27 novembre 2004
Calcio, replica di Marenna a Santagata
Giovanni Pio Marenna

 

 

Credo che una replica al presidente Santagata sia doverosa, giusto per chiarezza, dopo le sue dichiarazioni a “Il Sannio Quotidiano” di mercoledì 24 novembre.

 

Il diritto di critica, se viene giudicato “comprensibile” dal presidente, lo stesso poi non può venirci a parlare di critica “un tantino insistente” (è un evidente paradosso), visto che ho fatto un brevissimo passaggio lunedì scorso e scritto un solo articolo specifico sulla vicenda (e me ne rammarico, ne avrei forse dovuti scrivere di più), peraltro dopo 6 giorni dalla sentenza del Giudice Sportivo.

 

Ed è in quell’articolo, bollato quasi come scandaloso nel solito clima da caccia alle streghe, che ho elencato tutte le ipotesi sulle possibili colpe della società riguardo ai due giocatori squalificati che sono stati messi in campo, ripetendole anche due volte con termini diversi (ingenuità, pesante leggerezza, superficialità, furbizia, irregolarità volontaria ed intenzionale, maliziosità).

 

Non ho perorato la causa di un motivo in particolare, ma li ho elencati tutti per correttezza giornalistica (ma, evidentemente, il termine correttezza non è chiaro a tutti), proprio per dimostrare che il pezzo non era il frutto di un pregiudizio. Non intendevo offendere nessuno e non devo giustificarmi con nessuno. Se qualcuno si è sentito offeso, o ha la coda di paglia o ha male interpretato le parole dell’articolo. Articolo che non aveva i contenuti da tribunale dell’inquisizione (lascio ad altri “grandi fratelli” questi compiti), ma una giusta dose di informazioni ai nostri lettori. Erano tutte ipotesi, non una lista delle incriminazioni.

 

Domenica sera raccolsi lo sfogo del tecnico Carafa e Santagata converrà con me (perché è stato giornalista anche lui fino a poco tempo fa, non so se scrive ancora) che un giornalista, su un determinato argomento, non può ridursi a mettere solo delle dichiarazioni (bisogna distinguere una buona volta i giornalisti che operano nei quotidiani, settimanali, ecc., da quelli che con professionalità lavorano nelle agenzie, ed “Il Sannio Quotidiano” non è certamente un’agenzia, ma un quotidiano: la differenza è enorme e credo che sia nota).

 

Se un giornalista tratta un argomento non può colpirlo solo di striscio, ma deve affrontarlo integralmente in pieno. Ecco perché, insieme alle parole del valente e competente allenatore, ho elencato tutte le possibili cause che hanno generato quella vicenda. Sono un giornalista, era mio dovere farlo, senza trascurare alcun dettaglio. Se non avessi agito come ho agito, avrei fatto, a mio avviso, un giornalismo incompleto e carente. I giornalisti dei quotidiani non sono dei semplici postini che fanno da tramite tra chi vuole fare dichiarazioni e l’organo che le pubblica. Sono molto, molto di più. Tra l’altro, altro dettaglio sulla vicenda, il sottoscritto, nel primo pomeriggio di martedì 23 novembre, ha anche telefonato al presidente Santagata per fargli delle domande sul caso “Palladino-Simeone” (non dal telefono del giornale, ma da quello di casa sua). E il telefonino squillava, squillava, squillava….ma non rispondeva nessuno.

 

Infine Santagata, nella sua precisazione, non ci ha ancora spiegato in maniera esplicita perché sono stati messi in campo due giocatori squalificati. Io ho elencato delle ipotesi, Santagata non ne ha abbracciata ufficialmente nessuna, ha preferito gettare un po’ di fango su di me (fango che non mi ha per niente sfiorato, ci vuole ben altro!) limitandosi a dire che la sua società ha agito in buonafede (nessuno, tra l’altro, ha mai affermato il contrario, sono state solo ventilate delle ipotesi).

 

Provo a tradurre il senso del suo intervento (traduzione che, a questo punto, va presa con le pinze): Santagata voleva, per caso, dire che è stata commessa un’ingenuità da parte della società? E l’ingenuità non fa parte di una di quelle ipotesi da me elencate? Se il presidente pensa che io abbia avuto, ho o avrò dei pregiudizi nei confronti della sua società, si sbaglia ed, anzi, vuol dire che viaggia lui sul binario della malafede perché sa benissimo che è vero il contrario. Da parte mia non c’è e non c’è mai stato alcun pregiudizio. Se avessi avuto davvero dei pregiudizi, non avrei mai messo in evidenza i tanti aspetti positivi del Torrecuso Cerreto (“Esperienza e gioventù”: le armi in più del Cerreto”, pubblicato mercoledì 13 ottobre, fu il titolo di uno di quegli articoli).

 

Quindi non facciamo chiacchiericcio spicciolo da bar, né raccontiamoci frottole. Quelle, caro presidente, le lascio volentieri ad altri, ai ciarlatani del paese che inzuppano il pane dell’odio e del risentimento persino nel piatto dello sport (come siamo caduti in basso!). Le lascio agli ignoranti venditori di fumo, dei quali il nostro paese è stracolmo. Ah, dimenticavo. Il giovane giornalista (vale a dire il sottoscritto) vive a Cerreto da 23 anni e conosce come le sue tasche la realtà che lo circonda. Ed è proprio perchè la conosce così bene, al contrario di chi si è riaffacciato, guarda caso, solo quest’anno sui campi (ma guarda un po’ che strana e bizzarra coincidenza!), che ha scritto, legittimamente, quell’articolo. Che sicuramente tutti hanno il diritto di criticare, ma nessuno può permettersi di demonizzare.

 

Giovanni Pio Marenna, giornalista pubblicista

 

    

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