Pascale "muzzone" - 30-10-04 - Riccardo Affinito

 

 

                                                                    “Pascale muzzone”

 

Parlandovi “ ‘e zi’ Ntuniella ‘a zingara”, consideravo come alcuni antichi mestieri stanno pian piano scomparendo, lasciando dentro coloro che hanno avuto la fortuna di viverli, piacevoli ricordi ma anche un profondo senso di vuoto.

 

Uno dei più suggestivi di questi mestieri, “ Il banditore “, ci ha definitivamente lasciati, entrando a far parte del tempo che fu.

 

Il banditore telesino per antonomasia si chiamava Mastrogiacomo Pasquale, abitava “ mmiezo all’acqua fetente”, ed era soprannominato “ Pascale muzzone” a causa della sua statura:

 

- Era talmente curto ca pè saglì ncopp’’a bicicletta, aveva azzeccà primma ‘a bicicletta vicino   ‘o   marciappiede, e po’ saglieva d’’a parte d’’o maciappiede.

 

Per esercitare questa incredibile professione, oltre alla bicicletta adeguata alla sua statura ( era corta pure ‘a bicicletta), adoperava una trombetta monocorde, con la quale richiamava l’attenzione degli abitanti, prima di fare gli annunci pubblicitari.

 

Lungo il percorso, aveva dei punti prefissati: qui scendeva dalla bicicletta e divulgava i suoi messaggi. Uno di questi punti era situato tra il negozio di alimentari di mio padre ed il panificio di mio zio Gigino, che a quei tempi rappresentava, in pratica, il centro commerciale di Telese.

 

Quasi tutti i giorni, alla fine della mattinata, usciva per annunciare le rimanenza, in particolare del pesce:

 

-         Perepè, perepè, perepè, gente sentite,

-         so’ avanzate cefale, secce e merluzze,

-         facite ampressa, ca si nun currite,

-         quanno arrivate ce truvate sulo ‘a puzza!

 

-         Perepè, perepè, perepè, sentite gente,

-         femmene, uommene, viecchie e guagliune,

-         stammatina mmiezo all’acqua fetente,

-         so’ arrivate ‘e cerase ‘e Matalune!

 

Spesso accadeva che Pasquale dimenticava gli annunci ed allora chiedeva soccorso a Francesco Pilla, meglio conosciuto a Telese come “ Ciccio ‘o barone “, il quale non si lasciava sfuggire l’occasione per confondergli un po’ le idee.

 

Una sera, il leggendario cinema “Arena Bagni” proiettava il film “ I miserabili “ e Pasquale ricevette, come di consueto, l’incarico di pubblicizzare l’evento; avendo dimenticato il titolo, si rivolse a “ Ciccio ‘o barone “ il quale gli suggerì che il titolo del film era “ Siete tutti miserabili”.

Pertanto l’annuncio suonava così:

 

-         Perepè, perepè, perepè,…cittadini…questa sera all’Arena Bagni grande film…Siete tutti miserabili!

 

“Che ne parlammo a fa”, vi lascio immaginare quali furono le reazioni dei telesini:

miserabile a chi?…né fetente!…sciaurato!…ecc.ecc.

 

Nunziello gli strillò:

 

-         Te putesse venì na sciorda a schizzo, quanno stanno  chiuse ‘e farmacie!

 

Il tutto, naturalmente, all’impronta dello scherzo.

 

Non saprei dire, a distanza di tanti anni, se Pasquale amasse fare quel mestiere che gli procurava, tutto sommato, più derisione che guadagni. Non saprei nemmeno dire se fosse la gente a burlarsi di lui o lui a burlarsi della gente.

 

Dal suo viso non trasparivano emozioni di sorta.Aveva sempre un atteggiamento serio e un po’ assente; quando terminava un annuncio, gli rivolgevamo sempre la stessa domanda:“ Pascà, c’he ditto?”; ma lui tirava dritto e per quello che ricordo non ci degnò mai né di una risposta né di un sorriso; dal suo sguardo fiero e compunto trapelava, in fondo in fondo, un certo imbarazzo.

 

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Desidero ringraziare Margherita Orfitelli per i suoi lusinghieri commenti sul mio lavoro ed indirizzarle, da queste pagine,  un affettuoso saluto:

 

Ciao Margherita e…grazie!