Credo che una replica al presidente Santagata
sia doverosa, giusto per chiarezza, dopo le sue
dichiarazioni a “Il Sannio Quotidiano” di
mercoledì 24 novembre.
Il
diritto di critica, se viene giudicato
“comprensibile” dal presidente, lo stesso poi
non può venirci a parlare di critica “un tantino
insistente” (è un evidente paradosso), visto che
ho fatto un brevissimo passaggio lunedì scorso e
scritto un solo articolo specifico sulla vicenda
(e me ne rammarico, ne avrei forse dovuti
scrivere di più), peraltro dopo 6 giorni dalla
sentenza del Giudice Sportivo.
Ed
è in quell’articolo, bollato quasi come
scandaloso nel solito clima da caccia alle
streghe, che ho elencato tutte le ipotesi sulle
possibili colpe della società riguardo ai due
giocatori squalificati che sono stati messi in
campo, ripetendole anche due volte con termini
diversi (ingenuità, pesante leggerezza,
superficialità, furbizia, irregolarità
volontaria ed intenzionale, maliziosità).
Non ho perorato la causa di un motivo in
particolare, ma li ho elencati tutti per
correttezza giornalistica (ma, evidentemente, il
termine correttezza non è chiaro a tutti),
proprio per dimostrare che il pezzo non era il
frutto di un pregiudizio. Non intendevo
offendere nessuno e non devo giustificarmi con
nessuno. Se qualcuno si è sentito offeso, o ha
la coda di paglia o ha male interpretato le
parole dell’articolo. Articolo che non aveva i
contenuti da tribunale dell’inquisizione (lascio
ad altri “grandi fratelli” questi compiti), ma
una giusta dose di informazioni ai nostri
lettori. Erano tutte ipotesi, non una lista
delle incriminazioni.
Domenica sera raccolsi lo sfogo del tecnico
Carafa e Santagata converrà con me (perché è
stato giornalista anche lui fino a poco tempo
fa, non so se scrive ancora) che un giornalista,
su un determinato argomento, non può ridursi a
mettere solo delle dichiarazioni (bisogna
distinguere una buona volta i giornalisti che
operano nei quotidiani, settimanali, ecc., da
quelli che con professionalità lavorano nelle
agenzie, ed “Il Sannio Quotidiano” non è
certamente un’agenzia, ma un quotidiano: la
differenza è enorme e credo che sia nota).
Se
un giornalista tratta un argomento non può
colpirlo solo di striscio, ma deve affrontarlo
integralmente in pieno. Ecco perché, insieme
alle parole del valente e competente allenatore,
ho elencato tutte le possibili cause che hanno
generato quella vicenda. Sono un giornalista,
era mio dovere farlo, senza trascurare alcun
dettaglio. Se non avessi agito come ho agito,
avrei fatto, a mio avviso, un giornalismo
incompleto e carente. I giornalisti dei
quotidiani non sono dei semplici postini che
fanno da tramite tra chi vuole fare
dichiarazioni e l’organo che le pubblica. Sono
molto, molto di più. Tra l’altro, altro
dettaglio sulla vicenda, il sottoscritto, nel
primo pomeriggio di martedì 23 novembre, ha
anche telefonato al presidente Santagata per
fargli delle domande sul caso
“Palladino-Simeone” (non dal telefono del
giornale, ma da quello di casa sua). E il
telefonino squillava, squillava, squillava….ma
non rispondeva nessuno.
Infine Santagata, nella sua precisazione, non ci
ha ancora spiegato in maniera esplicita perché
sono stati messi in campo due giocatori
squalificati. Io ho elencato delle ipotesi,
Santagata non ne ha abbracciata ufficialmente
nessuna, ha preferito gettare un po’ di fango su
di me (fango che non mi ha per niente sfiorato,
ci vuole ben altro!) limitandosi a dire che la
sua società ha agito in buonafede (nessuno, tra
l’altro, ha mai affermato il contrario, sono
state solo ventilate delle ipotesi).
Provo a tradurre il senso del suo intervento
(traduzione che, a questo punto, va presa con le
pinze): Santagata voleva, per caso, dire che è
stata commessa un’ingenuità da parte della
società? E l’ingenuità non fa parte di una di
quelle ipotesi da me elencate? Se il presidente
pensa che io abbia avuto, ho o avrò dei
pregiudizi nei confronti della sua società, si
sbaglia ed, anzi, vuol dire che viaggia lui sul
binario della malafede perché sa benissimo che è
vero il contrario. Da parte mia non c’è e non
c’è mai stato alcun pregiudizio. Se avessi avuto
davvero dei pregiudizi, non avrei mai messo in
evidenza i tanti aspetti positivi del Torrecuso
Cerreto (“Esperienza e gioventù”: le armi in più
del Cerreto”, pubblicato mercoledì 13 ottobre,
fu il titolo di uno di quegli articoli).
Quindi non facciamo chiacchiericcio spicciolo da
bar, né raccontiamoci frottole. Quelle, caro
presidente, le lascio volentieri ad altri, ai
ciarlatani del paese che inzuppano il pane
dell’odio e del risentimento persino nel piatto
dello sport (come siamo caduti in basso!). Le
lascio agli ignoranti venditori di fumo, dei
quali il nostro paese è stracolmo. Ah,
dimenticavo. Il giovane giornalista (vale a dire
il sottoscritto) vive a Cerreto da 23 anni e
conosce come le sue tasche la realtà che lo
circonda. Ed è proprio perchè la conosce così
bene, al contrario di chi si è riaffacciato,
guarda caso, solo quest’anno sui campi (ma
guarda un po’ che strana e bizzarra
coincidenza!), che ha scritto, legittimamente,
quell’articolo. Che sicuramente tutti hanno il
diritto di criticare, ma nessuno può permettersi
di demonizzare.
Giovanni Pio Marenna, giornalista pubblicista
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