Dalla rivista -> Macchina del Tempo
n° 3 - Anno 7 - Marzo 2005
pag. 19 (domande dei lettori)
Qual è la pericolosità dello smaltimento
dell'amianto?
Giovanni, Gallipoli (Le)
Risponde Paolo Plesda, ricercatore presso
l'Istituto per lo studio dei materiali
nanostrutturati del Cnr, Roma
Il
termine amianto è usato industrialmente per
identificare alcuni minerali con forma fibrosa,
flessibili e resistenti. Nelle sue varie forme
minerali, tale sostanza è cancerogena
solo se ridotta a dimensioni di fibre
respirabili, cioè intorno a 10 micron di
lunghezza e 3 micron di diametro. E, anzi,
rappresenta uno dei pochi agenti cancerogeni dei
quali ci sia una sicura relazione causa-effetto.
Per questo è necessario eliminare l'amianto e i
materiali che lo contengono dall'ambiente e
possibilmente non disperderlo o conservarlo
in discariche.
Trasformarlo in fasi inerti e magari
recuperabili non è pericoloso: si sfruttano
reazioni chimiche che modificano la struttura
dei minerali, come avviene in natura nei
processi di fusione o di metamorfosi.
Tali reazioni, che il Cnr ha studiato e
brevettato come mezzo di smaltimento di rifiuti
pericolosi, consistono nella semplice
miscelazione del rifiuto con additivi, come
l'argilla, esattamente come nelle miscele per
mattoni, e la cottura del composto in forni da
mattoni a temperature di 700-800°C. Gli amianti
si trasformano in fasi non più nocive, mentre i
mattoni che si producono possono essere
utilizzati in edilizia. |