17 febbraio 2008

Camorra, non diamogliela vinta!

segnalazione di Fulvio Del Deo

 

 

Ho pensato potrebbe interessarvi sapere che il 25 febbraio 2008 verrà inaugurato il sito ufficiale di Roberto Saviano, che sarà raggiungibile all'indirizzo www.robertosaviano.it

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Lettera indirizzata al Presidente della Repubblica e ai Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato:

Egregio Presidente,

le scriviamo questa lettera perché riteniamo che sia arrivato il momento di rompere l'assordante silenzio che avvolge lo scempio che si consuma ogni giorno nella nostra terra. Un brutto spettacolo che va avanti da anni, da decenni, con i cittadini sempre più afflitti e le istituzioni sempre più assenti e purtroppo, non di rado, colluse con gli ambienti che dovrebbero combattere.

La camorra è a un passo dal vincere, o forse ha già vinto, contro la gente per bene. Negli ultimi anni, nella nostra terra, si è consumato uno scontro di civiltà che ha visto contrapporsi la mentalità e il modo di fare camorristico, al vivere civile. Uno scontro silenzioso ma costante, quasi intangibile ma frustrante, che ha usurato la voglia di riscatto delle nostre popolazioni. Una civiltà vince su un'altra non certo quando l'esercito occupante oltrepassa le mura perimetrali,bensì quando il popolo conquistato assorbe usi, costumi e cultura del popolo conquistatore. Ebbene la camorra ha conquistato l'altro "universo buono" del popolo campano. Essa dà lavoro dove non c'è e protezione a chi la chiede. In cambio chiede la vita. La vita di una persona, infatti, vale meno di un carico di cocaina, eppure non di rado quelli che noi definiamo "universo buono" o "gente per bene", sono schierati dalla parte dei camorristi, con le forze dell'ordine che sono male accette, avversate e spesso attaccate fisicamente in luoghi come Scampia.

Certo, stupirsi di ciò sarebbe da ingenui, visto che in certe zone di Napoli non ci entrano neppure i postini a consegnare la posta. Lì tutto è possibile e la camorra ha gioco facile. Ma il segnale tangibile della vincente strategia attuata dalla camorra non arriva dalle aree degradate, bensì dal centro delle nostre città, dalle aree generalmente considerate tranquille, vivibili. Intendiamo che se fino a pochi anni fa la camorra poteva essere identificata come un'organizzazione malavitosa, oggi è opportuno considerarla prima di tutto come un modus vivendi, come uno stile di vita. La mentalità sopraffattrice, la prepotenza e l'irriverenza verso le minime regole del vivere civile è la prova di quanto diciamo. Tali aberrazioni sono diffuse in ogni settore della popolazione e farne un discorso di classe o di degrado economico sarebbe sbagliato e controproducente. C'è da fare un'opera di pulizia culturale che coinvolga tutti quelli (e non sono pochi) che sono stanchi di vivere in questo modo.

Questo scritto scaturisce da un episodio che ci lascia sconcertati: lo scrittore Roberto Saviano, giornalista de L'ESPRESSO, autore di Gomorra, un libro - denuncia sulla realtà camorristica campana, napoletana e soprattutto aversana, è stato minacciato e intimidito al punto che il Prefetto ha deciso di assegnargli una scorta. Saviano ha avuto coraggio, Signor Presidente. Il coraggio di schierarsi dalla parte dei giusti, il coraggio di fare nomi e cognomi, nella piazza di Casal di Principe. Ci creda non è facile fare ciò. Si rischia e soprattutto si mette in pericolo i propri cari e la propria famiglia. La camorra è meschina, signor Presidente, ti attacca laddove non ti puoi difendere, ti sorveglia quando meno te lo aspetti (quando Saviano presentò il suo libro alla nella piazza di Casale, i camorristi della zona avevano messo degli scagnozzi a registrare chi avesse applaudito e quanto avesse applaudito).

Saviano è un ragazzo di 28 anni che ha deciso di combattere nella sua terra contro il male maggiore: la mentalità camorristica. Per questo noi abbiamo deciso di aiutarlo con ogni mezzo a nostra disposizione. Ma noi da soli non bastiamo. Ci serve l'appoggio fattivo delle istituzioni locali e nazionali. La latitanza di queste è inaccettabile, le reazioni che alcune istituzioni campane hanno avuto nei confronti di Saviano sono state squallide, indicibili e avvilenti. Hanno dato alla camorra un messaggio di arrendevolezza: davanti a qualcuno che rischia la propria vita e quelle dei propri cari, non si può reagire snobbandolo. Sento spesso decantare la collaborazione tra istituzioni e cittadino: in questo caso il cittadino ha fatto la sua parte e vuole continuare a farla, ma ora tocca anche a qualcun altro.

Egregio Presidente, la storia di Saviano deve, secondo noi, servire da punto di partenza per riaccendere i riflettori sui problemi reali della nostra terra. Non ci servono più fondi di nessun tipo. Dateci cultura, sapere, istruzione, educazione civica e il resto verrà di conseguenza.
Ci tornano alla mente i ragazzi di Locri e le loro grida di battaglia: essi sono stati dimenticati e nessuno ne parla. Ci tornano in mente i veri eroi del nostro tempo: Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Don Diana... essi sono stati dimenticati e vengono ormai ricordati solo in qualche rituale manifestazione, con la conseguenza che il loro sacrificio sembra essere andato perso.

Per sconfiggere la camorra abbiamo bisogno dell'apporto permanente e sinergico di tutti. Vorremmo una lotta senza se e senza ma. Vorremo segnali: via i camorristi e i mafiosi dalla politica, vorremo che non ci fossero zone d'ombra tra la politica e la camorra. Vorremo chiarezza per capire meglio chi è da una parte e chi è dall'altra. Vorremo un'azione seria e continua contro chi strozza la nostra economia decidendo chi si aggiudicherà un appalto, quando se lo aggiudicherà e quanto questi guadagnerà da esso. Insomma un'azione seria verso la camorra imprenditrice, contro la camorra del racket, contro la camorra che non ci fa vivere in libertà

Per fare questo, caro Presidente, e per farsi che tra qualche anno non si stia ancora qui a discutere sul come fare a combatterla abbiamo bisogno del vostro aiuto. Una dichiarazione detta da voi è molto più di mille articoli scritti da noi. Siate decisi e di fianco a noi nel combattere la nostra piaga.

Con fiducia e sicuri che un giorno noi e i nostri figli riavremo la nostra terra, le porgiamo distinti saluti.

Tommaso, Emiliana, Paolo, Alessandro.

Firma la lettera

 

 

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