D’estate, in genere, non vado mai al lago. Ho
fastidio del traffico, dei rumori, della folla;
così ci ritorno a settembre.
Com’era bello il lago oggi, leggermente
increspato dalla brezza mattutina, con il suo
color verde scuro che verso il centro si
caricava di blu.
Le
acque riflettevano il cielo e gli alberi
d’intorno e restituivano una visione di
straordinaria bellezza.
Pescatori tecnologici avevano approntato il loro
armamentario di canne e mulinelli futuribili
nella speranza che abboccassero pesci antichi.
Delle famigliole all’ombra degli alberi si
godevano la pace del posto facendo scorta di
aria buona da portare nelle loro città malate.
Se
ti fermi un attimo e lo guardi, il lago ti parla
e ti racconta di fatti e di genti che ha
conosciuto. Ti racconta di Natalino che correva
sulla sua carrozzella a motore, del suo casello
ferroviario dove noi ragazzi ci raccoglievamo a
parlare e giocare. Di sua madre che aveva un
cuore grande come una casa, che non si lamentava
mai del nostro via vai, delle nostre esuberanze
che certo dovevano essere pur fastidiose?
Ti
racconterà di come in fondo il destino non sia
stato benevolo con quel ragazzo che per molti
telesini è stato un amico, una guida, un
conforto, un confidente, un aiuto e molte altre
cose ancora.
Com’era bello il lago oggi e a pensare che poi
qualcuno si diverte a distruggere, a rompere, ad
insozzare, ti domandi: “ Ma a cosa servono gli
imbecilli?”. |