Il
Mattino - Domenica 5 Settembre 2004
KERMESSE DI TELESE
GIUSY MALGIERI
Telese Terme. Mastella e D’Alema sono d’accordo:
Prodi è il leader del centrosinistra. Ed a
Telese, alla festa nazionale dell’Udeur ormai
agli sgoccioli, va in scena il patto tra l’ex
presidente del Consiglio e il leader di
Ceppaloni per il rilancio della strategia di
centrosinistra. Anche in Campania. «Mi pare che
tutti siamo d'accordo - ha notato D’Alema - sul
fatto che alla guida di questa coalizione ci
deve essere Romano Prodi.
Ebbene, se qualcuno ha qualcosa da dire lo dica
adesso. Altrimenti basta. Siamo arrivati al
punto che chi deve parlare lo faccia adesso.
Altrimenti basta...». Dal palco della festa del
Campanile a Telese Terme, Massimo D'Alema, nel
corso del dibattito moderato dal direttore de
«Il Mattino», Mario Orfeo, invita gli alleati
della coalizione ad essere chiari sulla
leadership dell'Ulivo e a presentare ora le loro
proposte. Il presidente dei Ds è categorico: «È
il momento di pensare alla sostanza», basta con
i logoramenti.
«Ritengo che bisognerebbe uscire -avverte l'ex
premier- rapidamente dai preliminari. In fondo,
ancora la nostra discussione è ferma alle
premesse: le primarie, le federazioni. Questi
problemi risolviamoli. Per me va bene tutto.
Ormai sono arrivato a questo stato d'animo.
Qualsiasi cosa si decida, va bene, purchè i
responsabili di tutte le forze politiche del
centrosinistra lo decidano di comune accordo.
Dopodichè, dico: passiamo alla sostanza». Atteso
per oggi il discorso di chiusura di Mastella che
detterà la strategia dell’Udeur verso le
regionali. Una legge per i camper Rappresenta
l’8% del PIL, dà lavoro a 2 milioni di persone e
porta in Italia il 70 miliardi di euro.
È
«l'industria turismo», come l'ha definita
Giorgio Togni, direttore generale dell'ENIT, nel
corso dell'incontro su «Una nuova legge per i
camper», dedicato al turismo all'aria aperta,
che si è svolto a Telese. Snocciola cifre Togni.
In Italia vi sono 7 milioni di turisti che
vengono per fare turimo all'aria aperta «Numeri
-dice- destinati a raddoppiare nei prossimi
dieci anni». Non mancano però dati negativi.
L'Italia, a livello mondiale, è passata dal
secondo posto nel settore turistico al 4° posto
e secondo le previsioni scenderà al 6° posto.
«Vi è -rincara Togni- una concorrenza planetaria
di fronte alla quale bisogna attrezzarsi non
abbattendo i costi ma puntando sulla qualità.
Quest'anno, abbiamo una perdita del 20% dalla
Germania». Fa autocritica il sen. Mauro Fabris.
«Nelle riforme di questi anni - chiosa il vice
presidente dell'VIII commissione Lavori
Pubblici, Trasporti e Comunicazioni - abbiamo
destrutturato qualsiasi cosa che riguarda il
turismo. Una delle proposte è quella di
ricostituire il Ministero del Turismo.
C'è bisogno di un'unica gestione, per evitare
che ogni singola regione, ogni singola provincia
faccia ciò che le pare in materia di turismo».
Pierluigi Ciolli, addetto al settore
tecnico-giuridico ricorda che «ogni anno
scompare un paese di 7 mila abitanti, perché
ogni 40 minuti in Italia muore una persona per
incidente stradale».
Il
Mattino - Domenica 5 Settembre 2004
I
NODI DELLA POLITICA
DALL'INVIATO PIETRO PERONE
Telese. Un pensiero per tutti: «Non riapriamo
discussioni chiuse», smettiamola insomma di
trasformare il centrosinistra in «una tela di
Penelope». Massimo D’Alema, giunto alla festa di
Ap-Udeur, risponde così a Romano Prodi che
l’altro giorno proprio a Telese ha rilanciato la
necessità delle primarie per designare il
candidato leader dell’Ulivo: «Se non ci sono
competitori che senso hanno? Capisco la
preoccupazione di un logoramento della
candidatura, ma è più giusto affermare che se
qualcuno pensa ad alternative venga allo
scoperto».
E
poi dal palco il presidente dei Ds spiega:
«Comprendo l’iniziativa di Romano e la volontà
di chiarezza, ma temo che l’esito scontato di
queste elezioni possa non rivelarsi un
successo». Il timore di un clamoroso flop,
quello sì pericoloso per la leadership di Prodi.
