12 ottobre 2004
Prodi dal Papa?
Rosario Lavorgna

 

 

Prodi, il figliuol prodigo. “Padre perdonate: ho molto peccato”. Il leader ulivista chiede udienza al Papa, dopo il gelo del suo mandato europeo.

di Rosario Lavorgna

Osannato e beatificato dal marxismo tricolore, il Compagno Romano da Bologna, in vista degli onori dell’altare politico italiano, e certo di impersonificare l’anti demone di Arcore, ha pensato bene di riannodare i surgelati rapporti con il Vaticano, bruscamente interrotti durante il suo mandato alla presidenza dell’Unione Europea.

La Chiesa, per la verità, non è stata mai il forte del professore, forse le sue convinzioni politiche sono troppo rigide alle leggi dell’aritmetica elettorale per aver un saldo concetto di qualcosa che non fa piacere ad alleati considerevoli e numericamente compatti.

E visto che il Santo Padre non ha avuto alcuna intenzione né di vederlo, né di sentirlo, allora è stato lui stesso, in questi giorni, a chiedergli, in maniera indiretta, udienza.

Il ‘Giornale’, quotidiano milanese, nell’edizione di oggi titola: “Tutti i guai di prodi con il Vaticano”, enucleando uno alla volta tutti i misfatti che hanno condotto alla caduta della sua immagine agli occhi della Chiesa.

Ma al di là delle “pressioni” e delle “vicinanze alle lobby massoniche”, al di là della voluta sordità sulla questione legata alle Scuole cattoliche, a prescindere dal mancato inserimento delle “radici cristiane” nella costituzione europea, la profonda ferita aperta dal leader ulivista con la Santa Sede rischia adesso di incancrenirsi con l’approssimarsi della tornata politica del 2006. Allora giù ago e filo a cercar di rattoppare lo strappo con la Santa Madre Chiesa. Perdere i voti dei cattolici professi, come dei prelati e di tutta quella sfera che gravita intorno ad essi vuol dire restare all’opposizione vita natural durante. Ma il problema, però, resta sempre lo stesso: come spiegare all’intellighenzia ecclesiastica che il centro sinistra è solo una sinistra che guarda a centro e non viceversa? Come spiegare a chi non è affatto sprovveduto molte posizioni politiche ed istituzionali che troppo contrastano la stessa posizione della Chiesa? Come cancellare dalla memoria del Santo Padre l’ostruzionismo sinistroide per la questione legata alla Scuola cattolica? Come poter far delle promesse in assenza dei veri timonieri della sua nave?

Lo scaltro professore si troverà stavolta sprovvisto della solita pacata e ondulante loquacità dovendo fornire troppi perché e non potendo inserire alcun se.

Da non dimenticare, poi, lo spostamento dell’asse della coalizione tutto a sinistra, cosa che ha finito di aggravare i rapporti tra l’ormai ex presidente della commissione Ue e la Chiesa. Lo stato di cose, dopotutto, ha procurato a Prodi la mancata partecipazione, per non invitato, alle giornate sociali organizzate a Bologna dalla CEI.

Un brutto segno, diremo pessimo, per comprendere l’abisso che si è spalancato tra il quasi certo pretendente al trono di Palazzo Chigi.

Deludere la Chiesa da primo ministro, per poi annullarne le radici da presidente della commissione europea ha dunque prodotto i suoi risultati, tant’è, sic rebus, che mai come adesso Prodi non potrebbe essere per la Chiesa Italiana una garanzia né istituzionale nè etica.

Viceversa lo è per la politica, per la partitocrazia ulivista, per quegli schieramenti ideologici per i quali lo scrollarsi di dosso la spada di Damocle rappresentata dalla morale cristiana, significa poter tornare a gestire un potere ludicamente concepito, e finalizzato a far dell’Italia un nuovo campo di battaglie sociali, sindacali e proletarie.

Rosario Lavorgna giornalista http://rosariolavorgna.splinder.com

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