasquale Magri, General Manager Romanelli/Bianchini - può essere battuta con una costante ricerca sui materiali e sullo stile, caratteristiche proprie di tutti i prodotti italiani”.

Ma il delegato campano dell’Anci (Associazione Nazionale Calzaturifici Italiani), Pasquale Pisano, non crede che basti puntare solo sulla qualità: «Certo, chi non ha fatto investimenti in tecnologie e formazione è già uscito dal mercato. Ma non basta. Sui nostri prodotti diretti in Cina gravano tassi doganali che variano dal 27 al 30% mentre le imprese cinesi riescono ad esportare con tassi che variano dal 6 all’8% ricorrendo a sistemi al limite della legalità. È una gara ineguale».

 

“Va bene credere nella creatività e nei prodotti marcati con il tricolore - prosegue Pisano -  ma abbiamo bisogno di condizioni di reciprocità sul fronte del commercio internazionale. Uno dei problemi è proprio quello di garantire maggiori controlli alle frontiere. Monitorando le importazioni che arrivano da quei concorrenti, come la Cina, che operano con un costo del lavoro bassissimo e senza alcun rispetto per gli standard europei della sicurezza. Non lo dico con piacere, ma è arrivato il momento che anche l’Italia ponga dei paletti”.

 

“La nostra presenza al Mifur, al Micam e alle più importanti fiere internazionali, è decisiva per far crescere l’economia della regione- spiega l’assessore regionale alle attività produttive Gianfranco Alois  - E’ vero che spesso registriamo una competizione sleale da parti dei concorrenti dei paesi emergenti, che trovano mille maniere per aggirare le norme in vigore e superare le barriere doganali. Ma se puntiamo a segmenti alti di mercato e alla penetrazione di quelli internazionali possiamo tornare a essere leader: quando il made in Italy dà il meglio di sé non teme la concorrenza di nessuno”.  

 

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