20 settembre 2004
Il lago di Telese a settembre
Gino Di Vico

 

 

D’estate, in genere, non vado mai al lago. Ho fastidio del traffico, dei rumori, della folla; così ci ritorno a settembre.

 

Com’era bello il lago oggi, leggermente increspato dalla brezza mattutina, con il suo color verde scuro che verso il centro si caricava di blu.

 

Le acque riflettevano il cielo e gli alberi d’intorno e restituivano una visione di straordinaria bellezza.

 

Pescatori tecnologici avevano approntato il loro armamentario di canne e mulinelli futuribili nella speranza che abboccassero pesci antichi.

 

Delle famigliole all’ombra degli alberi si godevano la pace del posto facendo scorta di aria buona da portare nelle loro città malate.

 

Se ti fermi un attimo e lo guardi, il lago ti parla e ti racconta di fatti e di genti che ha conosciuto. Ti racconta di Natalino che correva sulla sua carrozzella a motore, del suo casello ferroviario dove noi ragazzi ci raccoglievamo a parlare e giocare. Di sua madre che aveva un cuore grande come una casa, che non si lamentava mai del nostro via vai, delle nostre esuberanze che certo dovevano essere pur fastidiose?

 

Ti racconterà di come in fondo il destino non sia stato benevolo con quel ragazzo che per molti telesini è stato un amico, una guida, un conforto, un confidente, un aiuto e molte altre cose ancora.

 

Com’era bello il lago oggi e a pensare che poi qualcuno si diverte a distruggere, a rompere, ad insozzare, ti domandi: “ Ma a cosa servono gli imbecilli?”.

 

    

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