Credo che un tema di questa portata non meriti
di passare in secondo piano e spero possa
servire una mia testimonianza. Mi è già capitato
di raccontare che sono telesino d’adozione
essendo nato e cresciuto in un paese dalle parti
della “famigerata Secondigliano”
All’inizio degli anni ottanta tale località era
una tranquilla cittadina, perlopiù agricola,
poco influenzata dalla vicina metropoli, con una
qualità della vita non eccelsa, ma sicuramente
sostenibile.
Negli anni in cui furoreggiava ovunque
l’alleanza politica DC-PSI iniziò a succedere
qualcosa, che dapprima passò inosservata, ma che
via via provocò tanti e tali danni che ne
compromisero per sempre la vecchia connotazione.
Infatti il diaframma che separa un tranquillo
paesino di gente semplice da una caotica
città-dormitorio, con una densità abitativa tra
le prime d’Europa, è più labile di quanto si
possa pensare.
Bastò un decennio di amministrazioni “distratte”
, di tecnici comunali compiacenti, di vigili
urbani sonnacchiosi che la metropoli sbucò da
sottoterra come per incanto, si sollevarono
ovunque alberi da 10-12 piani, casermoni da
40-50 appartamenti, la cui unica licenza era
quella di uccidere una realtà poco prima
certamente vivibile.
Ovviamente questa trasformazione in terra di
conquista pareva avesse una regia occulta
composta non solo dai “palazzinari senza
scrupoli”, ma da ben altri interessi ed
interessati, senza la cui benedizione non si
muoveva betoniera, ma nessuno sembrava
accorgersi di nulla.
In
questa storia anche la componente di opposizione
giocò un ruolo: semplicemente non giocando;
ponendosi come primo obbiettivo la tranquillità
del focolare domestico, lanciando ogni tanto un
latrato alla luna che voleva dire “so che state
combinando un macello, ma io tengo famiglia”. Fu
il momento della sconfitta della politica e
delle istituzioni. Segnali che dapprima vennero
incompresi, poi sottovalutati ed infine, quando
il tutto si trasformò in triste realtà,
irreversibili.
Probabilmente, sicuramente, la realtà di Telese
è diversa, però il gran parlare dell’argomento
“legalità” , questi allarmi che arrivano da più
parti mi sventolano davanti agli occhi il
fantasma del passato, corsi e ricorsi storici
schiacciano il tasto “rewind” della mia memoria
e rivedo i pasteni di mele e sento l’odore
dell’uva nell’aria, ma ecco che compaiono i
giganti di cemento a sfracellare tutto, colate
di asfalto che tumulano per sempre le “porche”
di mele annurche.
E
poi gente che cambia, le prepotenze subite, le
regole del vivere in comune stravolte, la
giustizia amministrata dagli “amici degli amici”
e non dalla pubblica sicurezza
Non vorrei che il secondo tempo della mia vita
fosse un fac-simile del primo: è un film
raccapricciante, non voglio rivederlo.
Quando leggo di criminalità, camorra,
prevaricazione so di cosa si parla ed ho paura.
Credo che l’amico Giuseppe Esposito, che non
conosco, ma ne apprezzo quello che scrive e come
lo scrive, abbia fatto bene a sottolineare che
contro tali fenomeni, anche se solo “sentori”,
bisogna elevare un argine per fare in modo da
scoraggiare qualunque tentativo presente e
futuro di corrosione del tessuto sociale di
Telese, prevenire è meglio che curare. Non una,
ma un milione di volte.
E
poi se la nostra amministrazione le considera
“cavolate” poco deve importare. La proposta
presentata da Giovanni Liverini, del quale ho
avuto modo di conoscere la grande rettitudine ed
onestà che lo contraddistingue, è giusta e
coraggiosa e deve essere portata avanti con o
senza Amministrazione.
“La giornata della legalità” si può organizzare
mobilitando partiti, associazioni e società
civile, coinvolgendo anche le scuole e la
componente cattolica di Telese, a rimarcare
l’estrema importanza di un tema scottante dei
giorni nostri, un tema verso il quale la nostra
Amministrazione, purtroppo, non ha ritenuto
opportuno esporsi, perdendo l’occasione di dare
una dimostrazione di senso civico e di
trasparenza.
Guglielmo Caiazza
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