8 dicembre 2004
Zolfo o Solfo, Zolfureo o Solfureo
Gino Di Vico

 

 

Zolfo o Solfo, Zolfureo o Solfureo, non si sente più nelle sere uggiose d’inverno quello strano miasmo che saltava il muro delle terme e permeava le case, le strade, le persone a ricordarci che in fondo acqua siamo e acqua ritorneremo.

Quella incomprensibile puzza  che sapeva di uova marce tanto a schifo ai nostri bei turisti ma tanto cara nei ricordi di noi piccoli quando l’acqua antica saltava zampillante sulle mani poste a “cuoppo” in fondo alla scalinata delle piccole fontane.

Il tempo ha consunto lo zolfo, di là dal muro ben altri miasmi odorosi han preso il sopravvento nelle calme sere nebbiose d’inverno, scarichi di auto segnano il passo e riempiono l’aria di mefistofelici odori.

Forse se ne sta rintanata negli antri nascosti della terra la sapiente acqua e non vuole più vedere le luci di questo nostro strano paese pieno, stracolmo di modernità senza per questo essere moderno.

Forse ha un po’ in uggia che a volte l’abbiam trattata male seppellendola sotto colate di  grigio cemento o l’abbiam sporcata con le nostre miserie.

Ben altro destino forse aveva in mente, di ritornare un giorno sulla mensa dei suoi concittadini a lasciarsi bagnare da taralli nostrani che lasciano in superficie il povero seme di sesamo solitario alla deriva.

Eppure scava, cerca una via per lasciarci per sempre, per dirci addio: - “ingrati che oggi di me non avete pietà!”.

Già sul muro la scritta Terme inizia a scomparire a diluirsi sotto lo scroscio dell’acqua piovana, sorella povera che viene dal cielo, solerti imbianchini corrono in soccorso ma la vernice non sembra tenere, non lega la pittura con l’acqua: che forse si sian passate la voce tutte le acque del mondo?

 

Gino Di Vico

 

 

 

    

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