IL
SABATO DEL VILLAGGIO
un
tg ritoccato AL SERVIZIO DEL REGIME
da
La Repubblica di GIOVANNI VALENTINI
La
sostanza delle cose, la loro verità è quasi
sempre diversa da quello che viene comunemente
percepito. (?) Le intenzioni vere sono diverse
da quelle dichiarate. (da "Il passato è una
terra straniera" di Gianrico Carofiglio ?
Rizzoli, 2004 ? pag. 90).
Enrico Mentana non è il primo e non sarà
l´ultimo direttore di giornale sollevato,
rimosso, estromesso, insomma licenziato, dal suo
editore. Tredici anni, del resto, sono un
periodo più che congruo per giustificare un
avvicendamento e un ricambio alla guida di una
testata importante come il Tg5. E poi, se lui
stesso ha resistito per tanto tempo alla
direzione, vuol dire che riteneva l´incarico
compatibile con la sua professionalità e la sua
autonomia: tant´è che per ora ha deciso di
rimanere a Mediaset in qualità di direttore
editoriale. Non era un eroe della libertà di
stampa, prima; non è il caso di farne un
martire, adesso.
D´altra parte, quello tra editore e direttore
responsabile è un rapporto prettamente
fiduciario: per cui una legittima proprietà ha
tutto il diritto di cambiare come e quando lo
ritiene opportuno o necessario, anche
indipendentemente dai risultati, dai meriti o
demeriti di chi guida un giornale. Non a caso,
nel contratto nazionale di lavoro dei
giornalisti, c´è un articolo che prevede uno
specifico istituto e una relativa indennità per
il direttore che viene destituito. Nessuno può
mettere in dubbio, quindi, che in questo caso
Mediaset abbia agito nell´ambito delle sue
prerogative.
È
stato lo stesso Mentana, peraltro, a evitare
accuratamente qualsiasi vittimismo accettando la
nuova proposta - ritenuta "soddisfacente", come
ha dichiarato ieri ad Antonio Dipollina
nell´intervista per Repubblica - che ha ricevuto
dall´azienda. Auguri, allora, al direttore
uscente e auguri anche al direttore entrante,
quel Carlo Rossella che alla guida di Panorama è
passato alla storia della carta stampata per
aver restituito i capelli a Silvio Berlusconi,
ritoccando una foto della sua pelata in
copertina. Prima del settimanale della
Mondadori, non aveva forse già diretto il Tg1 e
La Stampa di Torino? E ancora prima, come
abbiamo ricordato qui qualche settimana fa, non
aveva scritto nel 1978 con Antonio Padellaro la
sceneggiatura del film di Roberto Faenza -
intitolato profeticamente "Forza Italia!" - sui
fasti del vecchio regime democristiano?
Da
un regime all´altro, ora alla direzione del Tg5
Rossella avrà modo di ripetere quel grido ogni
giorno e ogni sera, attraverso il video, se lo
vorrà. Staremo, appunto, a vedere e a sentire.
Per il momento, di fronte a un cursus honorum
che passa per la Rai e per la Fiat, non abbiamo
motivo però di escludere in partenza che il
nuovo direttore possa comportarsi in modo più o
meno corretto e professionale come il suo
predecessore. Non sarà un pregiudizio
tricologico, per un innocente e caritatevole
ritocco fotografico, a influenzare più di tanto
il giudizio dei telespettatori e dei colleghi.
In
realtà, l´aspetto che più sconcerta in questa
vicenda non è tanto l´avvicendamento annunciato
tra Mentana e Rossella, quanto la circostanza
che a deciderlo sia il presidente del Consiglio.
Qui lo scandalo, se così si può dire, sta nel
fatto che la proprietà di Mediaset coincide con
il governo della Repubblica. Sì, è vero che
formalmente Berlusconi senior non ha cariche al
vertice dell´azienda, ma via! Questo può essere
forse un argomento buono per chi, come Mentana e
Rossella, non crede al conflitto di interessi.
Ma il padrone è sempre lui ed è assai
improbabile che Berlusconi junior non l´abbia
preventivamente consultato, interpellato,
informato.
Assistiamo così a un altro atto del Regime
Televisivo, in cui il premier licenzia da un
telegiornale di sua proprietà perfino un
direttore considerato troppo "soft", dopo aver
già chiesto pubblicamente e ottenuto dalla Rai
il licenziamento in tronco di Enzo Biagi,
Michele Santoro e Daniele Luttazzi. Tutto ciò
mentre il medesimo governo si appresta ad
abolire la par condicio, a cui non credono né
Mentana né Rossella. E mentre la Rai, come una
nave senza nocchiero, va alla deriva con un
Consiglio di amministrazione decapitato e
delegittimato.