Gentile, ma fermo. Cordiale con il padrone di
casa Mastella, che lo intrattiene su barche e
vacanze, sull’Ikarus e sulla barca di Diego
Della Valle su cui il leader di Ap-Udeur è stato
ospite. Pronto al dialogo, ma determinato a fare
valere le proprie ragioni: il presidente dei Ds
non retrocede neanche dalla convizione che
sarebbe opportuno accorpare elezioni politiche e
regionali alla prossima primavera: «Una scelta
saggia, un bene per il Paese».
E
a Prodi che invece non chiede la fine anticipata
della legislatura, D’Alema manda a dire che si
«rischia di avviare una discussione oziosa
perché la decisione non dipende da noi».
Ugualmente avverte circa il pericolo di
ritrovarsi con una campagna elettorale lunga tre
anni, «un calendario mostruoso per la
governabilità». Il messaggio è chiaro: appoggio
incondizionato alla leadership di Prodi, ma le
scelte dei partiti, in questo caso della
Quercia, hanno la loro rilevanza e l’avranno
ancor più durante la stesura del programma. Al
presidente della Commissione Ue il compito
quindi di guidare una coalizione larga, da
Mastella a Bertinotti, e aperta anche alla
società civile: «Nei prossimi mesi - avverte D'Alema
- o daremo la testimonianza di saper stare
insieme o non ci stupiamo se poi arriverà
qualche Costantino con la bandana che possa
sedurre il Paese». Riferimento a una paura
espressa anche da Sergio D’Antoni, anch’egli fra
i partecipanti al dibattito coordinato dal
direttore del «Mattino», Mario Orfeo.
Bocciato senza appello il governo Berlusconi,
qualche indulgenza per il ministro
dell’Economia, Domenico Siniscalco, presente
fino a qualche settimana fa nel comitato
scientifico di Italianieuropei, la fondazione
presieduta dal presidente dei Ds. Non per questo
c’è da nutrire speranza, «perché se la
Finanziaria sarà senza tagli e senza aumento
della pressione fiscale, vorrà dire che abbiamo
un nuovo Mago Zurlì», taglia corto D’Alema,
tranciante anche sulle riforme messe in cantiere
dal centrodestra: «Vanno stroncate con il
referendum popolare previsto dall’articolo 138
della Costituzione perché chi ha ottenuto il 45
per cento dei voti può governare il Paese, ma
non modificare le regole del gioco».
Il
maggioritario intanto non va cambiato,
nonostante Mino Martinazzoli incalza gli
interlocutori sul ruolo dei partiti e conferma
di essere preoccupato della deriva
presidenzialista. «È colpa però della politica
se in questi anni non sono nati grandi e nuovi
soggetti politici, tanto che l’attuale sistema
elettorale ha il valore positivo di tenere
insieme forze diverse», risponde D’Alema.
Ribatte l’ex segretario del Ppi: «Ma dove è
finito il partito riformista? Non sono
d’accordo, epperò quella è un’idea!» Occhi
rivolti al cielo e sospiro, non basterebbe forse
a D’Alema un altro dibattito per spiegare le
mille, spesso piccole ragioni che si frappongono
al progetto inviso anche sotto la Quercia.
Il
Sannio Quotidiano - 05-09-2004
D’Alema:
«No al proporzionale»
«Il problema è la politica, non il
maggioritario». D’Antoni: «Mai un Governo più
antimeridionale dell’attuale»
da
Telese Terme Luigi Barone
Ritorno al proporzionale, Massimo D’Alema
‘stoppa’ Mastella e l’Udeur. “Il problema non è
il maggioritario, ma la politica”, ha commentato
il presidente dei Ds dal palco delle Terme di
Telese. “Possiamo cambiare la legge elettorale
solo se nascono grandi partiti, sarebbe
impossibile fare viceversa”, ha aggiunto l’ex
premier. Che, dunque, ha gelato la platea
udeurrina: “Così facendo si rischia di
polverizzare il sistema politico italiano. La
legge elettorale maggioritaria è stata una
conquista civile per il nostro Paese”.
Affermazioni non certo gradite da Mastella e
Martinazzoli, i quali, invece, hanno scelto di
puntare proprio sul ritorno al sistema
proporzionale. Archiviata, con rapidità, la
pratica della legge elettorale, D’Alema ha
subito affrontato le maggiori questioni che
affliggono attualmente il centrosinistra. A
partire dalla richiesta di elezioni primarie,
avanzata l’altro ieri da Romano Prodi. “Se le
primarie vengono convocate io vado a votare
Prodi, non ho problemi personali. Però esse
hanno senso soltanto se ci sono più candidati”,
ha commentato il presidente della Quercia. Il
quale ha aggiunto: “Io capisco lo stato d’animo
di Prodi. Lui avverte che ci sono delle
fibrillazioni.
