Carlo Azeglio Ciampi: “Legittimarsi e
rispettarsi non vuol dire uniformarsi. La
democrazia è un duro confronto di idee”. Il
monito del presidente della Repubblica e una
riflessione d’onestà intellettuale.
di
Rosario Lavorgna
Un
monito ad ampio respiro quello che il presidente
della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, ha
lanciato ai partiti sulle colonne del quotidiano
‘Il Giornale’ dell'8 ottobre. Parla di politici
“sull’attenti” il nostro presidente, il garante
di una nazione sempre più schiava della
sovranità dei partiti più che del popolo. Ma
certo non dobbiamo essere noi, miserevoli
giornalisti di provincia, a ricordare al primo
cittadino d’Italia un usus controtendenze della
partitocrazia, unica e vera sovrana di un popolo
aggiogato dalle urne.
La
compattezza, alla quale fa riferimento Ciampi, è
una sorta di istintiva autodifesa, un goffo
movimento riflesso occasionale e scontato. La
vera compattezza non si manifesta nelle
occasioni che, definiremo, estreme, ma nel più
ampio quadro dei problemi che attanagliano e che
continueranno ad attanagliare il nostro Paese.
Lo scontro aperto, vincolato e vincolante che si
perpetua ogni giorno a Montecitorio, è l’esempio
più chiaro e palese del grande “affetto” che i
rappresentanti del popolo hanno per lo stesso; è
la testimonianza diretta ed incontrovertibile
del grande sviluppo di questo terzo millennio,
ancora incline a battaglie ideologiche o
puramente di parte che non hanno nulla a che
vedere con quello che il nostro caro presidente
Ciampi definisce “duro scontro di idee”.
Dopotutto, siamo al cospetto di una demo, nel
senso informatico del termine, di una demo che
attende ancora, da anni, il rilascio di una
versione definitiva di quello che potrebbe
essere il software sociale della democrazia. E’
vero: la democrazia è un duro confronto di idee,
ma solo di idee, alle quali seguono fatti, dai
quali fatti seguono reazioni, alle quali
reazioni seguono circostanze, alle quali
circostanze seguono realtà tangibili, e non
battaglie di campanile in un bipolarismo che
prima della tanto azzannata Devolution ha diviso
il Paese facendo defluire l’intero centro a
destra e a sinistra annullando così
l’alternativa.
Non possiamo permetterci più il lusso
intellettuale di dirci di destra o di sinistra;
di definirci centristi o estremisti, di
professare idee condivise da almeno una
percentuale rappresentativa. No!, non possiamo,
poiché tutto ciò che potrebbe rappresentare una
nostra volontà andrà sempre ad impattare con la
volontà del vicino e alleato, come pure del
lontano e nemico. E allora, se è così come è,
qualcuno sentirà mai il bisogno morale, civile e
intellettuale di spiegarci, nessuno escluso,
come è possibile far crescere un Paese nel quale
le idee divergono talmente tanto da annullarsi a
vicenda?
Il
campo magnetico che si genera in questo scontro
vertiginoso tra ioni permette la gravitazione
convulsa di tutto ciò che si trova tra le due
polarità: in questo caso, il popolo, gli
Italiani, sempre più confusi, sempre più
nefasti, sempre meno inclini a comprendere,
sempre meno orgogliosi, sempre meno sovrani,
sempre più vuoti. |