Nicola Rubbo - 01-03-03 - Riccardo Affinito

 

 

Nicola Rubbo, di professione muratore, ha vissuto a Telese, “ncopp’ ‘a Seneta”, fino alla metà degli anni 50 e si trasferì poi, con tutta la sua famiglia, in un’altra provincia.

 

Quello che ricordo di lui e voglio raccontarvi, è che il 31 dicembre di ogni anno, giorno di S.Silvestro, aveva la consuetudine di sfilare per il paese con  un grosso ramo di albero addobbato con nastri, fili argentati e fiocchi vari in modo da farlo diventare una specie di albero di Natale portatile.

 

Insieme ai suoi figli e qualche altro amico, si armavano di fisarmonica, triccabballacche, caccavella, scetavaiasse e putipù e andavano in giro cantando una specie di novena natalizia, seguiti da un codazzo di “scugnizzi” festanti tra i quali, naturalmente, anche il sottoscritto.

 

Facevano tappa nei negozi e dopo aver recitato dei versi beneauguranti all’indirizzo di chi li ospitava, con l’accompagnamento degli anzidetti strumenti, cantavano una filastrocca di circostanza.

 

La cosa si svolgeva più o meno così:

 

“ Allaudammo a chesta famiglia e tutt’e suje abitante,

che a Maronna ‘e facesse stà bbuono a tutte quante.

E chi vo’ male a chesta casa,

addà schiattà primma ca trase”.

 

E partiva la musica.

 

Capodanno songo io,

e mandato son da Dio,

e con lo zù, zù,

e con lo zù, zù,

nuje cantammo al buon Gesù.

 

Il buon Gesù ch’è nato,

alla capanna,

che puozze fa nu figlie,

re di Spagna.

 

E doppo Pasca vene,

vene Natale,

che puozze fa nu figlie,

Generale.

 

Si nun è Ggenerale,

fosse tenente,

e mo’ dacce nu bello,

cumplimento.

 

Quindi la rappresentazione terminava con un obolo a favore della causa.

 

Qualche anno fa (parecchi), insieme a Giovannino e Ntuniuccio, con l’ausilio di Mario Grillo che ci procurò in quattro e quattr’ otto l’albero di Natale portatile, tentammo una riedizione di questa singolare rappresentazione (vedi foto).

 

 

La cosa riscosse molto successo ma, siccome questa manifestazione, ahinoi!, cade in periodo natalizio, come potete immaginare, la feccenda finì a “frulle-pazze, tricche-tracche e castagnole mmiez’ ‘e cosce, na’ specie ‘e bumbardamento a tappeto”.

 

Non mi risulta che qualche altro abbia mai tentato di fare una cosa del genere

e, non è detto che un giorno non la rifacciamo; Mario, Giovannino e Ntuniuccio sono avvertiti!