Allora, lui dice ‘venite allo scoperto’. E’
un’esigenza di chiarezza dire a tutto il
centrosinistra ‘bene, se mi volete come leader
venite allo scoperto’”. Per D’Alema, quindi, “il
centrosinistra è come la tela di Penelope e di
notte c’è sempre qualcuno che disfa. Così si
comincia sempre dall’anno zero”. In seguito,
l’ex presidente del Consiglio ha ribadito di
“comprendere Prodi, ma forse c’è uno strumento
più semplice delle primarie. Io suggerirei
prudenza sullo strumento, perché se non c’è una
grossa partecipazione c’è il rischio di un
insuccesso”. Ha invitato l’intero Ulivo, il
presidente dei Ds, ad uscire “rapidamente dai
preliminari. Per me va bene tutto, purché lo
facciano di comune accordo i segretari delle
forze politiche. Ma poi bisogna passare alla
sostanza. Bisogna fare in fretta con i problemi
organizzativi, per approdare alla costruzione di
un programma che veda tra le priorità una nuova
strategia di lotta al terrorismo e una nuova
politica per il Mezzogiorno, perché questa è una
delle questioni più urgenti”.
A
proposito del terrorismo, D’Alema ha bocciato la
guerra, “che non è la risposta per combatterlo”,
ma anche il centrosinistra, “che non ha ancora
una strategia alternativa”. E sulle formule
organizzative delle alleanze interne,
l’esponente della Quercia ha precisato: “Si,
qualcuno soffre per Bertinotti, ma siamo tutti
d’accordo che dobbiamo stare tutti insieme e che
alla guida della coalizione ci deve stare Prodi.
Se qualcuno ha un’altra proposta lo dica ora o
come si dice taccia per sempre”. Dalla platea in
molti applaudono, Clemente Mastella, invece,
resta con le mani sulle gambe. “Sarebbe
opportuno accorpare regionali e politiche non
solo nel 2005 ma sempre”, ha ribadito, con
forza, Massimo D’Alema. “Ciò per evitare – ha
affermato -, che in Italia vi siano tre anni di
campagna elettorale, una situazione che rende
difficile la governabilità”. Poi, ha bersagliato
il governo Berlusconi.
“La finanza pubblica è allo sfascio, ora
aspettiamo al varco il ministro Siniscalco”, ha
detto il presidente diessino. Il quale ha
proseguito: “Siccome c’è un buco che si aggira
intorno ai 25 miliardi di euro, e il governo ha
detto che farà una finanziaria senza tagli e
senza aumentare le tasse, vediamo cosa
succederà. Io mi ricordo sempre il Mago Zurlì”,
ha tuonato D’Alema. Che sollecitato dal
segretario di Democrazia Europea, Sergio D’Antoni,
ha messo in guardia l’intera coalizione dalla
possibile ascesa di nuovi personaggi come il
Costantino televisivo.
“Nei prossimi mesi o noi daremo veramente una
testimonianza di questa capacità di stare
insieme, oppure corriamo il rischio che una
parte crescente dell’Italia dica: Berlusconi non
ce la fa, mentre dall’altro lato c’è soltanto
confusione. E non stupiamoci se arriverà qualche
Costantino con la bandana che possa sedurre il
Paese privo di speranze, perché ce ne sono
sempre in giro. E siccome noi dobbiamo competere
sul terreno della politica – ha avvertito D’Alema
-, dobbiamo dare il segnale dell’unità e della
responsabilità”. Durissimo nei confronti
dell’esecutivo di centrodestra, e soprattutto
verso il progetto di riforma costituzionale,
anche Sergio D’Antoni, fino a tre mesi fa vice
segretario nazionale dell’Udc. “Non si può
riformare lo Stato senza un consenso ampio del
Parlamento e della società”, ha esordito l’ex
sindacalista.
“La Casa delle Libertà ci vuole consegnare un
Paese sempre più diviso, siamo di fronte al
governo più antimeridionale che sia mai
esistito”, ha attaccato, da irriducibile
oppositore di Berlusconi, Follini e compagnia,
Sergio D’Antoni. Un vero assist per D’Alema che
ha proposto, “per stroncare le riforme proposte
dal centrodestra”, un referendum popolare. Ha
invocato, infine, “maggior peso per i partiti”,
il presidente dell’Udeur, Mino Martinazzoli. “I
partiti servono, non si può andare avanti con la
società civile”, ha concluso l’ex sindaco di
Brescia. |