Zi’  Ntuniella  ‘a  zingara. - 02-02-03 - Riccardo Affinito

 

 

 Zi’  Ntuniella  ‘a  zingara.

 

 

Ricostruendo la storia della squadra di calcio degli anni 60, mi è tornato alla mente questo personaggio che era parte integrante della grande scenografia che accompagnava le partite casalinghe dell’U.S. Telese Terme.

 

Si chiamava Antonietta De Rosa e, come si capisce dal cognome, era di origini zingaresche; conviveva con Luigi Martino che, per assimilazione, era denominato “zi’ Luigi ‘o zingaro”.

 

Abitavano in quella casa, ora mezza diroccata, che  si trova tra il palazzaccio e la BNL, “areto ‘e binari”; infatti a quel tempo Telese era attraversata da una linea ferroviaria che partendo dalla sottostazione  arrivava fino a “ncopp’’e bagni”, sulla quale transitava un treno che, per il ruolo che svolgeva, era denominato

“ ’o bagnante ”.

 

Zi’ Luigi, uomo di media statura con grandi baffi, faceva il venditore ambulante di gelati che produceva lui stesso nella sua abitazione, e che poi distribuiva adoperando  un triciclo opportunamente attrezzato:

 

- a crema e cioccolato, gelatiiii!!

 

Un mestiere di una bellezza incredibile, apprezzato molto da noi ragazzi, che a quel richiamo,  sempre lo stesso,  ci riversavamo in strada e  facevamo una specie di assalto alla diligenza.

 

Zi’ Ntuniella svolgeva diverse professioni, a cominciare da quella più legata alle sue origini: la cartomante.

In casa aveva i famosi tarocchi che leggeva con grande maestria  predicendo il futuro:

 

-         dovete ammaniare denaro!;

-         truvarraje nu marito, bello, sano e culurito!;

-         c’è qualcuno che prega per te!.

 

Con l’arrivo della bella stagione, si metteva con un banchetto sul marciapiede davanti alla sua abitazione e vendeva gingilli di stoffa che confezionava lei stessa, tipo sedioline, divani, tavolini ecc., adoperando nastri di stoffa, di rafia e fili di ferro.

 

Quando si entrava nella stagione più calda, comprava delle  stecche di ghiaccio presso una fabbrica  in Via Starace , ora Via Caio Ponzio Telesino, e  integrava la sua attività vendendo granite al limone, all’orzata e all’amarena che confezionava utilizzando un apposito arnese denominato “ ‘a rattajaccio”.

 

Tuttavia la sua attività prevalente era quella di venditrice “ ‘e cicere e semmente”.

Nelle partite casalinghe del Telese, la sua era una presenza storica che si incastrava alla perfezione con tutto il resto del corollario e le sue espressioni appartengono ormai alla tradizione  del nostro bel paese:

 

-         ‘o spasso, accattateve ‘o spasso;

-         i’ venno cicere e semmente, chi nun s’accatta è fràceto e fetente;

-         accattateve allesse, ca chi s’’e magna, nun è fesso.

 

Eppure c’è una vicenda umana molto triste che riguarda la vita di questa bella persona.

 

Zi’ Ntuniella e zi’ Luigi avevano un figlio che viveva in Venezuela e quando zi’ Luigi morì, il figlio Rocco  rimpatriò per assistere la sua mamma ormai anziana e malferma.

 

Ma  a volte il destino disattende i desideri degli esseri umani cosicché accadde che poco dopo il suo rientro a Telese, Rocco morì e la mamma, che ormai era quasi giunta alla fine dei suoi giorni, dopo un’ esistenza tutt’altro che facile, dovette affrontare la prova più drammatica della sua vita: seppellire il suo unico figlio.

 

Non molto tempo dopo se ne andò anche lei e con lei si persero per sempre alcuni mestieri ed alcune immagini di una Telese che ormai non c’è più e che continua ad esistere solo nella memoria di quelli che, come me, hanno mangiato “ ‘e gelati “ e zi’ Luigi  e ‘e granite ‘e zi’ Ntuniella”.

 

A volte d’estate, mentre sono in spiaggia spaparanzato al sole, vedo passare alcuni giovanotti che con un festoso carretto vendono granite (da queste parti si chiamano

“ grattachecca ”), ed immancabilmente il pensiero vola a Telese in un pomeriggio “ ‘e staggione “ di tanti anni fa e mi vedo festante insieme ai miei amici a sorseggiare una bella granita al limone confezionata “ ‘a zi’ Ntuniella ‘a zingara “.

 

Ed immancabilmente mi viene un po’ di tristezza.