COMUNICATO STAMPA
21 Settembre 2005
La condizione complessiva del lavoro in
Campania richiede con urgenza la costruzione
e l’attuazione immediata di un piano
Regionale ad hoc, che, con decisione, ma
anche con avveduta razionalità, aggredisca e
scomponga le tessere del complesso mosaico:
disoccupazione, inoccupazione, precarietà
strutturale ed ambientale, lavoro nero ecc
……..
L’approccio al problema presuppone
l’abbandono di vecchie ed inefficaci
pratiche, ispirate all’improvvisazione, alla
provvisorietà e quindi alla straordinarietà.
Il punto di partenza è la
programmazione articolata di un progetto
complesso, strategicamente connesso con lo
sviluppo.
Non ha senso intervenire solo sulle
emergenze; queste vanno attentamente
studiate, con un accertamento delle cause e
la conseguente previsione degli effetti.
L’emergenza va collegata ad una
visione prospettica, in modo da evitare la
strategia capziosa dei due tempi, che si
riduce ad un tempo solo, perché il secondo
non arriverà mai.
Questa strategia progettuale consente di
dare una via di uscita al precariato
attraverso procedure attuative progressive.
La condizione dei Lavoratori Socialmente
Utili si pone all’attenzione di tutto il
sistema politico-economico, coinvolgendo il
governo nazionale e le autonomie locali.
Le liste con i nomi non bastano e
non danno una visione giusta del fenomeno:
occorre fare un’analisi attenta delle
professionalità dei singoli, ad evitare che
nelle lunghe liste figurino accomunate nello
stesso alveo forze professionali diverse sia
per settori di specializzazione che per
avanzamento culturale.
Queste professionalità hanno
diritto ad un forte segnale di fiducia;
tutte le risorse disponibili vanno investite
in un progetto serio di formazione e
di
riqualificazione, nella prospettiva di una
stabilizzazione che ponga fine ad una
cronica condizione di disagio.
A tal proposito ricordo con certo
disappunto che un numero cospicuo di
lavoratori ha portato a termine una prima
fase dei corsi di qualificazione attivati
quando ministro del lavoro era Clemente
Mastella; la seconda fase, pure programmata,
è di là da venire.
Sollecitarne l’attuazione è un
dovere istituzionale di tutti.
In questo scenario, è evidente che
la situazione più problematica riguarda la
città di Napoli e la sua provincia, dove il
fenomeno della disoccupazione assume aspetti
drammatici ed attraversa in modo orizzontale
un po’ tutto il sistema sociale.
Sembra giusto che vadano
concentrate qui le risorse adeguate.
Occorre, tuttavia, studiare e mettere in
atto, nella fase di ripartizione delle
risorse, parametri di riferimento più
sicuri, che derivino da una analisi attenta
dei bisogni e di quei fattori particolari,
che costituiscono l’indicatore variabile da
provincia a provincia, da territorio a
territorio.
La provincia di Benevento conta 172
LSU; il numero in sé non può rappresentare
l’unico riferimento per la ripartizione
delle risorse.
E’ importante tener conto della
qualità della domanda, della vocazione
professionale della persone, del tessuto
socio-economico e dei sistemi territoriali.
In una prospettiva di
qualificazione professionale occorre dare
spazio all’Istruzione ed alla Formazione
Tecnica Superiore, semplificando le
procedure di accreditamento agli Istituti di
Istruzione Superiore, che sono sicuramente
più funzionali ad un progetto di continuità
e di perfezionamento delle conoscenze e
delle competenze necessarie, per una
spendibilità anche in ambito europeo del
titolo acquisito nello studio curriculare.
Napoli, lì
21.09.05
Dr. Fernando
Errico
Consigliere
della Regione Campania