15 aprile 2005
Forme di resistenza della società civile
Mena Moretta

 

 

Forme di resistenza della società civile contro l’avanzare di una globalizzazione distorta

 

Giovedì 7 a Napoli si sono incontrati per coordinarsi i Comitati civici in difesa dell’acqua di Napoli, Caserta e dintorni. Il “dintorni” mette in rilievo che c’è la volontà (emersa ampiamente nello stesso incontro) di conferire alla battaglia contro la privatizzazione dell’acqua un carattere regionale, di emanciparsi dai legacci territoriali e far convergere unitariamente la protesta su quella istituzione,la Regione, che per legge è chiamata a svolgere funzioni di programmazione e controllo sulle attività delle Autorità d’Ambito (art.14 Legge Regionale n.14 del 21 maggio 1997).

 

Il rapporto annuale del Comitato per la Vigilanza sull'uso delle Risorse Idriche istituito dall’art. 21 della legge 5 gennaio 1994 n. 36, massimo organo nazionale di controllo sul settore e di cui il professore Ettore D’Elia dell'Università di Napoli "Federico II" è stato eletto nuovo presidente il 15 marzo, fu presentato a luglio 2004 alla “non” presenza delle autorità del governo e del parlamento ma di soli esperti quasi a ribadire quanto l’acqua è materia ormai affrancata dall’interessamento di una politica che da politica della “cultura dei fini, degli obiettivi” è diventata politica “della cultura del come”. Secondo le ricognizioni effettuate nei 52 Ato - Ambiti territoriali ottimali si perde il 42% dell’acqua messa in rete. Le perdite si accentuano «da nord a sud», con un «peso particolare» dove la disponibilità d'acqua è minore.

 

L'acqua abbondante dell'Italia si trasforma in un serio problema di scarsità in una parte importante del paese. Il Comitato, partendo dall'analisi dei piani di 41 Ato, relativi al 45% della popolazione, ha stabilito un tempo medio di 26 anni e una spesa pro capite di 891 euro per realizzare gli investimenti necessari per acquedotti, fognature, depurazione (investimenti miseramente crollati rispetto al totale del piano delle opere pubbliche). A livello nazionale, si contabilizza dunque una somma di 51 miliardi di euro, 2 miliardi all'anno sui 26 anni, il triplo di quanto si è speso in anni recenti. Si prevede che le tariffe aumenteranno da 0,92 a 1,36 euro al metro cubo nel corso dei primi 15 anni, per poi stabilizzarsi.

 

L'aumento sarà quindi del 50% mediamente, con differenze da ambito ad ambito. In questo scenario di inadempienze da parte di amministratori distratti nella gestione della risorsa acqua e contraddizioni fra quanto si dichiara anche in sedi internazionali (Dichiarazione di Roma del 10 dicembre 2003) si inserisce la protesta espressa dai Comitati civici di cui sopra che chiedono un “nuovo servizio pubblico partecipato”. La lotta contro la privatizzazione dell'acqua viene esercitata anche facendo pressioni sul mondo della politica, perché i partiti e “questi” politici (“buoni professionisti della politica nella misura in cui sono buoni “gestori” di risorse) non rappresentano la soluzione del problema, ma sono loro stessi parte del problema e quindi tutte e due le battaglie, quella della promozione etica dell'acqua come Diritto (l’acqua non si consuma, l’acqua si usa,l’acqua non si vende, l’acqua si eroga) e quella del cambiamento delle “politiche dell'acqua” devono essere portate avanti contestualmente con la stessa energia, facendo nascere una nuova cultura dell’acqua.

 

Ecco perché ritengo che il compito più urgente oggi è quello di investire energie e immaginazione politica dei movimenti sociali nella elaborazione di un programma alternativo a quello dei poteri economici dominanti e nella costruzione di un personale politico capace di gestirlo in modo spregiudicato, moderno, radicale.

 

Mena Moretta

 

 

 

    

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