Non saprei da dove iniziare, né dove andrei a
finire se volessi parlare della gioventù
telesina (o almeno la gioventù compresa nella
mia generazione, poiché rischierei di offendere
coloro i quali, arrotolati nei veli dell'età,
ancora si sentono in diritto di esprimere la
loro carica vitalistica... e fanno bene, ci
mancherebbe altro!). Sento, però, l'esigenza di
dover condividere alcune mie riflessioni sulle
condizioni materiali e sui condizionamenti
morali del nostro telesino presente.
Non conosco molto bene Federico Di Mezza e non
me la sento di esprimere giudizi sulle
sue riflessioni che rispetto, ma non
condivido. Devo, però, lodare il suo coraggio
espressivo e la sua perfetta e appassionata
buona fede. Vivo a Telese da quando sono nato. A
volte mi capita di passeggiare da solo, così da
poter dedicare la mia attenzione alla
riflessione e al ricordo. Paragono i passi di
ieri in compagnia di mio nonno all'uscita di
scuola, ai passi di oggi in compagnia della mia
coscienza e della mia totale disillusione. Ci
sono tante cose in comune, tante labirintiche
(quasi misteriche) e affascinanti trame ad unire
i sentieri di senso della mia infanzia, della
mia addolescenza e del mio presente (che non
riesco ad acrivere a nessuna categoria di età).
Il
nodo, il centro focale è l'amore suggestivo e
grande che nutro per ogni singolo lembo di quei
quasi dieci chilometri quadrati della mia terra.
Non è campanilismo sfrenato, né orgoglio di
facciata, bensì una strana maternale sensazione
di nido. Ho rispetto per le persone che mi
circondano, anche se a volte mi capita di essere
un po' duro. Non porto alcun tipo di rancore
personale. Verso nessuno. Esprimo, però, con
tutta la carica possibile il mio più totale
dissenso verso quegli atteggiamenti (a tutte le
età, si badi) che aprono la strada alla perdita
di dignità, alla negazione del diritto e della
libertà, allo sviluppo dell'ignoranza e della
superficialità.
Viviamo in un periodo universale di grande
smarrimento esistenziale:la scuola e la famiglia
hanno perso il loro ruolo di guida etica e
culturale, il lavoro inteso nella sua forma
unitaria e nobilitante non esiste, l'ambiente è
considerato un problema secondario e la sua
tutela solo un optional, il sistema delle idee e
dei valori è scardinato dalle fondamenta in nome
di una improbabile modernizzazione. Se riduciamo
in scala questa dimensione e vi aggiungiamo
affarismo dilagante, realismo politico di bassa
lega, interesse da "sportula", allora possiamo
comprendere perchè l'elemento vitale della
nostra comunità si è immobilizzato. Le sorgenti
d'acqua corrente, i freschi torrenti, gli
splenditi bacini delle nostre potenzialità
intellettive, emotive e finanche fisiche sono
ora uno stagno di cemento.
A
Telese mancano i luoghi, i tempi e le volontà
dell'incontro: sono stretti dalla morsa della
privatizzazione e dell'atomizzazione delle
sensibilità. Non ha tutti i torti Federico
quando parla delle devianze e del disagio. Io,
però, ancor prima di leggere Marx ero convinto
(lo sono tuttora) che la condizione materiale
condiziona lo status sociale e
psichico-comportamentale di un individuo e non
il contrario. Se, quindi, "l'alba tarda ad
arrivare" (come cantava Battiato) non possiamo
dare la colpa esclusivamente al libero arbitrio
deviato.
Certo, ciascuno di noi ha delle responsabilità,
ma quella più grande e, cioè, quella politica
(in senso stretto) è di chi amministra la cosa
pubblica. C'è bisogno di dare spazio ai giovani,
ma non nella retorica elettoralistica tipica dei
nostri politici(?) che spunta a cadenza
quinquennale. Non bastano neanche le baby
amministrazioni (in auge in alcuni comuni
limitrofi), i forum o gli sportelli. E'
necessario restituire a noi tutti, giovani
telesini, il diritto a vivere Telese, per poter
tornare a passeggiare con la spensieratezza, la
felicità e l'innocenza del tempo che fu.
Ritorniamo insieme al futuro. Auguri. |