Prodi, il figliuol prodigo. “Padre perdonate: ho
molto peccato”. Il leader ulivista chiede
udienza al Papa, dopo il gelo del suo mandato
europeo.
di
Rosario Lavorgna
Osannato e beatificato dal marxismo tricolore,
il Compagno Romano da Bologna, in vista degli
onori dell’altare politico italiano, e certo di
impersonificare l’anti demone di Arcore, ha
pensato bene di riannodare i surgelati rapporti
con il Vaticano, bruscamente interrotti durante
il suo mandato alla presidenza dell’Unione
Europea.
La
Chiesa, per la verità, non è stata mai il forte
del professore, forse le sue convinzioni
politiche sono troppo rigide alle leggi
dell’aritmetica elettorale per aver un saldo
concetto di qualcosa che non fa piacere ad
alleati considerevoli e numericamente compatti.
E
visto che il Santo Padre non ha avuto alcuna
intenzione né di vederlo, né di sentirlo, allora
è stato lui stesso, in questi giorni, a
chiedergli, in maniera indiretta, udienza.
Il
‘Giornale’, quotidiano milanese, nell’edizione
di oggi titola: “Tutti i guai di prodi con il
Vaticano”, enucleando uno alla volta tutti i
misfatti che hanno condotto alla caduta della
sua immagine agli occhi della Chiesa.
Ma
al di là delle “pressioni” e delle “vicinanze
alle lobby massoniche”, al di là della voluta
sordità sulla questione legata alle Scuole
cattoliche, a prescindere dal mancato
inserimento delle “radici cristiane” nella
costituzione europea, la profonda ferita aperta
dal leader ulivista con la Santa Sede rischia
adesso di incancrenirsi con l’approssimarsi
della tornata politica del 2006. Allora giù ago
e filo a cercar di rattoppare lo strappo con la
Santa Madre Chiesa. Perdere i voti dei cattolici
professi, come dei prelati e di tutta quella
sfera che gravita intorno ad essi vuol dire
restare all’opposizione vita natural durante. Ma
il problema, però, resta sempre lo stesso: come
spiegare all’intellighenzia ecclesiastica che il
centro sinistra è solo una sinistra che guarda a
centro e non viceversa? Come spiegare a chi non
è affatto sprovveduto molte posizioni politiche
ed istituzionali che troppo contrastano la
stessa posizione della Chiesa? Come cancellare
dalla memoria del Santo Padre l’ostruzionismo
sinistroide per la questione legata alla Scuola
cattolica? Come poter far delle promesse in
assenza dei veri timonieri della sua nave?
Lo
scaltro professore si troverà stavolta
sprovvisto della solita pacata e ondulante
loquacità dovendo fornire troppi perché e non
potendo inserire alcun se.
Da
non dimenticare, poi, lo spostamento dell’asse
della coalizione tutto a sinistra, cosa che ha
finito di aggravare i rapporti tra l’ormai ex
presidente della commissione Ue e la Chiesa. Lo
stato di cose, dopotutto, ha procurato a Prodi
la mancata partecipazione, per non invitato,
alle giornate sociali organizzate a Bologna
dalla CEI.
Un
brutto segno, diremo pessimo, per comprendere
l’abisso che si è spalancato tra il quasi certo
pretendente al trono di Palazzo Chigi.
Deludere la Chiesa da primo ministro, per poi
annullarne le radici da presidente della
commissione europea ha dunque prodotto i suoi
risultati, tant’è, sic rebus, che mai come
adesso Prodi non potrebbe essere per la Chiesa
Italiana una garanzia né istituzionale nè etica.
Viceversa lo è per la politica, per la
partitocrazia ulivista, per quegli schieramenti
ideologici per i quali lo scrollarsi di dosso la
spada di Damocle rappresentata dalla morale
cristiana, significa poter tornare a gestire un
potere ludicamente concepito, e finalizzato a
far dell’Italia un nuovo campo di battaglie
sociali, sindacali e proletarie.
Rosario Lavorgna giornalista
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