10 dicembre 2004
L'architettura longobarda
Gino Di Vico

 

 

Nell’anno Mille fu costruita la cattedrale longobarda di Telese, sotto il titolo di S.Croce edificata a 500 passi fuori dalle mura: “ Cattedralis ecclesia tit. S. Crucis, veteris structurae extra moenia civitatis ad 500 passua: sita est.”.

 

In questo secolo infatti si sarebbe avuta la maggior valorizzazione da parte dei Longobardi delle nostre terre. La cattedrale fu sede vescovile e il primo vescovo di cui si tramanda fu un certo Florenzo o Fiorentino. I Longobardi entrati in Italia con Alboino stavano ancora assediando Pavia, quando una parte di costoro discese la penisola fino ad occupare Benevento dove fu facile occasione scalzare i Goti e prendere il possesso della città e in seguito delle terre sannite.

 

L’architettura alto medievale italiana passò dalle mani dei vecchi maestri romani a quella dei Longobardi, i quali la trasformarono radicalmente. Essi furono infatti coloro che determinarono il sorgere ed il definirsi del cosiddetto stile “romanico” , che ha a che fare con i romani, tanto quanto il gotico ha a che fare con i goti. Accanto alla basilica di origine romana, dapprima centro commerciale, sede giudiziaria o anche sala imperiale, che aveva allora fatto nascere l’aula ecclesiale tipica, i Longobardi svilupparono un altro tipo di edifici, quelli a torre.

 

Si trattò di una novità assoluta in campo architettonico, in quanto né i romani, né i greci avevano conosciuto torrette a scopo cultuale. Oggi noi siamo portati a considerare il campanile come un luogo da cui si può avere un’ottima vista, costruito per far sentire anche in lontananza le campane o per darci la nozione del trascorrere delle ore. Niente di più sbagliato. I nostri campanili furono introdotti nell’architettura occidentale proprio dai Longobardi che però non ne hanno la paternità.

 

Il loro illustre albero genealogico affonda le sue radici in un passato ben più remoto, che annovera come prototipi fondamentali quelle strutture megalitiche, nate in piena preistoria e che prendono nome di “menhir”, pietre monolitiche erette, che spesso raggiungono i cinque metri di altezza. Anche gli obelischi si possono considerare come appartenenti allo stesso ceppo, unitamente alle colonne isolate dei Sassoni (Irmensaulen) e di altre tribù germaniche.Si trattava con ogni probabilità di rappresentazioni in pietra del culto della fertilità. I Menhir infatti non sarebbero altro che raffigurazioni falliche in cui si voleva rappresentare la potenza generatrice della natura.

 

Questa origine primordiale delle torri sacre ci apparirà poi del tutto evidente se consideriamo l’altra grande novità introdotta dai Longobardi nell’architettura: la cripta, probabilmente un corrispettivo “femminile” della torre. Con ogni probabilità tali ambienti avevano a che fare con l’originario culto per i serpenti diffuso tra i Longobardi e testimoniato a Benevento fin sulle soglie del IX secolo. Inoltre nell’arte longobarda il serpente ebbe sempre un valore simbolico altissimo.

 

I Longobardi ebbero una particolare predilezione per la torre sia in forma quadrata che poligonale, adoperate sia come campanili, sia come torri di facciata semplici o accoppiate. Nel 1349 un disastroso terremoto distrusse Telese, il terremoto fu disastroso anche per Montecassino(l’abbazia fu distrutta completamente) e per Boiano ed Isernia.

 

Dopo questo, il 4 dicembre 1456, vi fu un altro ancora più disastroso terremoto che sancì il definitivo abbandono di Telese. I vescovi si spostarono nella vicina Cerreto abbandonando la sede vescovile e l’annessa cattedrale che entrò nell’oblio e di cui rimane la sola torre ancora oggi visibile sebbene spogliata dei suoi rivestimenti che ne facevano un illustre modello dell’ arte longobarda.

 

Gino Di Vico

 

    

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