C´è qualcuno allora che può meravigliarsi se
l´Onu decide di mandare in Italia un suo inviato
speciale, il keniano Ambeyi Ligabo, per redigere
un rapporto sulla libertà di stampa nel nostro
Paese? C´è qualcuno pronto a credere che, in
queste condizioni, l´avvento del digitale
terrestre possa davvero favorire il pluralismo e
la libera concorrenza in campo televisivo, come
lo stesso Mentana replicava ancora qualche sera
fa in un´intervista a Sky?
No, con tutto il rispetto per Rossella, non sarà
eventualmente un tg ritoccato al servizio del
regime a modificare la situazione.
Su
iniziativa di Paolo Gentiloni, responsabile
della Margherita per l´informazione, nei giorni
scorsi si sono finalmente riuniti i 18
parlamentari del centrosinistra che fanno parte
della commissione di Vigilanza, escluso il
presidente Claudio Petruccioli, per discutere
sulla crisi della Rai e sul vuoto di potere dopo
le dimissioni del cosiddetto "presidente di
garanzia".
E
hanno deciso di prendere tre iniziative: 1)
raccogliere alla Camera e al Senato quante più
firme possibili sul documento con cui, già nel
luglio scorso, l´Udc invitava alle dimissioni i
quattro consiglieri di amministrazione
superstiti; 2) chiedere una discussione nelle
due aule parlamentari sulla crisi al vertice
della Rai; 3) presentare il 24 novembre un nuovo
documento per sollecitare il ministro
dell´Economia, Domenico Siniscalco, a esercitare
il diritto di revoca che gli viene attribuito
dalla legge Gasparri.
Era ora che l´opposizione si decidesse a
prendere l´iniziativa. Questa è tanto più
opportuna e necessaria nel momento in cui si
avvia la privatizzazione della Rai. Non si può
evidentemente affidare un´operazione così
delicata e complessa soltanto al ministro
Gasparri né tantomeno al direttore generale,
Flavio Cattaneo.
I
casi sono due: o si tratta, com´è probabile, di
una falsa privatizzazione, giusto per fare un
po´ di cassa e lasciare le cose come stanno,
cioè in mano al potere politico; oppure il
centrodestra e quindi Mediaset intendono davvero
privatizzare la Rai. In entrambe le ipotesi,
però, il Parlamento non può rimanere escluso,
emarginato, tagliato fuori. E quando si dice il
Parlamento, s´intende sia la maggioranza sia
l´opposizione, sia la Camera sia il Senato, sia
l´onorevole presidente Casini sia l´onorevole
presidente Pera.
(sabatorepubblica.it)
TV * Enrico Mentana dà l'addio al Tg5
Nell'edizione delle 20 il
direttore-fondatore del notiziario di
Canale 5 ha lasciato la direzione.
Resterà in Mediaset. Al si posto,
Rossella
La voce si rincorreva già da mesi
(ciclicamente, forse, da anni) nel
pollaio dell'informazione nostrana.
Ma negli ultimi giorni - oggi in
particolare - si era fatta quasi una
certezza, rilanciata dalle agenzie:
se ne andrà entro il week-end,
dicevano.
Morale: Enrico Mentana (nella
foto) poco fa, con un breve
discorso, ha lasciato la direzione
del Tg5. Il telegiornale
della rete ammiraglia Mediaset,
che dirigeva da 12 anni e che ha
fondato. Con lui dovrebbe andarsene
anche il vicedirettore Lamberto
Sposini.
Visibilmente commosso, con la voce
rotta dall'emozione, Chicco
Mitraglia, com'è da molti
soprannominato per la sua parlantina
veloce, ha pronunciato un discorso
breve e conciliante nei confronti
dell'editore. Ed era prevedibile.
Anche se in interviste rilasciate
nei giorni scorsi (l'ultima a La
stampa) ha tenuto a precisare che
lasciava non certo per sua volontà.
Durante Striscia la notizia,
il tg satirico che seguiva
l'edizione delle 20 del notiziario,
Ezio Greggio ha parlato di
"dimissioni", salutando poi l'ormai
ex direttore e ringraziandolo per
"l'indipendenza con cui ha sempre
diretto il Tg5".
Mentana resterà in Mediaset, non si
sa ancora al momento con quali
incarichi. Al suo posto, nel valzer
delle poltrone che contano, dovrebbe
arrivare presto Carlo Rossella,
direttamente da Panorama.
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VipLine.it |
11/11/2004 |
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