Don Nicola “‘a tavuletta” - 09-12-04 - Riccardo Affinito

 

 

Personaggio molto singolare, Don Nicola abitava nelle proprietà di Don Antonio Di Meola, del quale era parente, e che aiutava nei lavori di falegnameria;  fu per questa circostanza  che si guadagnò il soprannome di “Don Nicola ‘a tavuletta”.

 

Alto e allampanato, era una persona allegra e gioviale, sempre pronta a “sfottere ‘a mazzarella”, e nello stesso tempo preparato a ricevere ogni tipo di “sfottò”.

 

Un’altra sua occupazione abituale, era quella di suonare la campanella di inizio della messa nella vecchia Chiesa. Dopodiché si andava a sedere su uno scanno situato a fianco dell’altare; in tal modo dalla platea lo vedevamo sempre di profilo e potevamo ammirare il suo naso “luongo cchiù ‘e diece centimetre”.

 

Ma soprattutto “ Don Nicola ‘a tavuletta era n’artista d’’a pernacchia e d’’a pereta artificiale”.

 

Aveva un  repertorio pressoché illimitato: “ faceva perete ch’’e ddenocchie;

c’’a mano mmocca, faceva pernacchie ‘e tutte manere: longhe, corte, fine, massiccie, col vibrato, ad intermittenza, c’’o fisco finale, in “do” maggiore, in “do” minore e in “fa” diesis.

 

Ma la sua specialità, per la quale passerà ai posteri, era “ ‘a pereta c’’a mano sott’’a scella: certe tronele ca facevano spavento,” un vero e proprio fuoco d’artificio.

 

Altra sua caratteristica, è che era un fumatore incallito, “ se fumava stu munno e chill’ato”. E fu questa sua attidudine a renderlo protagonista di uno dei più simpatici aneddoti della nostra città, anche se  la storia successivamente diventò una barzelletta.

 

Si racconta che un giorno entrò nel “ Sale e Tabacchi “, gestito da due signori che si chiamavono Don Michele e Don Achille. Quel giorno al banco c’era Don Achille e, tra i due, si svolse un dialogo che suonava pressappoco così:

 

Don Achille: “‘A bellezza ‘e Don Nicola, che vi posso servire?”

 

Don Nicola: “Buon giorno Donn’Achì, vulesse tre sicarrie!”

 

Don Achille:  “Tengo ‘o mazzo ‘a diece sano sano…. Pigliateve tutt’’o mazzo!”

 

Don Nicola: “Nonsignore, ne voglio sulo tre!”

 

Don Achille: “E va bene, accontentiamo a Don Nicola. Prende il pacchetto dei sigari e

                       guardando Don Nicola fisso negli occhi, lo apre, ne prende tre e    

                       porgendoglieli gli dice: avete visto, pè ve fa cuntento, v’aggia scassato ‘o

                       mazzo!!”

 

Don Nicola: “Grazzie assaje! Ed esce alquanto perplesso. Più ripensava a quest’ultima

                      frase,  e cchiù ‘a facenna nun lle sunava, finché decise di ritornare indietro.

 

Don Achille: “ Don Nicò, e vvuje state ccà n’ata vota?

 

Don Nicola: “Donn’Achì, ‘a verità vulesse n’ati dduje sicarrie, però m’avesseva fa na

                      cortesia….m’avessiva piglià ‘a dint’’a chillu mazzo scassato ca tenite!!

 

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Questo episodio è accaduto più o meno mezzo secolo fa. Evidentemente per rimettere insieme pezzi di  storie così vecchie, ricorro spesso alla collaborazione di altri telesini.

Nella circostanza, mi sono avvalso della collaborazione di Mario Grillo, di sua moglie Paola Ceniccola e di “ Ciccio ‘o barone”, ai quali indirizzo, insieme ai miei saluti, i più vivi ringraziamenti.